July 2010

Che furbi, i furbi...

Un esempio di furbo ad AostaI "furbi" prosperano a detrimento di chi si comporta correttamente e rispetta le regole e naturalmente l'aspetto grave sta nel fatto che pensino davvero di essere furbi.
L'altro giorno, in coda per un impressionante "bouchon" di auto di vacanzieri al traforo del Monte Bianco, lato Chamonix, mi sono sopportato chi, senza rispettare la coda, tentava improbabili sorpassi in barba a coloro che, in modo ligio, aspettavano il loro turno.
Nell'ultimo volo aereo mi sono sorbito i soliti che hanno cercato, dovendo fare il check in, di "tagliare" la coda e saltare chi attendeva senza nessuna utilità, visto che lo stesso aereo parte per tutti alla stessa ora.
"Furbo" è chi occupa la sdraio in spiaggia nella classica "guerra da club", lasciandoci sopra un oggetto che fa da segnaposto tipo una pinna, un giornale, un libro e si appalesa ore ed ore dopo.
"Furbo" è chi entra nel wi-fi del vicino di casa per navigare in Internet o si posteggia nei posti riservati ai disabili in auto, invocando che «non ce n'erano in giro»...
Scriveva Giuseppe Prezzolini: "l'Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all'ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l'italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l'esempio e la dottrina corrente – che non si trova nei libri – insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l'ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un'altra occasione".

"Magic Italy", la vendetta

Le Dolomiti sul secondo video Magic ItalyEro fuori Valle, quando un amico mi ha mandato un sms che diceva più o meno così: la Michela Brambilla annuncia che anche le montagne valdostane sono in una nuova edizione dello spot televisivo di Silvio Berlusconi. Come dire che la critica era stata stoppata dalla Ministra del Turismo e bastava pazientare...
La verità è un'altra: nella nuova versione dello spot c'è un'immagine iniziale delle Dolomiti solo perché già qualche giorno prima che la questione emergesse in Valle d'Aosta a Trento e Bolzano si erano levate le voci scandalizzate degli operatori turistici per questo oscuramento delle Alpi e, dal loro punto di vista, delle "loro" montagne.
Per cui - sarò malizioso ma sono pronto a scommetterci sopra - in tutta fretta qualcuno ha rimontato lo spot e chissà che lo stesso non potrà avvenire tra qualche giorno con immagini delle "nostre" montagne.
Talvolta è peggio il "tacon del buso"... Così come l'impiego - a titolo gratuito, ha incredibilmente precisato la Brambilla! - della voce di Berlusconi ha sortito delle versioni grottesche e mordaci dello spot che avranno ancora più successo dello spot originale su YouTube.

Canna di sicurezza

Sul traforo del Monte Bianco ho scritto così tanto da poter lastricare il tunnel. La mia posizione è nota: sono contrario al raddoppio del traforo stradale.
E' vero che il traffico dei Tir, a differenza di quel che pensavano gli studiosi di trasporti internazionali, è nettamente diminuito e non solo per l'incidenza della crisi, ma un raddoppio sarebbe comunque in contrasto con la politica europea di spostamento delle merci dai camion alla ferrovia e non si capirebbe l'asse ferroviario Torino-Lione e la sua utilità.

Il "caso francese"

Disordini a GrenobleLa radio via Web ci ha finalmente sdoganato dalla difficoltà di ascolto delle radio francesi (una volta ascoltabili la sera fra mille disturbi in onde medie) e lo stesso vale per la lettura dei principali quotidiani d'oltralpe, che via posta arrivavano in Valle con ritardi assurdi.
Seguo in questi modo l'evolversi dell'interessante vicenda di un quartiere di Grenoble, dove alcune bande di giovani hanno reagito con violenza all'uccisione di un ragazzo gitano che aveva tentato una rapina in un casinò.
Perché interessante? Perché, pur con tutte le differenze fra noi e questa grande città dell'Isère, il "modello francese" rispetto all'immigrazione va studiato e approfondito per evitare che in Valle si compiano errori che poi porterebbero alla nascita di situazioni violente ed esplosive.
Il fenomeno dell'immigrazione può essere sempre meglio regolamentato, ma ho l'impressione che non sia proseguita quell'attività di ricerca e di comprensione che avevo intrapreso per avere un modello d'integrazione che evitasse di trovarsi con brutte sorprese.
Il dirigismo francese ha creato ghetti e zone degradate, creando sacche di giovani che formano bande sempre più pericolose, ma è altrettanto rischioso lo spontaneismo di comunità che si organizzano da sole senza indicazioni e regole condivise per evitare isolamento e autoreferenziabilità. Il contrario dell'integrazione nel rispetto della cultura di ciascuno, compresa la nostra.

SOS frescura

Bisogna bere tanta acqua in questa estateQuesto caldo, che da noi è rimasto tale e quale in barba alle notizie - pura banalizzazione - di un calo della temperatura, è francamente esasperante. Capisco che, pensando al giugno freddino e al freddo che verrà, va fatto il pieno di calore: ma tra massime e umidità credo che "abbiamo dato" e ora sarei per un pochino di frescura.
Mi dicono due cose: il luglio 2010, se va avanti così, si batte come il luglio più caldo sulle Alpi da quando abbiamo i dati; questo caldo, scaldando impietosamente i larghi muri delle vecchie case, stronca la teoria della vivibilità delle abitazioni datate.
Per ora resisto alla tentazione dell'aria condizionata a casa, ma in ufficio me la godo senza sensi di colpa e senza pensare ai menagramo che profetizzano tremendi "colpi della strega".
Lo zero termico ci domina quasi dalla vetta del Monte Bianco e il pieno di neve invernale è destinato a liquefarsi: epoca di estremizzazioni, che ci tocca sopportare.

Quelle stragi che riemergono dal passato

Il vandalismo sul monumento a Giovanni Falcone e Paolo BorsellinoAl di là di dichiarazioni o smentite sull'esattezza delle espressioni impiegate, è evidente che l'audizione di ieri alla "Commissione antimafia" dei vertici della Procura di Caltanissetta ha aspetti davvero clamorosi. Si tratta di capire se e come gli omicidi in Sicilia dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, avvenuti a cavallo fra la primavera e l'estate del 1992, facciano parte di un disegno più vasto in cui la scoperta di legami fra mafia e politica risulterebbero persino essere la causa di quelle stragi.
Da mesi, come uno stillicidio, si parla di quanto saranno clamorose queste rivelazioni e ora il tempo è venuto per capire di che cosa si tratti e sarebbe bene che non si tergiversasse più a fronte di notizie sui giornali che si prestano a mille strumentalizzazioni.
Ero alla Camera dei deputati quando quelle stragi segnarono profondamente quei mesi di fine del sistema della prima Repubblica, soprattutto a causa delle vicende di Tangentopoli. Non nascondo di come, riandando con la memoria a quel tempo, già allora il clima in Parlamento era pieno di boatos su retroscena più o meno grandi e rischi esistenti per la democrazia per quell'antica voglia golpistica che periodicamente è riemersa nel secondo dopoguerra.
Ora è indispensabile sapere.

La rabbia della multinazionale

Il logo di Mac BünOgni volta che leggo di nuovi esercizi che si fregiano del label "Saveurs du Val d'Aoste", sono fiero dell'invenzione di questo marchio con una leggina e un percorso di cui sono stato autore a beneficio della valorizzazione del patrimonio tradizionale enogastronomico e artigianale-artistico.
Ci pensavo l'altro giorno a Rivoli, dove sono andato a testare quel locale di cui tanto si è parlato un anno fa, quando venne aperto. Si tratta di "Mac Bün", "davvero buono" in piemontese, un'hamburgeria che ha fatto infuriare "McDonald's", perché venne presentata come un fast food con prodotti locali tracciabili e genuini da due allevatori locali che volevano proporre al consumatore le "loro" carni di razza piemontese. Alla fine le due lettere "ac" sono state censurate per attenuare le cause scatenate dal colosso multinazionale.
I prodotti, rigorosamente con nomi piemontesi (il cheesburger si chiama... "tuma" e le polpettine... "macbale") sono ottimi, comprese le patatine (da patate prodotte a due passi) per nulla unte e il pane fragrante.
Insomma un'idea brillante e che ha riscosso un grande successo.
Potrebbe essere uno spunto nel tentativo che da anni prosegue per l'affermazione della carne bovina valdostana perseguitata da tanti pregiudizi.

Benvenuto, Presidente

Dmitrij Medvedev sugli sciLa notizia che il Presidente della Federazione Russa, Dmitrij Anatol'evič Medvedev, verrà in Valle d’Aosta in vacanza conforta chi, come chi vi scrive, ha sempre creduto nel mercato russo e a suo tempo ebbi un’ottima impressione della potenzialità crescente in una memorabile visita a Mosca (sfiancato dalle vodke nei brindisi benaugurali, davvero obbligatori) e i dati lo hanno nel tempo confermato.
Chissà come mai il Presidente ha scelto Breuil-Cervinia, che pure è la località più nota della nostra Regione in Russia. Amici, conoscenti, lui stesso prima di giungere ai vertici? Forse lo scopriremo nei prossimi giorni.
Chi lo incontrerà – il primo appello è al mio amico Corrado Neyroz dello splendido "Hermitage" – gli dica che il russo più famoso che venne in Valle d’Aosta fu nel 1857 Leone Tolstoj, amatissimo classico con il suo "Guerra e Pace". Girovagò per la Valle per alcuni giorni: aveva 29 anni e dalla Valle del Lys si spostò verso Saint-Vincent (attraverso prima il Col Ranzola e poi il Col de Joux) per poi passare ad Aosta (dove visitò i monumenti romani) e via verso il Colle del Gran San Bernardo, tenendo un diario di quella visita. Da quelle annotazioni – lo dico scherzosamente – il dispiacere di essere… andato in bianco (compresa una cameriera a cui a Gressoney aveva allungato cinque franchi, ma che non si presentò in camera da letto).
Anche i grandi romanzieri russi avevano le loro umanissime debolezze.

Una leggina per il rafting

Un momento di rafting in DoraChissà che fine ha fatto quel disegno di legge sul rafting e attività affini su cui avevo lavorato con gli addetti del settore quando ero assessore al turismo nel mix di responsabilità - che pareva una fotografia di questa attività - su sport e trasporti.
Mi ero convinto che la chiave per legiferare fosse la competenza regionale sul trasporto fluviale e la regolamentazione mi pareva necessaria perché l'attività era in crescita e una qual certa pericolosità - e l'arrivo massiccio di gruppi organizzati di francesi - necessitavano di poche ma chiare regole di comportamento, figure professionali adatte, standard di sicurezza e titoli per esercitare l'attività, resi certi dalla legge per evitare che "scappandoci il morto" ci si accorgesse delle carenze legislative.
Poi lasciai l'assessorato e non so in quale cassetto sia finita la proposta, cui ho ripensato ieri con l'incidente a lieto fine sulla Dora, che dimostra la necessità che il legislatore regionale se ne occupi non essendo certo sufficienti i pochi riferimenti rinvenibili nella legislazione vigente e neppure le norme derivanti da autodisciplina o dalle federazioni sportive.

Incredibile

Alcuni cartelli in tedesco sulle montagne altoatesineMi scrivono alcuni amici frequentatori del sito sul perché non mi sia ancora espresso sulla decisione governativa di imporre una data e minacciare un intervento sostitutivo sui cartelli monolingui, in lingua tedesca, posti sui sentieri in Alto Adige-SudTirol dall'Alpenverein.
Ovviamente è una decisione demenziale, sapendo che lo stesso presidente della Provincia autonoma di Bolzano, il mio amico Luis Durnwalder, ha già espresso la volontà di trovare una soluzione ragionevole, laddove esista un reale possibilità di avere nelle due versioni linguistiche l'indicazione della meta (come la parola "rifugio") o, laddove ci sia, un toponimo bilingue.
Naturalmente siamo di fronte al rischio del ridicolo ben sapendo che molte traduzioni in italiano vennero fatte ad orecchio e con puro disprezzo della realtà locale.
Chi ha voglia vada a vedersi l'intervento pronunciato dall'allora presidente del Consiglio Alcide De Gasperi (vorrebbero farlo santo...) alla Costituente il mattino del 30 gennaio 1948, quando chiese, durante il voto del nostro Statuto, di prevedere la bilinguità nella denominazione dei Comuni valdostani. Nel pomeriggio dello stesso giorno, il relatore del nostro Statuto, il sardo Emilio Lussu, straordinario autonomista, osservò che sarebbe stato duro affiancare al toponimo tradizionale di "La Thuile" la versione italiana che era "Porta Littoria"...

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