July 2010

In ricordo di Chabod

Federico ChabodFederico Chabod morì nel luglio di cinquant'anni fa a Roma e la Valle d'Aosta, con un libro e con un nuovo programma televisivo (tanti ne sono stati fatti nel tempo), lo ricorda.
Morì a soli 59 anni all'apice di una straordinaria carriera universitaria e il suo insegnamento come storico formò una scuola di professori di grande importanza e a lui si devono libri di enorme caratura.
Il suo passaggio nelle vicende politiche valdostane nel dopoguerra fu importante, anche se se ne andò bruscamente per non più tornare quando dovette lasciare la carica di Presidente della Valle, di quella "circoscrizione autonoma" pre-statutaria nata dai decreti luogotenenziali del 1945.
Al suo posto divenne Presidente il suo antagonista, mio zio Séverin Caveri (poi parlamentare valdostano a Roma nel 1958 con il fratello di Chabod, Renato) le cui posizioni federaliste e autonomiste non erano coincidenti con la visione di Chabod, cui si rimproverava un'eccessiva moderatezza "filoitaliana" ed anche un'iniziale adesione al fascismo che gli servì nella carriera accademica.
Il tempo smussa gli angoli e spegne le polemiche e riporta al centro dei ricordi i "padri fondatori" dell'autonomia, che sarebbe doveroso ricordare di più.

Un coltellino alpino

Il Victorinox nella versione per computerFa sempre piacere, nel corso di una bella gita in montagna, cavare dal proprio sacco il coltellino per tagliarsi un pezzo di formaggio o una fetta di salame.
Due le opzioni principali: l'Opinel savoiardo nato nel 1890 nella vicina Maurienne o il Victorinox prodotto dal 1884 nel cantone svizzero di Schwitz.
Il primo è il coltellino del mondo agricolo, il secondo - multiuso - usato sin da subito dall'esercito svizzero. Hanno in comune l'appartenenza al mondo alpino di cui sono espressione rimasta persistente nel tempo. Victorinox ha ormai integrato la chiavetta usb!
Sono due filosofie diverse ma complementari: da ragazzino avere il multiuso in tasca è un vero piacere, mentre l'Opinel da adulto suona rassicurante come un classico.
Alla Fiera di Sant'Orso si trovano ormai artigiani che propongono piccole produzioni locali di coltellini. Per un regalino, in cambio della doverosa monetina scaramantica, è davvero l'ideale.

La festa non si ferma

Un'istantanea della Love Parade di Duisburg«Lo spettacolo deve continuare». Così devono aver pensato gli organizzatori tedeschi di quel festival techno, la "Love parade", a Duisburg, pur consci della strage causata da una ressa trasformata in dramma per quell'effetto tristemente noto causato da una folla impazzita.
Leggo che la mancata sospensione dei concerti e della serata di ballo (sballo?) di massa (per me la techno è incomprensibile nella sua ipnotica ripetitività, ma è ovviamente un fatto generazionale visto che i miei figli se la ridono della disco music...) è stata presa per evitare che si creassero proteste violente per l'interruzione della festa e un improvviso deflusso potenzialmente pericoloso.
Trovo che questa scelta sia stata la perla di un insieme incredibile di errori che mostrano come le enormi manifestazioni di massa abbiano componenti di pericolosità che non debbono mai essere sottostimate.
Le misure di sicurezza, particolarmente complesse e barocche nella legislazione italiana, sono spesso considerate una rottura di scatole, ma è solo la prevenzione ad evitare tragedie come questa.

Il destino del libro

Futuro e presente: un ebook e diversi libriAppartengo alla generazione solidamente ancorata al libro cartaceo. Il piacere di andare in una libreria e scorrere i titoli e poi prendere in mano il volume e soppesarlo sono momenti unici, così come quando si inizia a leggerlo e sono stati scritti addirittura dei libri sulla forza dell'incipit.
Altrettanto importante è il rapporto con il libraio mai sostituibile con un libro comprato sul Web: il numero uno è sempre stato lo scomparso Pino Crespi, che ricordo a Champoluc dominare con autorevolezza i locali della sua libreria, pronto a cogliere - straordinario affabulatore quale era - gusti e attese del cliente. Nel mio caso, per molti anni, prima del suo trasferimento a Courmayeur, teneva da parte i libri che sapeva avrebbero centrato le mie aspettative.
Oggi anch'io mi diletto con le novità: leggiucchio in formato elettronico alcuni classici sul mio palmare e dallo stesso ascolto, con maggior soddisfazione, degli audiolibri, specie in francese.
Gli editori sino ad oggi mi parevano restii e conservatori, ma nuove macchine - come l'iPad - stanno creando un mercato in grado di convincere anche i più scettici.
Chissà! L'altro giorno, in un angolo della casa dei miei genitori, ho ritrovato la collana di libri di Emilio Salgari che mi avevano scatenato da ragazzino il gusto della lettura, scoprendo che il mondo entra dentro di te scorrendo le pagine di un libro: non c'è ancora computer, simulazione o ricostruzione virtuale che possano farlo con altrettanta efficacia, perché la fantasia resta la fantasia.

Fiat

Una Grande Punto a MirafioriLa Valle d'Aosta ha sempre dovuto in qualche modo fare i conti con la "Fiat". C'è chi ha ricordato che la grande fabbrica automobilistica torinese pesò di certo, nel secondo dopoguerra e per l'evidente interesse per una Regione forte produttrice di energia idroelettrica, nelle vicende complesse sul destino politico della Valle. Poi, a parte le proprietà nella zona di Champdepraz di recente comprate dalla Regione, ci potrebbero essere altre storie da raccontare: dalla presenza "Fiat" in Valle d'Aosta per l'affermarsi della diffusione di massa dell'auto all'indotto automobilistico per le aziende fornitrici del gruppo, dalle vicende della "Meridian" di Verrès oggi tutta "Fiat", ai molti valdostani (penso al ruolo rilevantissimo di Lodovico Passerin d'Entrèves) che, ai diversi livelli, hanno lavorato nell'azienda e infine la pagina locale de "La Stampa", il quotidiano di famiglia, unico giornale ad occuparsi della nostra Regione con pagine dedicate.
Oggi la "Fiat" si sta muovendo con rapidità per non morire con operazioni di vario genere, che sono oggettivamente di difficile lettura. Quel che oggi colpisce di più è il nuovo "braccio di ferro" sullo stabilimento storico di "Mirafiori" a Torino, che sembra dover capitolare specie a favore di una fabbrica situata in Serbia e in parte finanziata con i soldi europei attraverso quei denari che l'Unione investe nei Paesi viciniori in lista d'attesa per l'allargamento.
Inutile dire che su questo, se l'Italia volesse, potrebbe farsi sentire dalle autorità comunitarie.
Ma credo che questa vicenda sia davvero secondaria rispetto al fondo del problema. "Fiat", di fatto, intende uscire dal contratto nazionale dei metalmeccanici e questo deve allarmare chiunque abbia un minimo di buonsenso.

Radio Bleue

Amo la radio.
Professionalmente sono nato lì e ancora oggi me ne occupo alla "Rai" per la programmazione regionale e ogni settimana curo un rubrica, come consigliere regionale, su di un circuito privato.
C'è qualcosa di magico e impagabile nel pensare che la voce ad un microfono attraversa ogni ostacolo per arrivare all'ascoltatore.
La radio è un media caldo e comunicativo e la sua forza sta anche nel suo radicamento locale.

Afghanistan

Il generale Claudio BertoCon i due militari italiani morti ieri in Afghanistan, sale a ventinove il numero delle vittime dell'Italia in questa guerra. E' bene chiamare le cose per quello che sono, evitando la foglia di fico della "missione di pace".
E' tristissimo da dire, ma è ovvio che i militari in missione sono oggi dei professionisti e come tali ben consapevoli dei rischi, compreso quello di perdere la vita in questa "guerra sporca", dove ormai da tempo tutto è sballato con l'impiego dei "kamikaze" che si uccidono nella convinzione di finire nel loro paradiso.
Ad ogni lutto mi viene da pensare ad una persona che stimo molto e che è stato comandante anche in Valle d'Aosta del "Centro Addestramento Alpino", già "Scuola Militare Alpina".
Si tratta del giovane (ha la mia età, ma è "giovane" per il grado raggiunto) generale di brigata Claudio Berto, oggi comandante della "Taurinense" ma soprattutto - giunto alla sua quarta missione in Afghanistan - impegnato nel comando del "Regional Command West" in quattro delicatissime province afghane.
Le guerre combattute in zona montana, ormai triste routine nel mondo, hanno dimostrato il valore delle truppe alpine, smentendo tutti quei generaloni fessi che negli anni Novanta agognavano la scomparsa degli alpini.

Berlusconi "caccia" Fini

Gianfranco Fini con Silvio BerlusconiIl carisma così viene definito dallo "Zanichelli": "prestigio personale derivante da innate capacità di comando, da forza di persuasione: un leader politico dotato di carisma".
La novità di questi ultimi anni è stata la nascita dei "partiti carismatici" (e una parziale trasformazione in questo senso di alcuni di quelli esistenti), che impediscono l'esistenza di forme di pluralismo e di reale democrazia interna.
Il Capo, in assoluta similitudine con le logiche delle dittature, tutto decide e tutto può e questa logica lega i destini di un partito a quelli di una sola persona. Un vero e proprio azzardo, perché se il leader "si brucia" sparisce il partito.
Per cui la "cacciata" di Gianfranco Fini (pretendendo persino le dimissioni dalla Presidenza della Camera!) e dei suoi parlamentari nel Popolo della Libertà non stupisce e anzi è una naturale conseguenza "dell'uomo solo al comando", come avviene nel PdL.
Fini ha perso per strada molti dei suoi "colonnelli", forse erano solo caporali...

Opzione zero

Una classica festa dove si bevono alcoliciUna modifica al Codice della strada, in vigore da poche ore, suona - in tema di alcool - particolarmente draconiana: fra i 18 e i 21 anni niente di niente, quando ci si mette alla guida. Immagino le comitive di coscritti valorizzare il "guidatore astemio"...
Avendo sempre scritto in termini severi su questo argomento, nessuno mi potrà mai rimproverare di lassismo, ma l'opzione zero è diseducativa. Un consumo ragionevole di alcool è normale e rientra nelle nostre tradizioni culturali e si sa che ogni proibizionismo porta da ragazzi al gusto della trasgressione.
Vedremo cosa capiterà: stupisce come il legislatore risulti sul Codice della strada ondivago e talvolta capriccioso e anche inutilmente severo. Penso al famoso sequestro e vendita all'asta del mezzo per chi "beccato" con una certa percentuale di alcool nel sangue al test, che è mio avviso misura eccessiva e incostituzionale, visto che quanto previsto (multa, sospensione della patente, analisi, eccetera) è già all'insegna della giusta durezza.
Non a caso su certe sanzioni la legge è stata un pochino affievolita da modifiche entrate anch'esse in vigore.

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