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14 giu 2011

Un pensiero

di Luciano Caveri

Bisogna essere rispettosi della tragica morte del diciottenne (aveva già festeggiato con i suoi "coscritti" di Hône), buttatosi questa mattina sotto il treno. E' molto difficile scrivere del suicidio e della scelta di compierlo, specie in una Valle in cui i casi restano troppo elevati per le molte ragioni, anzitutto la depressione che rode l'anima e colpisce in modo cieco. Quando poi è un giovane a uccidersi, si avverte un senso di smarrimento, pensando a lui e allo strazio di chi gli voleva bene. Un suicidio ai tempi di "Facebook" - oggi ho guardato il profilo del ragazzo - è un addio composto ed assieme disperato. Colpisce che nelle lunghe ore fra quel messaggio di congedo e di scuse non ci sia stato un filo sottile di speranza che sia valso ad evitare questa morte. Come se fosse un grido di dolore e di attenzione che è rimasto in Rete - questo sterminato universo di voci che sembra non lasciar solo nessuno - e non è servito a fermare quel gesto estremo. Mi inchino al dolore.