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22 giu 2014

Maturità

di Luciano Caveri

Sono passati troppi anni dalla "mia" Maturità per ricordare quali fossero i titoli e quale "traccia", come si dice oggi, scelsi all'epoca. Ricordo benissimo, invece, il luogo del delitto: eravamo nei banchi sparsi nel corridoio del primo piano del Liceo "Carlo Botta" di Ivrea. Non ero particolarmente emozionato e mi pare che le cose andarono senza problemi di sorta, ma la memoria serve come contraltare alla terrificante prova scritta del giorno successivo di traduzione dal greco, che però fu un fenomeno generale per una versione sbagliata nella scelta ministeriale e questo attutì gli esiti. Quando si parla delle tracce di ieri, vorrei fare una considerazione iniziale, prima di un'occhiata più approfondita, contando che i testi esatti lì trovate scorrendo i "tweet" qui vicino. Quando ho visto, non ancora nei particolari, quali fossero gli argomenti della prima prova, mi si è aperto il cuore: mi sono parsi spunti assai interessanti e "bei titoli" su cui mi sarebbe piaciuto scrivere. Poi, mentre le notizie si assestavano, persino con le foto delle proposte di tema, mi sono messo di più nei panni dello studente (non solo perché mio figlio Laurent è maturando), pensando a quel "me" che ero nel lontano - ahimè - 1978. Allora ho rettificato: si tratta di tracce molte interessanti per chi sia molto strutturato, ma per uno studente si tratta di argomenti "lacrime e sangue" ed a gran rischio per la distanza dal perimetro nozionistico, il che è bello ma non sempre è un bene. Lasciamo perdere la poesia di Salvatore Quasimodo, che confesso - per mia ignoranza - essermi sconosciuta, per cui l'ignoto meglio evitarlo, ma anche altre suggestioni erano da mozzare il respiro. Il tema sui due volti del Novecento (violenza e non violenza) ha una profondità notevole, come la comparazione fra il quadro europeo del 1914 e quello attuale. Si oscilla fra il centenario della Grande Guerra e l'integrazione europea con il rischio di non cogliere il punto. Ci sono poi le nuove responsabilità (o meglio le sfide del cambiamento del mondo o l'incalzare della modernità), ma anche la traccia sulla tecnologia pervasiva, che è quello che avrei fatto, perché il tema è di grandissima attualità in questo mondo, che muta con nuove tecnologie molto incidenti su di noi e sui nostri comportamenti. Questi titoli vengono sostanziati con brani di autori, che in buona parte conosco, mentre i ragazzi non penso che li abbiano letti e dunque rischiano, nella brevità delle citazioni, di prendere lucciole per lanterne. Vi è ancora la traccia sul "dono", tema antichissimo e complesso, che richiede, pensando anche ai dipinti citati, una competenza non da ridere. Infine l'argomento che riguarda la sfida della "ricucitura" delle città con le periferie, come da spunto dall'architetto Renzo Piano, molte distante per gli studenti valdostani dalla propria realtà. Insomma, una bella tenzone intellettuale, ma spero che si tenga conto di quanto l'asticella fosse alta da superare e forse bisognerebbe che gli esperti che scelgono abbassassero il proprio livello, pensando a chi - studente a fine ciclo - si troverà a superare la prova, oltretutto in un'occasione in cui la paura fa novanta e lo stress incombe. Ma sopravviveranno, come tutti noi, e poi ritorneranno nel tempo e con la nostalgia della giovinezza sulla "loro" Maturità, che somiglia a quei riti d'iniziazione di quanto eravamo cacciatori e raccoglitori. Resta il complesso della Maturità, che è più o meno la stessa di quella affrontata da mio papà nella seconda metà degli anni Trenta del secolo scorso, perché in fondo la scuola ha ancora molto dell'impronta della "riforma Gentile", che già allora agiva sul sistema. Non che tutto sia rimasto uguale: da studente ho visto i decreti-delegati e poi in politica ho visto i tentativi a Roma di operare riforme mai completate e ad Aosta ho vissuto, anche e proprio sulle modalità della Maturità, i tentativi di avere un nostro ordinamento scolastico. Ma siano in parte rimasti, per varie ragioni, a metà del guado e ci sono tanti passi da fare in futuro. La Maturità va riformata, ma - essendo la punta di un iceberg - partendo da una coraggiosa azione sul vecchio corpaccione di ghiaccio della scuola per evitare che anche su questo l'Italia, sperando in più spazi autonomistici anche per la scuola valdostana (immediato potrebbe essere l'agire sull'istruzione tecnico-professionale in crisi nera), rischia di perdere la sfida con gli altri Paesi europei. Anche questo ci spingerebbe verso il "girone B" dell'Unione europea.