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15 gen 2020

Il fascino delle grotte

di Luciano Caveri

Oggi faccio come quelli che costringevano un tempo gli amici a tragiche serate di proiezione delle diapositive delle loro vacanze, sostituite ormai dal compulsivo pubblicare foto in presa diretta dei propri viaggi per far vedere dove si è e che cosa si fa. Parto da distante. Un filmaker collaboratore di "RaiVd'A", Frank Vanzetti, è uno speleologo e dunque appassionato delle profondità sotterranee. Mi ha raccontato certe sue avventure (ad esempio in Messico, ne La Cueva del Rio la Venta, con itinerari fatti di scoperte vere e proprie) e lo ha fatto anche con documentari avvincenti, che hanno riguardato il territorio valdostano solo per le miniere, vista la scarsità di grotte naturali dove insinuarsi. Personalmente mai farei esperienze estreme come le sue, però questa storia delle grotte (le caverne sono altra cosa, perché hanno scarso sviluppo in lunghezza in rapporto all'ampiezza) resta affascinante per un'atavica curiosità da soddisfare e per retaggi antichi che chissà dove abbiamo come scolpiti.

L'estate scorsa, in tutta comodità, ho visitato il complesso di grotte di Bétharram, vicino a Lourdes, caso di scuola di uno sfruttamento iniziato a cavallo fra Ottocento e Novecento con ampia illuminazione e sentieri comodi nei tratti a piedi, con un breve spostamento in barca e persino uscita in trenino dopo un'ora e mezza di esplorazione. E' il complesso di grotte più grande di Francia e uno dei più grandi d'Europa, che si estende su cinque piani per un dislivello di ottanta metri davvero spettacolare, anche se molto - come dire? - turistico e commerciale. Molto diverso e più avventuroso l'ho provato in passato e anche di recente proprio in Messico, senza le incognite vissute nelle viscere della terra da Frank. Mi riferisco ai "cenotes" messicani (nome storpiato dai conquistadores rispetto a "dzonot" nella lingua Maya) con un'esperienza sportiva e culturale, visto che questi grotte sotterranee che celano laghi di acqua dolce (ce ne sono anche di secchi perché prosciugati e altri ormai a cielo aperto, invasi dalla foresta, per i crolli) erano sacri ai Maya, che avevano un complicato sistema religioso che valorizzava cielo, terra e il mondo sotterraneo. Per capirne qualcosa di più bisogna ovviamente visitare le vestigia della civiltà Maya per ottenere un'infarinatura di queste culture autoctone assai complesse e affascinanti e piene di credenze e simbolismi disvelati nel tempo dagli studiosi. Quel che si impara è una constatazione che spesso ci sfugge: la mortalità delle civiltà umane, che in ogni Continente nei millenni sono nate, cresciute e come noi esseri umani sono destinate al declino. Un ciclo della vita su cui riflettere. Anche se i Maya nello Yucatàn ci sono ancora, hanno una forte Autonomia dentro il federalismo americano e un sistema scolastico bilingue a tutela della loro parlata. Ma torniamo al punto: le acque dei "cenotes" erano usate per irrigare i campi e alimentare gli acquedotti. Ma queste cavità erano anche i cimiteri di giovani e donne che i Maya sacrificavano alle loro divinità per ripristinare quell'ordine cosmico turbato da siccità o inondazioni. Dalla fine degli anni Ottanta i subacquei messicani hanno iniziato l'esplorazione di questi bacini, scoprendo che quei piccoli laghi in superficie, chiari e freschi, erano solo la punta emersa di un mondo sotterraneo stupefacente, frutto di processi geologici antichi. Oggi il turismo li sfrutta con regole sempre più stringenti per evitarne il degrado. Si entra da piccole cavità in superficie in costume da bagno e si seguono guide che illustrando gli ambienti, nuotando nei laghetti illuminati con torce o con impianti appositamente posizionati fra stalattiti e stalagmiti con le radici delle piante della giungla lussureggiante sovrastante si protendono verso le acque. Anche questa foresta è piena di sorprese e anche di pericoli (enfatizzati dalla guida...) fra insetti velenosi e animali feroci che creano qualche brivido durante la confortevole visita alla Tarzan, prima di scendere in quella profondità surreale ed impegnativa in certi passaggi stretti ed emozionanti a mollo nel "cenotes" come in un misterioso liquido amniotico. Colpisce laggiù la presenza di forme di vita anche in luoghi così ostili: pipistrelli che vivono negli anfratti della volta, piccoli ragni che catturano insetti che penetrano nelle grotte, pesci che si aggirano nelle acque limpide. Un mondo fatato che affascina e rientra in quelle esperienze che resteranno indelebili nella memoria.