Conosco l'obiezione: «Ma come fai a lamentarti di "Cva" - azienda elettrica regionale - se proprio hai dato la Presidenza della società ad Augusto Rollandin, ai tempi non confermato al Senato?».
Vero! Chi è causa del suo mal... Ma è anche vero che "il troppo stroppia", come sta avvenendo a "CvA" fra "assunzioni facili", turbine cinesi dubbie, prestiti intra-societari strani ("Casinò") e via di questo passo.
Chi dirige tutto questo? Chi controlla la controllata? Chi controlla i controllori?
Con un'interrogazione e una mozione ho posto alcuni problemi in Consiglio Valle, che sono "scoppiati" proprio dopo il ritorno del Presidente Rollandin in Regione e ne discuteremo a breve in Commissione.
Sarà una voce nel deserto, ma è bene farla sentire. Certo, al consigliere spetta un'attività ispettiva solo politica e non di altro genere, tuttavia preoccuparsi è salutare per tutti.
Buon ascolto.
Ho seguito per anni, prima in Italia e poi in Europa, i destini della professione di maestro di sci in ossequio, come base di partenza, a quella competenza primaria che il nostro Statuto d'autonomia prevede alla lettera "u" dell'articolo 2 della nostra "Costituzione regionale" in materia di "ordinamento delle guide, scuole di sci e dei portatori alpini".
Argomento sempre caldo nei rapporti con Roma, oggi come in passato, per il desiderio da sempre esistente dal centro di rosicchiarci poteri e competenze. Chi è curioso su certi antefatti storici vada sul sito della Corte Costituzionale a leggersi la sentenza numero 13 del 17 marzo del 1961, a conferma che la difesa dell'autonomia speciale ha caratterizzato tutti i decenni che ci precedono sin dai primi atti del 1945 dell'autonomia contemporanea. Un'autonomia dinamica, fatta di alti e bassi, che obbliga a tenere la barra dritta contro ogni tentativo di invadere i confini del nostro particolare ordinamento giuridico.
Roma oggi tenta, spesso a vanvera, di giocare a questa "logica invasiva", come di recente avvenuto con la decisione - che spiego nel mio intervento in Consiglio qui sotto - di impugnare una legge regionale appunto sui maestri di sci.
Si tratta di un esempio emblematico della complessità di porre la nostra legislazione regionale in rapporto alla normativa comunitaria e a quella nazionale. Un esercizio di equilibrismo cui non si può venir meno per non darla vinta a chi vorrebbe che capitolassimo dalle nostre prerogative, accettando di trasformare la nostra specialità in una fotocopiatrice di normative scritte altrove.
A questa prospettiva, cui hanno ceduto anche certi autonomisti, io non credo che si dovrà mai cedere.
"@ARollandin: In attesa di risposte sui trasporti chiediamo a Roma la riattivazione dei buoni benzina". Con questo "tweet" del 22 febbraio - a poche ore dalle elezioni - il presidente della Regione, Augusto Rollandin, sganciò l'arma letale in vista delle elezioni. Come solleticare i valdostani prima del voto se non sbandierando i "buoni carburante"?
Ci sarebbe da ridere, se non si dovesse tenere conto del fatto che il presidente è certo un esponente di partito, ma ha un ruolo istituzionale che dovrebbe farlo volare alto e non pensare di colpire l'eventuale credulità popolare, specie in un periodo in cui la crisi economica fa rimpiangere i "buoni" come non mai.
Qui sotto propongo la registrazione del "botta e risposta", che dimostra che nessuna novità vera ci fosse sul dossier. Un dossier delicato che il Governo Rollandin dal 2008 in poi ha seguito con manifesto disinteresse sino alla soppressione "unilaterale", nel senso che abbiamo abrogato noi le norme locali della legge nazionale del 1949, quando al limite si doveva fare il contrario.
Avevo ragione sulla "sparata" dunque nel mio "tweet" di allora: "Prima delle elezioni politiche viene fatta risuscitare una questione sepolta, malgrado le sollecitazioni e ora oplà!".
Ascoltate e constaterete che ero stato buon profeta di un fuoco d'artificio. Lo dico con tristezza perché speravo che nel cilindro ci fosse davvero un coniglio...
Pubblico un mio intervento nell'ultimo Consiglio Valle per un'interrogazione sul nuovo riparto fiscale della Valle e il suo svuotamento a causa sia del Governo Berlusconi che, peggio ancora, del Governo Monti.
La risposta fornita da Leonardo La Torre, assessore alle finanze, già Fédération Autonomiste ed oggi "Gruppo misto" e dunque assessore di sé stesso, è stata una breve nota, pure contraddittoria che esprimeva soddisfazione per la prima applicazione nel 2011 delle nuove norme, quando proprio in quell'anno l'attacco al contenuto del rinnovato ordinamento finanziario è partito dal sempiterno Giulio Tremonti.
Stupisce che un assessore non pretenda di avere una buona risposta dai suoi funzionari, ma certo per farlo deve padroneggiare la materia finanziaria, che non è facile.
Tutto parte dai decreti legislativi del 1945, nel corso della prima autonomia, e una certa debolezza nelle certezze finanziarie è presente nello Statuto del 1948 e nella lunga fase che va dal 1948 sino alla celebre legge 690 del 1981 che fissò elementi di certezza e il famoso principio del nove decimi sulle principali tasse e imposte. Importante fu poi - e la seguii di persona - quel fondo compensativo, ottenuto nel 1993, per il venir meno dell'IVA ottenuta coi TIR che sdoganavano all'Autoporto di Pollein. L'ordinamento fu poi "blindato" con il principio dell'intesa pcon norma d'attuazione nel 1994.
Nel 2009 arriva il federalismo fiscale e l'accordo conseguente che portò alla norma d'attuazione 12 del 2011 che seguii come membro della "Commissione Paritetica Stato - Valle d'Aosta".
I famosi dieci decimi (ma con la contemporanea rinuncia a crediti che la Regione aveva accumulato dallo Stato!) compensavano solo in parte i tagli progressivi, sino alla sua scomparsa nel 2017, del fondo compensativo già citato. Ma soprattutto quel che ha pesato sono l'impatto sul nuovo riparto delle manovre finanziarie con lo Stato che trattiene parte della fiscalità indebitamente (lo ha già detto la Corte Costituzionale su un decreto dell'epoca Berlusconi) e con il peggioramento delle norme cogenti derivanti dal patto di stabilità.
Ascoltando credo capirete meglio il problema!
In vita mia mi sono occupato sotto molte vesti degli impianti a fune. Sono stato presidente della "Sitib", che si occupava della piccola stazione sciistica di Brusson con uno skilift in paese (all'epoca) e gli impianti di Estoul (ai miei tempi venne costruita la lunga seggiovia). E' stata interessante come esperienza, visto che all'epoca come deputato ero più politico che amministratore: pur nel piccolo c'erano lì riassunti tutti i problemi di gestione legati al settore funiviario. La parte più promozionale l'avevo invece seguita quando mi occupavo della prima fase del "Monterosa ski" e mi trovai proprietario di una mongolfiera!
L'esperienza impiantistica crebbe non solo nell'Associazione valdostana impianti a fune - con un "maestro" di grande competenza e spessore umano come Ferruccio Fournier - ma anche nell'associazione nazionale di categoria, l'Anef, di cui son stato vice presidente, potendo a quel punto capire le di erse modellistiche alpine, appenniniche e insulari, pensando alle piste sulle pendici dell'Etna. Ma anche in veste politica seguii, nella veste di "lobbista buono", il settore prima a Roma e poi a Bruxelles, nel quadro naturalmente dei problemi della montagna e conoscendo impiantisti di provenienza di diversi Paesi europei.
Il "battesimo del fuoco" fu, in Europa, sul tema delicatissimo per la Valle e non solo degli aiuti pubblici al settore, senza i quali gli impianti chiuderebbero con un terribile effetto domino sul turismo invernale.
Già una decina di anni fa i responsabili della concorrenza europea, al tempo sotto l'occhio vigile del Commissario europeo Mario Monti (proprio lui!), seguivano in modo severo l'evoluzione del settore per vedere se ci fossero o meno distorsioni della concorrenza per gli aiuti di Stato. Eviterò di addentrarmi in una materia troppo specialistica, ma spero che l'ascolto del mio intervento in Consiglio Valle (esposizione e replica) possa risultare interessante.
Bisogna accordarsi sulla questione migranti e sul Patto di stabilità e molti altri dossier, compreso il nostro Traforo del Monte Bianco, e Matteo Salvini invita Marine Le Pen a Pontida e flirta con la destra tedesca nera come il carbone.
Ha ragione oggi sul Corriere, nella rubrica delle lettere, nel così argomentare Aldo Cazzullo: ”Se tu hai bisogno del presidente francese, e poi inviti alla tua manifestazione più importante la rivale del presidente francese, da lui battuta due volte alle due ultime elezioni, è difficile che poi il presidente francese ti dia una mano. Il concetto è talmente intuitivo da far venire il dubbio che Matteo Salvini abbia invitato a Pontida Marine Le Pen proprio per creare qualche problema a Giorgia Meloni. Neppure l’alleanza con l’estrema destra di Alternative für Deutschland rappresenta il modo migliore per cercare l’aiuto di un cancelliere socialdemocratico. Questo proprio perché in politica non esistono buoni e cattivi, ma leader che fanno gli interessi dei propri Paesi. E trovare un accordo con i principali governi europei fa parte dell’interesse nazionale italiano”.
Parole chiare e condivisibili