March 2010

Caleidoscopio 23 marzo

Giorgio Sabolo con Giuliano Razzoli al Col de Joux"Caleidoscopio" prosegue il proprio cammino, nella logica "di varia umanità", che la caratterizza, ogni martedì, ormai dal settembre scorso.
I giornalisti francofoni in Valle d'Aosta e il loro rapporto con i colleghi di tutto il mondo dell'associazione internazionale: questo l'argomento approfondito con Hélène Landi, che racconterà dell'attività in Valle e della curiosità rispetto alla Valle dei giornalisti francofoni.
Segue il racconto della stagione invernale in una stazione minore, quale il Col de Joux, con il maestro di sci e imprenditore Giorgio Sabolo, che mostra lo spazio esistente per località a misura d'uomo.
Apriamo poi, come anticipo dell'estate che verrà, una finestra sulle Alte vie della Valle d'Aosta (la 1 e la 2), di recente definite su di un nuovo percorso ad anello nella descrizione, anche attraverso una nuova pubblicazione, di Massimo Martini.
Un libro e un disco di Christian Diémoz è dedicato a "Vétan", un libro di Lalla Romano, la grande scrittrice cuneese che tanto amava la Valle d'Aosta.
Vi aspetto sulle frequenze di "Radio1" nello spazio di "Rai Vd'A", che inizia poco dopo le 12.30.

Dentro e fuori

Quando ho scelto, in momenti difficili e talvolta sgradevoli sul piano personale, di restare nell'Union Valdôtaine, cui devo naturalmente ruoli importanti e possibilità straordinarie nella mia carriera politica, l'ho fatto nella certezza che le battaglie politiche vanno combattute all'interno, superando la spiacevole sensazione di sentirsi male a casa propria.
Ho aderito da giovane all'Union nel solco di una solida tradizione familiare e questa appartenenza mi ha sempre trattenuto da scelte drastiche di rottura.
Ritengo ancora oggi prevalente la necessità di restare uniti, ma ciò deve avvenire nel rispetto delle diverse personalità e delle differenti idee che convivono in un "partito di raccolta" in cui identità e territorialità sopravanzano la logica meramente ideologica.

Acque

Bottiglie d'acquaNella mia infanzia, l'acqua in bottiglia era una rarità da ristorante. Appariva in tavola a casa in circostanze straordinarie ed era la "Sanpellegrino".
Mia nonna, invece, metteva a tavola l'acqua con la "Frizzina" (o, se ricordo bene, l'"Idrolitina") che gassava e salava leggermente. Per il resto: acqua del rubinetto e conoscevo, girando in bicicletta per Verrès e dintorni, ogni fontana e fontanella, distinguendo alla fine l'acqua che mi piaceva di più, smentendo la balla dell'acqua insapore.
Oggi, invece, le bottiglie sono la realtà, prevalentemente in plastica e di vari formati e talvolta con provenienze distanti che non ci impressionano, perché siamo vittime della pubblicità, essendo i budget di certe campagne delle acque colossali e ricaricati ovviamente sulle bottiglie che sono costosissime. Carichi come dei somari, usciamo dagli ipermercati ed è il peso della diffidenza verso l'"acqua del sindaco", che nel caso valdostano passa attraverso una paranoia collettiva verso il calcare, immaginandoci tutti afflitti da calcoli di vario genere nel caso di consumo dell'acqua potabile.
Sono comportamenti - lo dico a me stesso - facilmente modificabili.

Un esercito europeo

Il principe Alberto II di Monaco durante il forumI "Campionati mondiali militari invernali" in corso in Valle, in un curioso ma comprensibile contrappasso, sono stati aperti da una serie di riflessioni sulla pace in parte nel solco del cinismo romano «si vis pacem para bellum» ("se vuoi la pace prepara la guerra" cit. Cicerone).
Basta scorrere l'elenco "Lista dei Conflitti in corso" su www.guerrenelmondo.it per capire quanto le guerre, esplicite o nascoste sotto la cenere, restino una tragica realtà in molte zone del pianeta.
Quel che personalmente mi colpisce è il livello ancora bassissimo di reale integrazione delle forze armate fra i Paesi dell'Unione europea, pensando invece che un vero "esercito europeo" farebbe fare passi da gigante al processo d'integrazione.
Evoco in una pillola la storia della "Ced", la "Comunità europea di difesa", affossata - in una serie di vicende concitate - il 30 agosto 1954 dall'Assemblea Nazionale francese. La proposta era nata dalla necessità di far fronte alla minaccia comunista che con il blocco di Berlino e il colpo di stato in Cecoslovacchia aveva mostrato il suo vero volto.
Da allora si è fatto pochino, come mostra il silenzio del "Trattato di Lisbona" sul tema e il ruolo crescente della "Nato" con cui fare i conti.
Chi è federalista non può che dolersene. 

Primavera

Mario Rigoni Stern«Ogni volta che arriva la primavera io "sento" la terra e m'innamoro. E' bellissimo: è la terra che si risveglia, che fa crescere i fiori e se ne sente l'odore e vi giuro che ogni volta mi viene voglia di raccontarlo. L'aria cambia e cambia anche il movimento da dove viene l'aria: è sempre un rinascere».

Mario Rigoni Stern

Banalizzare il "ti amo"

Un ti amo gigantesco allo stadioAll'epoca in cui ho avuto (sarebbe forse meglio usare il passato remoto...) la mia "educazione sentimentale", cioè gli elementi fondamentali nei rapporti con le ragazze, la mappatura - frutto dell'evoluzione culturale dei miei tempi - prevedeva un cammino linguistico, di cui non avevo consapevolezza semantica, del genere, in crescendo: il generico «mi piaci», il consueto «ti voglio bene» e il raro «ti amo».
Leggo come l'etimologia di "amare" sia discussa e complessa e la pista indoeuropea, prima del latino, sembra ormai scalzata dall'etrusco. Chissà!
Spiace che questo termine così antico venga oggi svilito da un uso, di cui la televisione è amplificatore, che prevede un uso banalizzato del "ti amo", adoperato per non solo per i legami più stretti, ma anche per parenti e amici.
Una scelta che mostra una sorta di decadenza nella lingua, che toglie per l'impoverimento lessicale ogni utile sfumatura a vantaggio di un italiano standard ridotto a poche centinaia di parole. Con la novità, direi clamorosa, di un sacco di gente, proprio nella già citata televisione, che parla così male da non consentire neppure la comprensione!
Pare che questo esotismo, come la "donna baffuta" nei circhi di una volta, sia molto apprezzato.

Il Consiglio di Stato conferma Comboé

Un escursione al ComboéConfesso che mi era molto dispiaciuta la severa sentenza del "Tribunale amministrativo regionale" della Valle d'Aosta sulla strada verso Comboé, decisa per collegare l'alpeggio di proprietà comunale con il fondovalle.
A me la delibera, cassata in primo grado, pareva fatta seriamente e consideravo una macchia di cui dolermi che la mia Giunta fosse stata smentita dai giudici amministrativi.
Ho appena finito di legge le quattordici pagine di sentenza del "Consiglio di Stato" (severa questa volta con il "Tar", considerando le censure in parte inammissibili e in parte infondate, in sostanza insussistenti), che ribalta il giudizio di primo grado, mettendo non solo la parola "fine" alla vicenda e a tante strumentalizzazioni, ma segnalando come i diversi soggetti pubblici avessero operato con la necessaria correttezza in vista di una decisione politica che, come tutte le scelte, è naturale che possa piacere o dispiacere. Ma il diritto è altra cosa.
Certo è che l'analisi delle carte effettuate fa dire ai giudici del Consiglio di Stato che sarebbe stata ben peggio, "non solo per esigenze di contenimento dei costi, ma anche per soddisfare le effettive esigenze dei mandriani", l'alternativa - supportata dagli ambientalisti - della monorataia al posto del sentiero carrabile.
Una bella bacchettata!

I dolori del povero juventino

Il simbolo della JuventusTifo per la Juventus: anche se ormai - e non certo per il periodo nero della squadra - seguo distrattamente  il calcio, di cui all'età delle "figurine Panini" conoscevo invece vita, morte e miracoli.
Non so perché mi sono disamorato. Direi che  mi pare un ambiente insincero e roso da interessi che rendono sempre più grigio questo sport che tanto mi ha fatto battere il cuore. Oltretutto i problemi di indebitamento dellle squadre prima o poi faranno scoppiare la bolla speculativa e già oggi il gap tra grandi e piccole società fa impressione. 
Quando, di striscio, ho avuto a che fare, nell'ultimo anno dei ritiro juventino in Valle, con la coppia Giraudo - Moggi confesso che rimasi colpito negativamente e ciò ha aumentato la presa di distanza e così certi scandali non mi hanno colto impreparato, compresa l'umiliazione della retrocessione forzata.
Dopo aver vissuto tempi di grande soddisfazione con la squadra del cuore sempre al vertice, ormai la situazione si è fatta davvero difficile, quasi incredibile pensano al palmarès della Juve.
I miei cugini interisti, dopo aver digerito tutto il digeribile, si godono ormai la situazione rosea, mentre i bianconeri - me compreso - arrancano.

Quella "scomunica" nei ricordi

Don Camillo e Peppone, alias Fernandel e Gino CerviUno degli elementi di maggior tensione con il mondo musulmano - tante volte ne abbiamo discusso anche in Valle - sta nel rischio che gli imam, nella loro predicazione, si occupino di politica, facendo prevalere quella logica d'integralismo religioso che nega quel principio sacrosanto di divisione fra "chiese" (o si potrebbe dire "confessioni religiose" come da articolo 8 della Costituzione) e Stato. Questo perché i nostri principi democratici rifuggono la logica "teocratica", che concerne parte dell'Islam e che da "Zanichelli" vuol dire: "sistema di governo in cui l'autorità politica, vista come emanante da Dio, è esercitata dal potere religioso (una casta sacerdotale o un monarca con caratteristiche di divinità)".
Ecco perché sono stupito che la Conferenza episcopale italiana dia, nella sostanza, indicazioni di voto pesanti ed esplicite - vera "scelta di campo" - con comunicati ufficiali e prolusioni, prendendo di fatto partito.
Nessuno nega a nessun cittadino italiano, vescovi compresi, di esprimersi sul quadro politico (e non scomodo il pur significativo "non possumus" di Pio IX), ma se ci esprime non a titolo personale per la Chiesa italiana una certa cautela sarebbe preferibile perché in Italia i cattolici tradizionalmente attraversano gli schieramenti.
Ce lo potrebbero raccontare gli "unionisti scomunicati" dal vescovo Maturino Blanchet, perché alleati con i comunisti alla fine degli anni Cinquanta.
Ciò credo rimanga nel Dna.

Computer per gli over...

Un nonno al computerHo una simpatica vicina di casa "over 60" che ha fatto un corso di informatica per imparare ad usare il computer: lo scopo era quello di navigare in Internet, principalmente per utilizzare "Skype" per telefonare al figlio che vive nelle Filippine, ma direi che oggi usa di più la posta elettronica e naturalmente "naviga" con soddisfazione.
Il caso evoca la volontà, direi giustissima, del Governo regionale - mi pare per gli "over 65" - di svolgere una campagna di acquisizione di un computer, della connessione e della necessaria alfabetizzazione sulla scia della dotazione ai giovanissimi nell'ambito del "Computer in famiglia".
Già all'epoca, quando nacque l'iniziativa, pensai ai "vecchietti" (lo dico affettuosamente, sapendo che - se ci arrivo - sarà una tappa anche per me e per altro oggi ogni incarico importante viene dato in Valle ai sessantenni e settantenni) perché oggi il rischio di esclusione colpisce di più coloro che, per ragioni generazionali, sono sempre alla rincorsa delle nuove tecnologie legate al computer.
Tuttavia segnalerei alcune accortezze: mentre per i ragazzi andava bene una logica di e-learning, cioè di formazione on-line, ciò non va bene per gli over 65 che andrebbero indirizzati ad una formazione frontale, cioè con un insegnante in cattedra. Aggiungerei la questione del computer da scegliere, sapendo che ci sono prodotti appositamente studiati a misura delle persone più anziane per la loro facilità d'uso: sarebbe simpatica l'idea di immaginare la possibilità che l'over 65 segnali l'esistenza di un "tutor", magari un nipote, che contribuisca a rendere la strumentazione e le procedure amichevoli.

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