Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
02 lug 2020

La nostra Dora Baltea

di Luciano Caveri

E' la nostra "Moon River", fatte le debite proporzioni. Noi passiamo e lei, la Doire Baltée o Dora Baltea, resta, mentre passano generazioni e generazioni, seguendo i cambiamenti che le imponiamo. Non a caso la geografa e glaciologa Vittoria Maria Cerutti scrisse tanti anni fa un libro fondamentale per conoscere la Valle, chiamato "Le Pays de la Doire et son peuple", spiegando in molte parti quanto questo fiume, abbia segnato il nostro territorio e la popolazione che l'ha abitata, dopo lo scioglimento dei ghiacciai quando iniziò il popolamento in territorio prima ostili. Per altro i suoi torrenti affluenti segnano le diverse vallate a loro volta: riceve a destra il contributo delle acque che scendono dalla regione del Piccolo San Bernardo - Rutor, poi di quelle dei gruppi montuosi culminanti nel Gran Paradiso. Sulla sinistra affluiscono i torrenti provenienti dal Gran San Bernardo e quelli alimentati dai ghiacciai dei gruppi del Cervino e del Rosa.

Ricordo in più come la Dora Baltea con i suoi 160 chilometri e con un bacino di 4.322 chilometri quadrati sia il fiume maggiore delle Alpi occidentali, nascendo - ed è quasi simbolico per la Valle d'Aosta - dalle falde del massiccio del Monte Bianco (Dora di Veny e Dora di Ferret) per poi attraversare - ricevuti i contributi già citati - il Canavese nell'anfiteatro morenico d'Ivrea e affluendo nel Po, da sinistra, a valle di Chivasso. Da bambino mi faceva impazzire la leggenda dei Salassi che, come i minatori d'oro del Far West, trovavano l'oro nel nostro fiume e chiedevo a mio papà di comprarmi un setaccio per trovare le pepite. Sempre mio papà mi raccontava delle paludi, nella zona dove oggi sorge l'aeroporto, dove andavano a pescare, quando il bambino era lui, i gamberi d'acqua dolce. Oggi, rispetto al passato, come mostra la toponomastica tipo Les Îles, è irregimentata e fonte di ricchezza con l'energia elettrica che producono le sue acque, un tempo forza motrice per i mulini e risorsa, oggi come allora, per l'irrigazione dovunque passi il suo corso. Oggi - io l'ho fatto ieri - turisti scendono in gommone le sue rapide con il rafting. Consiglio tra l'altro di farla questa esperienza di scendere fra i flutti della Dora, perché si ha - io l'ho fatto con il rafting di Aymavilles - una visuale originale ed anche emozionante della Valle. Vedere il Castello di Sarriod de La Tour di Saint-Pierre dal lato a precipizio sulla Dora è emozionante (come lo è quel tratto turbinoso del fiume), così come osservare il successivo Castello di Sarre, dove invece uno sbarramento crea una zona di acque placide. La sua forza idraulica può essere distruttrice, come durante l'alluvione di vent'anni fa o la sua portata può diventare così secca da obbligare, per irrorare le risaie del vercellese, ad aprire le paratie della diga di Place Moulin per salvare laggiù il raccolto, com'è capitato in alcuni anni (fui stupito di ricevere da presidente della Valle una richiesta per sbloccare il salvifico flusso). Chi è cresciuto a due passi dalla Dora, come me, ne conosce la stagionalità che la fa mutare di colore, ha giocato e pescato sulle sue sponde, oggi la costeggia in certe zone in bicicletta. Ho anche avuto, da studente, la possibilità di studiare sul lungo Dora a Ivrea, che Giosuè Carducci nella poesia "Piemonte" (che pare essere stata scritta nel 1890 a Ceresole Reale nel 1890) così descriveva «Ivrea la bella che le rossi torri specchia sognando a la cerulea Dora nel largo seno, fósca intorno è l'ombra di re Arduino». Mentre Alessandro Manzoni nella sua 1821, scritta di corsa quando pensava che i piemontesi avrebbero liberato il Lombardo-Veneto dagli austriaci dopo i moti piemontesi, parla di «gemina Dora» perché segnala come la Dora Baltea e Riparia siamo gemelle, perché hanno in comune lo stesso nome. Perché Dora Baltea? Deriva dal latino "Dura Bautia" o "Duria Bautica": il fiume era così chiamato in età medievale dal nome latino ("Bautex") del suo affluente Buthier. Mentre il termine o meglio l'idronimo "Dora" risale alla radice preindoeuropea "dura, duria", diffusa in Europa e sta per corso d'acqua. Storia antica ed in parte ancora misteriosa proprio attorno alle discusse radici celtiche. Piano piano si capirà di più.