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23 dic 2010

Cavalcare la vita

di Luciano Caveri

Ricordo, con nostalgia ragionata, le "mie" proteste studentesche della metà degli anni Settanta in parte ad Aosta e in parte ad Ivrea. Erano anni di spensierata giovinezza e di proteste pacifiche in un periodo che resta grave perché c'erano le stragi, la violenza crescente nelle piazze, il terrorismo a destra e a sinistra. Anche oggi dobbiamo avere paura di certe terribili derive, come è avvenuto con certi atti ieri al centro di Roma. All'epoca - chissà perché, detto con il senno di poi, condonando l'inconsapevolezza - c'erano nel nostro mirino i "decreti delegati" di riforma della scuola del 1974 e poi, naturalmente, erano fatti nazionali ed internazionali ad occuparci. Ricordo il rapimento di Aldo Moro e le dietrologie connesse negli anni bui del terrorismo o le vicende dell'Iran e l'Amerika (triste "k": inneggiavamo a Khomeini come "liberatore", che cretini!). Certe manifestazioni ad Aosta, come l'occupazione del Liceo, parevano atti eroici e lo stesso valeva ad Ivrea per certe lunghe e complesse assemblee. Una sorta di "palestra" di democrazia, in cui eravamo in parte marionette con fili manovrati altrove, ma che è servita anche a farci pensare e ad affrontare il brivido di esserci e di provarci, imparando a cavalcare la nostra vita.