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08 lug 2019

Se crollasse la cima del Cervino?

di Luciano Caveri

Le nevicate primaverili e certo freddo anomalo del mese di giugno erano serviti per i pochi negazionisti del cambiamento climatico per mano umana che conosco per ringalluzzirsi. Naturalmente hanno torto, perché da una parte la neve che sembrava aver rafforzato i ghiacciai si è sciolta in fretta (i rilevamenti del mio amico Luca Mercalli sul Gran Paradiso erano stati speranzosi, ma un metro e mezzo di neve si è squagliata con la calura di queste ore) e dall'altra la colonnina del mercurio è implacabile nel registrare questo aumento di temperatura che riguarda il mondo ed ovviamente le Alpi. Il materiale che dimostra quanto avviene sulle nostre montagne è vastissimo.

Avevo messo da parte un'intervista al quotidiano "Trentino" di Elisa Palazzi, fisica e analista del "CNR", docente di Fisica del clima all'Università degli studi di Torino per la sintesi del problema in poche righe: «Parlando delle Alpi, possiamo dire che articoli scientifici e studi vari attestano che l'aumento di temperatura dal 1850 ad oggi è stato tra 1°C (come la media globale) e circa 2°C, con qualche differenza da regione a regione e una variabilità stagionale. Uno studio recente ci dice per esempio che nell'ultimo secolo - secolo e mezzo, le temperature sono aumentate nelle Alpi a un tasso circa doppio rispetto alla media dell'emisfero nord. Ci sono alcune differenze su scala locale, che non cambiano il preoccupante quadro generale. Ad esempio nell'Italia nord-occidentale questo aumento si è verificato particolarmente in inverno, il che ha portato a una diminuzione della profondità e permanenza del manto nevoso e a una riduzione dei ghiacciai. Questo riscaldamento è stato tutto sommato abbastanza omogeneo su tutta la regione alpina e più accentuato dal 1980 in avanti, dove si è verificato con un rateo di 0.5 °C per decade (fonte EEA)». Ed aggiungeva: «Dal punto di vista fisico, le zone montuose subiscono in modo particolarmente accentuato il riscaldamento, per vari motivi ma principalmente per l'effetto dell'albedo. (In pratica, il bianco della neve e del ghiaccio riflette i raggi solari, riducendo la temperatura ambientale. In una condizione "normale" questo evita il loro scioglimento. L'aumento della temperatura globale causa invece lo scioglimento superficiale del ghiaccio, il che riduce l'effetto albedo e causa lo scioglimento di altro ghiaccio). Quello che possiamo aspettarci adesso è che la differenza sia determinata, oltre che dalle politiche globali, dalla capacità delle comunità delle zone montuose di reagire, adattarsi, mitigare gli effetti del cambiamento, che prendono le forme del ritiro dei ghiacciai, della formazione di laghi effimeri, fino al mutamento del ciclo idrico locale. E' evidente che nelle Alpi europee siamo più organizzati e attrezzati per reagire e tutelare gli interessi economici e la sicurezza delle persone e degli insediamenti, mentre ad esempio nelle zone himalayane, in taluni ambiti, le capacità sociali sono minori e alcune caratteristiche ambientali sono più severe. Cruciale sarà ad esempio la capacità di raccogliere l'acqua di fusione glaciale, per evitare scarsità idrica». Chissà che non ci voglia qualcosa di clamoroso e due fatti di cronaca di queste ore sono un campanello dall'allarme. Il primo viene da un'intervista su "Le Nouvelliste" ed è clamorosa: la cima del Cervino rischia di crollare. L'allarme è stato lanciato da un meteorologo di "MeteoNews", Frédéric Glassey, il quale ha spiegato che lo scioglimento del permafrost potrebbe causare un disastro senza precedenti, a causa dell'ondata di caldo che ha investito anche uno dei simboli della Svizzera e naturalmente della nostra Valle. «La temperatura sulla vetta della montagna, a 4'478 metri, è arrivata al di sopra degli zero gradi centigradi - ha illustrato lo scienziato - La parte più alta della montagna è costituita dalla "schistouille", un cumulo di rocce unito dal permafrost, il terreno perennemente ghiacciato». «Se questo si scongela, le pietre cadranno», conclude Glassey. Spiegazione semplice ma efficace e che cosa sarebbe il Cervino, una delle icone della montagna, se perdesse la propria sommità? L'altra è una cronaca più o meno uguale su tutti i giornali francesi e riguarda la vetta del Monte Bianco, dove nelle scorse ore la temperatura è salita sino ai sette gradi sopra lo zero (qualcuno afferma addirittura undici gradi!): «Quelque 150 parapentistes dont un participant en tongs et bermuda ont atterri à 4.810 mètres d'altitude ce mercredi après-midi. Ils ont décollé au-dessus de Chamonix, à Planpraz à 2.000 mètres. "En exploitant les courants ascendants on a réussi à monter jusqu'à 5.600 mètres avant de se poser sur le sommet du Mont-Blanc" explique Nicolas Plain, l'un des parapentistes. Des vols ascensionnels exceptionnels pour la saison, liés à la canicule précoce puisque les courants d'air chauds remontent. "C'est assez fou d'être là avec tous ces parapentistes" explique Nicolas Plain, "c'est à la fois magnifique et inquiétant parce qu'on se dit qu'on risque de connaître ça de plus en plus avec les dérèglements climatiques"». Tutto poi si è fermato in questo via vai di vele per una decisione così registrata dalle cronache: "Après la mort d'un parapentiste, les mairies de Chamonix et Saint-Gervais ont décidé d'interdire atterrissage des parapentes dans un rayon de 600 mètres autour du Mont-Blanc. Deux communes de Haute-Savoie ont décidé d'interdire l'atterrissage des parapentes au sommet du Mont-Blanc, après la mort d'un sportif ayant raté son décollage, rapporte vendredi "France 3 Auvergne-Rhône-Alpes". Profitant des conditions météo exceptionnelles, 150 parapentistes se sont posés mercredi au sommet du Mont-Blanc. Mais le corps d'un parapentiste français a été retrouvé du côté italien de la montagne. Il aurait raté son décollage. Les mairies de Chamonix et Saint-Gervais ont donc annoncé vendredi l'interdiction de tout atterrissage de parapente dans un rayon de 600 mètres autour du Massif, jusqu'au 30 juin. "Un accident mortel est à déplorer suite à ces nombreux atterrissages et le maire est responsable des accidents qui surviennent sur sa commune, c'est donc par mesure de sécurité que cet arrêté a été pris", indique la mairie de Chamonix-Mont-Blanc. Après le 30 juin, un arrêté préfectoral prendra le relais en interdisant les atterrissages tout l'été. Les municipalités veulent également «maintenir la protection du site classé du Mont-Blanc»". Insomma: due notizie significative, che si aggiungono alle molteplici conseguenze di questo riscaldamento sui rischi naturali, la flora, la fauna e l'insieme delle attività umane. Tutte cose che sarebbe folle sottostimare.