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21 ott 2020

Scurati torna su Mussolini

di Luciano Caveri

Avevo riassunto in queste pagine, consigliandone la lettura, il romanzo storico di rara profondità scritto per la Bompiani da Antonio Scurati "M. Il figlio del secolo". Una storia straordinaria per la lucidità del racconto, che spazza via certa scrittura polverosa degli eventi storici, nel farci vivere la parabola ascendente (1919-1925) del Duce, uomo baciato dalla fortuna e dagli eventi nella sua ascesa verso la dittatura. Con crudezza nella descrizione si parte da questo disperato che sale i gradini del potere per una serie di combinazioni e le note storiche accompagnano il lettore nei diversi passaggi della sua vita piuttosto grama fino ai fasti degli anni Venti con l'incredibile compagnia di giro che lo affiancò a tour de rôle dagli esordi fino alla morte di Giacomo Matteotti ed all'affossamento della democrazia parlamentare.

Scurati ora torna con il secondo volume "L'uomo della Provvidenza", che racconta in modo vivido - attraverso il periodo fra il 1925 e il 1932 - l'affermarsi del Duce e la sua scelta sicura di un pugno di ferro, che spazza via ogni tentativo odierno di descrivere un fascismo "buono" e di contrapporre al dittatore "grande costruttore" un mondo attorno a lui meschino e profittatore cui imputare la costruzione di un sistema totalitario e il suo fallimento. Mentre il libro dimostra che il fascismo "era" Benito Mussolini, le sue manie, il suo protagonismo, la sua sessualità smaniosa, la sua corte dei miracoli e la meschinità del suo sistema spionistico per nemici e amici. Ha scritto Pierluigi Battista su "La Repubblica" del libro: «Scurati racconta, insieme alla figura letteralmente scandagliata sin nelle profondità delle tempeste intestinali di Mussolini, con maleodorante contorno di "ipersecrezioni acide", vomiti "verdognoli" e "ulcere duodenali" protagonisti, comprimari, comparse e coristi del primo, compiuto, vittorioso esperimento di irreggimentazione di massa del XX secolo ("la nazionalizzazione delle masse", come l'ha definita George L. Mosse) in cui non vennero fascistizzati solo lo Stato, le istituzioni, gli apparati, l'esercito, la Corona e pure, grazie alla pace siglata con i Patti Lateranensi, il mondo cattolico, ma anche gli italiani uno per uno, le singole persone (non esistono individui al di fuori dello Stato, dice la dottrina totalitaria), le donne, gli uomini, il lavoro, il dopolavoro, la maternità, l'infanzia, la cultura». E più avanti: «Racconta la pavida impotenza del re, che assisteva silente e passivo alla fine dello Stato italiano integralmente riassorbito, con una combinazione potentissima di forza e di consenso, nella fascistizzazione totale della vita pubblica. Racconta l'inaudita violenza degli squadristi irriducibili che nel 1925 a Firenze si abbandonarono a un'orgia omicida massacrando gli ultimi oppositori, non immaginando che Mussolini, mentre stava perfezionando gli ultimi dettagli della formazione del regime, si sarebbe liberato della zavorra degli energumeni da ricondurre all'ordine. Racconta dello straordinario impulso alla modernizzazione che il Duce volle imprimere per diventare padrone dell'Italia con un programma impressionante di opere pubbliche, acquedotti, ponti, impianti elettrici, edifici pubblici, scuole, strade, linee ferroviarie, opere idrauliche che cambieranno il volto del Paese, migliorandolo, bonificandolo, contribuendo prepotentemente così al mito, così difficile da comprendere dall'antifascismo, di un'Italia fascista da rimpiangere sul piano della modernizzazione e del progresso». Le pagine sulla politica coloniale feroce e grottesca sono impagabili, così come la descrizione degli scandali del sottobosco del regime e lo stesso vale per le lotte intestine fra gerarchi con dossier montati ad arte e l'uso delle intercettazioni telefoniche a tappeto. E' un mussolinismo in ascesa che inizia però a scricchiolare e a mostrare il suo volto più feroce. Il prossimo libro ci darà conto della fine del Duce e dell'ulteriore incarognirsi della dittatura con la guerra, le leggi razziali e la sua morte mentre cercava di fuggire con codardia verso la Svizzera. Leggano questi libri i nostalgici, più o meno neofascisti, che oggi esaltano Mussolini e le sue gesta, perlopiù ignoranti che balbettano una visione apologetica di un uomo condannato, senza attenuanti, dalla Storia.