Tra violenza e democrazia

Mai comprensione per i violenti.
Questa deve essere una convinzione di partenza contro i giovani, che arrivano da alcuni centri sociali di area anarco-insurrezionalista e da organizzazioni dell'estrema sinistra "antagonista", che ormai periodicamente escono da cortei civili e spaccano tutto in una vera e propria guerriglia con le forze di polizia.
Non ci possono essere distinguo o indulgenze a destra come a sinistra.
Ricordo, come una memoria lontana ma ben presente nel suo significato politico, il dibattito sui giornali negli anni Settanta.

Quando verso i "compagni che sbagliano" esisteva un'indulgenza che era talvolta una vera e propria cecità fino a negare che ci fossero frange "rivoluzionarie" che furono, invece e purtroppo, il terreno di coltura delle famigerate "Brigate Rosse". Oggi, tra l'altro, molti degli estremisti di allora, che sfiorarono il rischio terrorismo, hanno ruoli importanti nella nostra società e dunque devono essere i primi, avendo giocato con il fuoco, ad essere impegnati contro rischi di minimizzare certe vicende di cronaca nera, che nulla hanno a che fare con la politica.
Sono per natura sospettoso, invece, di una certa logica, che sembra farsi strada in queste ore, delle "leggi straordinarie". Già a Roma se i violenti fossero stati fermati in tempo, essendo un'infima minoranza, non avrebbe potuto fare i danni che hanno fatto e esibirsi in favor di telecamera con il massimo raggiunto dal fesso che lanciava in estintore a volto coperto e poi ha avvicinato, sorridendo, i giornalisti convinto di farla franca.
Tutto c'è bisogno in questa fase storica, ma non di certo della violenza.
Che gli animi siano esacerbati dalla crisi economica e dalle sue conseguenze sociali è sotto gli occhi di tutti. Ed è qualche cosa che va al di là del reale: penso alla sfiducia crescente e virulenta contro "tutta" la politica senza troppi distinguo. Segno evidente di un fallimento della politica in cui diventa difficile fare l'elenco di buoni e cattivi, in cui è meglio la strada perigliosa della generalizzazione.
Questa considerazione è, non lo dico per difendere una "casta" – come la si chiama – indifendibile, perché certe vicende sono foriere di brutte storie. Riformare è necessario, cambiare utile, riflettere importante, ma alternative alla democrazia rappresentativa personalmente non ne conosco.

Commenti

Onda emotiva...

riprendo quanto scritto... un post più in là. Sono stato accusato di non capire il motivo dell'uso della forza usata a Roma e dai "NoTav". Chiedo contezza dei motivi, ma niente di serio.
La forza, la violenza generano altra forza e violenza.
Anche i "NoTav", che hanno delle sacrosante ragioni, hanno perso peso mediatico e sociale perché degli imbecilli hanno fatto male a chi non ne poteva nulla.
La politica, quasi trasversalmente, vorrebbe le leggi speciali che null'altro porterebbero se non altra tensione: prendete i delinquenti che compiono i singoli atti. Appaludo alla rete che ha dato modo di farne identificare qualcuno.
In fondo noi siamo un popolo ghiandolare, che si emoziona e produce pensieri raffazzonati ad hoc, alle volte ad personam (la bellezza del latino, altro che lingua morta!).
Per quanto riguarda gli "indignatos" spero che rimangano un movimento che vuole scuotere gli eletti a proposito di una piccolissima situazione di crisi che sta girovagando per il globo. Ad altri, istituzionalmente, spetta la cura: altrimenti vadano a casa.

Sempre più, resto...

attonito da quanto chi governa questo Paese dimostri superficialità nella lettura del suo passato. L'innocenza dell'Italia è finita con piazza Fontana (e nessuno - men che meno quella destra in cui lui, da uomo in divisa d'antan, si riconosceva - ricorda il commissario Pasquale Juliano), ha visto altri chiodi piantati nel sarcofago con il treno "Italicus" e la stazione di Bologna (e i recenti rinvii a giudizio per il secondo episodio offrono già sulla carta ottime garanzie di non offrire le risposte che i parenti delle vittime ancora attendono) e si è arenata dalle parti di Genova, in occasione del "G8" del 2001 (e tutti, stampa compresa, invocano una verità processuale, fingendo di dimenticare che non sempre essa coincide con quella dei fatti e che esiste una componente politica di quegli accadimenti che un dibattimento giudiziario mai porterà a galla). Le risposte dei governi di volta in volta investiti da questi fatti sono sempre state, nella migliore delle ipotesi, miopi, fatte - da un canto - di indagini in cui ritornano con ricorrenza inquietante personaggi appartenenti ad aree borderline o con una tessera della "P2" in tasca (da Junio Valerio Borghese a Flavio Carboni, passando per Stefano Delle Chiaie) e - dall'altro - di leggi speciali efficaci soprattutto nell'aggravare la situazione, con episodi come quello di Giorgiana Masi. Al di là del dibattito sull'eversione nera e sulla "strategia della tensione" (che richiederebbe molto più spazio di quello concesso dal blog di Luciano), sarebbe importante che un Ministro, specialmente se degli Interni, avesse l'onestà intellettuale di mettere assieme tutti i pezzi del puzzle e di concludere che lo scenario vissuto a Roma sabato 15 è completamente nuovo e quindi richiede una cura nuova, non certo una carta carbone sgualcita per riproporre rimedi di dubbia efficacia e dall'origine incerta. Onestà intellettuale che dovrebbe essere consigliata non tanto da una posizione politica, quanto dalla delicatezza del momento. Peccato, però, che questo non accada (e che di tutti i fatti fin qui citati non si faccia parola nelle scuole italiane, con i libri di scuola media che dedicano le ultime due pagine del terzo anno, momento conclusivo degli studi dell'obbligo, al fascismo), per cui non resta che rifugiarsi nelle parole, quelle sì sempiterne e d'avanguardia, di chi, come Pier Paolo Pasolini, aveva dedicato nella sua poesia "Il Pci ai giovani" pensieri (in grado di valergli più di un detrattore nel Partito) ai Poliziotti impegnati nel mantenimento dell'ordine pubblico. Parole che, se accostate alle immagini di sabato, non perdono nulla della loro forza.
Parole scritte nel 1968.

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