La Politica è una passione, ma è anche un dovere civico e non caso la libertà di associazione e il ruolo dei partiti godono di una tutela nella Costituzione. E ciò deriva come reazione alle logiche liberticide del periodo fascista da non dimenticare mai e dalla preoccupazione dei costituenti di permettere "con metodo democratico" quel diritto non comprimibile dei cittadini di associarsi liberamente.
Ci pensavo al giro di boa di "Mouv'" nel corso dell'Assemblea fondativa di sabato pomeriggio, quando ho avuto il piacere e l'onore di intervenire con un discorso di cui vi propongo l'audio.
Penso che questo incontro sia stato un momento importante e non divisivo, nella strada di una ricomposizione del mondo autonomista, che ha bisogno di momenti di confronto e di approfondimento. Bisogna esserci e non accontentarsi di delegare.
La Politica è stata una vocazione di famiglia: io la iniziai per caso, a parte certe passioni da ragazzo, a dieci anni dalla morte di Séverin Caveri, zio savant in mille materie, avvocato e giurista, scrittore e poeta. Da leader dell'Union Valdôtaine per decenni a presidente della Regione, da deputato a presidente del Consiglio. Una carriera importante per una personalità autorevole.
Una gioia esserne "erede", ma sempre con la speranza di dimostrarmi alla sua altezza, seguendo un solco tracciato fatto di serietà e di impegno, magari con la sua stessa curiosità per quanto ci sta attorno, soprattutto per le persone con i loro pregi e difetti.
Solo Aosta fra i Comuni valdostani gli ha dedicato una piazza, per il resto oblio e, per essere stato uno dei protagonisti dell'Autonomia, siamo di fronte ad un'evidente mancanza di memoria e di riconoscenza.
Sono stato uno degli oratori che lo hanno ricordato una decina di giorni fa: propongo qui il mio intervento.
Ho contribuito a far nascere e ho seguito nel tempo i fatti riguardanti "Cva - Compagnie Valdôtaine des Eaux". Ricordo la prima volta in "Finaosta" in cui parlai della questione con un funzionario, poi asceso ad alti livelli proprio in quella società, che si dimostrò - si vede che non conosceva neanche i fondamentali dell'ordinamento valdostano - del tutto ignaro della tematica acqua e idroelettrico come trattata nello Statuto Speciale. Comunque sia, l'acquisizione del patrimonio "Enel" in Valle fu una scelta giusta per la comunità valdostana e la sua centralità nell'economia valdostana è evidente.
Ora al centro della scena purtroppo ci sono anche errori compiuti su cui la Magistratura sta facendo il suo dovere. Mentre la società, sorda alle preoccupazioni serie sull'operazione, viaggia a tutto vapore verso la quotazione in Borsa.
Operazione che non demonizzo perché non è una privatizzazione, ma che appare in questa fase piena di incognite e poco discussa per com'è impostata, con alcune opacità e con un quadro giuridico che riguarda la legislazione nella triangolazione fra "Aosta - Roma - Bruxelles" poco chiaro che pesa, ad esempio sulla valutazione di "Cva", anche in prospettiva della gara per la scadenza delle centrali elettriche del 2029 (ma nel 2024 la gara dovrà essere bandita). Incide poi la data del 2047, quando scadrà per la Valle d'Aosta la proprietà di 99 anni, pur rinnovabile, delle acque, che si incrocia con la concessione - presumibilmente trentennale - delle grandi derivazioni che alimentano le centrali.
Sarebbe bene avere chiarezza, certezze e onestà di intenti nei piani di sviluppo - che come noti sembrano bozze più che certezze - per questa nostra società fiore all'occhiello, perché non appassisca e sappia davvero affrontare le trasformazioni del mercato elettrico. "Mouv'" ne ha parlato venerdì scorso in un incontro pubblico ad Aosta assai partecipato e qui propongo la registrazione del mio intervento.
Chi voglia farlo - in attesa che il mio nuovo Sito riapra qui più facilmente le discussioni - potrà scrivermi a lcaveri@gmail.com.
Per fortuna la Politica non è solo un elemento impersonale ma cammina sulle gambe delle persone che ci credono. Le idee non vivono fra le nuvole ma sono trasfuse nei progetti e nelle proposte, che hanno per fortuna personalità che sanno dare quel tocco in più che fa la differenza, specie quando sanno lasciare la loro testimonianza per chi verrà.
Per "Mouv'", che ha scelto di diventare soggetto politico e non solo più d'opinione con un nuovo Statuto che verrà presto, c'è stato, fra chi ha dato il suo apporto a questo cammino, Claudio Brédy, morto prematuramente per un incidente in montagna. Il suo è stato un percorso nel mondo autonomista maturo e consapevole, di cui non bisognerà perdere la traccia, in una Valle d'Aosta spesso smemorata nel ricordo dei suoi figli migliori.
Così l'ho ricordato ieri a Gignod, contento della presenza dei suoi familiari e di tante persone che lo ammiravano e anche di chi ha scelto "Mouv'" come scommessa per il futuro.
Lo scriveva Claudio quando diceva di sperare «in una stagione di rinascita economica, sociale e culturale che solo attraverso la partecipazione, il confronto, le idee e la rappresentanza potrà prendere corpo».
Sono intervenuto ieri al Congresso dell'Union Valdôtaine Progressiste a Brissogne. Si è trattato di lavori interessanti, che hanno centrato una serie di obiettivi e che in parte rimandano a decisioni che dovranno essere assunte.
Quanto più mi interessa è la riflessione sul futuro riguardo a temi concreti, perché l'Autonomia non è un fatto ideologico o astratto. L'autonomia significa "governarsi con le proprie leggi", ma significa anche l'insieme di diritti e doveri che spettano ad una comunità.
Un compito difficile e impegnativo che necessita di coesione e di fratellanza, ma sia chiaro che tutto ciò ha limiti e confini, di cui ho cercato di parlare nel discorso che ho fatto.
Il mese di giugno resta il mio preferito. Sarà perché indelebilmente legato alla fine della scuola e dunque a quella sorta di liberazione di cui, da studenti, si è in qualche modo inconsci per quegli spazi di libertà grazie ad estati non ripetibili da adulti per la loro impagabile durata.
Ma, per fortuna, la nostalgia funziona solo se opportunamente alimentata dalla vita corrente. Per cui giugno, per chi fa politica, è un momento salutare per mettere fuori il naso dagli uffici per evitare che si trasformino nella pericolosa “turris eburnea”.
Cesare Marchi così ne evoca origini e significato: “Còllum tùum sìcut tùrris ebùrnea, il tuo collo è come una torre d'avorio, dice alla bella Sulamita il Cantico dei cantici, attribuito a Salomone (VII, 5). S'ispirò a questo versetto Modigliani per i suoi famosi colli? Torre d'avorio è anche un attributo della Madonna nelle litanie lauretane. Nell'uso corrente indica il volontario e talora sdegnoso isolamento in cui si rinchiudono esponenti della scienza, dell'arte, della cultura, evitando i contatti con la realtà esterna, per meglio dedicarsi allo studio e alla creazione”.
In politica “torre d’avorio” ha il pessimo significato di chi si chiude a riccio e perde il contatto con la realtà e, in fondo, con i cittadini.
Quanto di peggio possa capitare.