Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
21 apr 2010

Saper guardare avanti

di Luciano Caveri

L'altro giorno sono stato due ore davanti all'immobile di Verrès che ospita i medici del paese, aspettando una paziente in coda per essere visitata. L'indomani ero io ad essere in coda al poliambulatorio di Châtillon per delle analisi. Le persone in attesa erano prevalentemente anziane e sarà sempre più così: lo dicono i dati demografici che ci confermano una vita di durata mediamente più lunga in presenza della celebre piramide rovesciata con pochi giovani e tanti anziani con la variante mica da ridere dell'incidenza dell'immigrazione che, se non sapremo regolare in qualche modo fondando un nuovo senso di cittadinanza e dando chiarezza nell'equilibrio fra diritti e doveri, sarà un tema difficilissimo. Ci pensavo scorrendo il rapporto del Comitato delle Regioni intitolato crudemente "Gestire l'impatto dell'invecchiamento della popolazione nell'Unione europea". In breve: i figli del baby-boom, compreso chi vi scrive, arriveranno in massa alla pensione fra una decina di anni e ciò capiterà più o meno quando il rapporto fra popolazione in età lavorativa e ultrasessantacinquenni (dei ragazzini rispetto al crescente numero di nonuagenari...) passerà da quattro contro uno a due contro uno! Ecco il perché di almeno due capitoli: invecchiare in buona salute, che vuol dire, ad esempio, cure sanitarie adeguate e assistenza agli anziani; accessibilità ai servizi e alle attrezzature: pensiamo ai trasporti pubblici, alla domotica, alla teleassistenza, all'istruzione per tenersi vispi. Ovvio pensare al peso che graverà sul sistema previdenziale e su quello sanitario ed è bene pensarci per tempo. Altrimenti arrancheremo rincorrendo i problemi.