«Vieni avanti, cretino!»
La mia generazione ha esatta contezza dell'origine di una frase scherzosa, diventata proverbiale in certi dialoghi ancora oggi.
Si tratta di «Vieni avanti, cretino». Come dimenticare - nella vecchia televisione in bianco e nero - Walter Chiari e Carlo Campanini nell'imitazione dei fratelli De Rege. Lo schema è quello solito e ripetitivo nelle scenette: Campanini fa la "spalla" e chiama in scena il comico protagonista principale con il già citato «Vieni avanti, cretino!». E Chiari - fantastico affabulatore - recita appunto la parte del cretino con naso, baffi finti, e bombetta calcata sulla testa. Il primo cerca di interloquire ma si arrabbia con l'altro balbettante e biascicante.
Capita nelle ultime vicende politiche in Valle d'Aosta di assistere a scene del genere: il cretino di turno sui "social" commenta - tirando in ballo me o "Mouv'" - certe scelte sulle politiche di queste ore.
Naturalmente sa poco e sentenzia.
C'è da stupirsi? No, leggendo nome e cognome di certi polemisti si trovano diverse categorie.
Il voltagabbana che ha già passato tutto l'arco costituzionale ed ha trascorsi lavorativi senza arte né parte. C'è il fedelissimo di partito, che si sente come il cecchino in guerra, pronto a sparare su chiunque si muova fuori dal solco predeterminato. C'è l'ideologico, che viaggia per slogan e a quelli si attiene come un somaro legato alla catena.
C'è da preoccuparsi? Direi proprio che non è il caso. Il cervello è uno strano strumento e c'e chi lo usa e chi no e chi lo piega a 90 gradi, come si fa con altri organi del corpo umano.
Resta il rimpianto di mancanza di dialogo e di una politica che diventa miserrima. L'usa e getta di questi tempi cupi fa occupare spazi a personaggi risibili che si aggirano per il Web per il loro quarto d'ora di gloria, ma questa gloria non arriva mai.
La vita da gregari e da lecchini è ben grama, sempre nelle retrovie e tocca starnazzare per farsi notare. Nella speranza che qualcuno dall'alto tiri un osso da rosicchiare.
Buon appetito!
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