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05 set 2010

Il segreto del critico enogastronomico

di Luciano Caveri

Sono un grande ammiratore di Edoardo Raspelli, che seguo da anni su "La Stampa" e di tanto in tanto in televisione. La sua verve di critico enogastronomico - e anche di recensore di alberghi - mi pareva piantata su radici solide. Questa sera, nel corso di un "laboratorio del gusto" della "Maison Bertolin" alla "Festa del lardo" di Arnad, ho avuto modo di conoscerlo e di capire da dove deriva quel taglio rapido ed efficace dei suoi articoli. Raspelli è stato un giovanissimo cronista nei giornali di provincia e poi si è trovato, altrettanto giovane, a lavorare a Milano come cronista di nera negli anni Settanta, seguendo le tragiche vicende del terrorismo. In parallelo ha cominciato a scrivere di ristoranti, portando quello stile di cronista che ha fatto la sua fortuna e che rende un piacere la lettura dei suoi commenti. Ormai - mi raccontava - testa circa 150 ristoranti l'anno e lo fa mangiando davvero. Per questo ha dovuto operarsi allo stomaco per contrastare gli eccessi di peso come... rischio professionale. Conosce bene la Valle, i suo prodotti e buona parte della nostra cucina e dei ristoranti che ha recensito con arguzia per gli articoli e per la sua guida. Scriverà dei fratelli Vai che ha visitato nel loro locale di Saint-Marcel, ritrovando uno chef, Paolo Vai, di cui ha seguito gli spostamenti fin dai tempi dello straordinario "Cavallo Bianco". Ricordo ancora quando festeggiai lì la mia assunzione in "Rai" nel 1980 e i miei amici carogne ordinarono vini mirabolanti e - Franco Vai me lo ricordava ancora di recente - quando mi presentarono il conto da capogiro io sbiancai e rimasi senza fiato ma con grande aplomb compilai un assegno.