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20 mag 2010

Il nuovo "patto di stabilità" e il riparto che verrà

di Luciano Caveri

Sarà bene che il sistema regionale e degli enti locali vigili sul nuovo "Patto di stabilità" che si sta definendo a Bruxelles. E' una vecchia questione divisibile in due punti. Il primo: siamo di fronte ad un atto che avviene nella cosìdetta "fasce ascendente", cioè l'insieme di azioni e di discussioni formative della volontà comunitaria cui la democrazia locale di fatto non partecipa, anche se è ingiusto che sia così, perché la ricaduta sulla finanza locale è enorme e sarebbe legittimo che al Consiglio dei Ministri europei il Ministro Giulio Tremonti fosse affiancato da un Presidente di Regione in rappresentanza di tutti. Il secondo: l'attuale "patto di stabilità", nella cosiddetta "fase discendente", è diventato una clava impiegata per dare delle gran bastonate in testa al sistema autonomistico. In Valle, dove non si crea debito pubblico, ciò ha evidenziato il paradossale "effetto tesoretto", vale a dire una cifra di centinaia di milioni di euro in continuo incremento che non possono essere spesi! Che cosa arriverà da Bruxelles è ancora fumoso dal punto di vista tecnico e normativo, ma è indubbiamente qualcosa che potrà avere effetti ancora peggiori in barba allo sbandierato "federalismo fiscale". Sarebbe interessante, a questo proposito, conoscere gli accordi in via di completamento di cui parla oggi il Ministro Roberto Calderoli - nel rimangiarsi i contenuti offensivi per le Autonomie speciali in una recente intervista su "Libero" - proprio sul "pacchetto" sul federalismo fiscale e il suo impatto per la Valle d'Aosta e il suo riparto fiscale (tutelato da norme di rango costituzionale!) su cui invece pare vigere un "top-secret".