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03 lug 2019

Omeopatia senza riscontri

di Luciano Caveri

La notizia era già filtrata nelle scorse ore, con uno scoop del giornale "Libération": "Dérembourser ou pas l'homéopathie? La commission de la transparence de la "Haute Autorité de santé - Has" a voté mercredi pour la fin de la prise en charge. L'avis, qui sera officiellement rendu public ce vendredi matin par la présidente de l'Has, n'a rien d'une surprise: le déremboursement a été adopté par un vote à la quasi-unanimité, un seul membre s'y étant opposé. La balle est donc dans le camp de la ministre de la Santé, Agnès Buzyn, seule habilitée à prendre cette décision. «Je me tiendrai à l'avis de la Haute Autorité de santé», a-t-elle encore répété cette semaine, précisant juste qu'elle prendrait quelques jours avant de rendre sa décision. De son côté, dès jeudi, le laboratoire "Boiron", colosse du marché, a dû suspendre son cours en Bourse".

Prendo da "France Inter" la conferma: "La "Haute autorité de santé" estime que l'homéopathie ne doit plus être remboursée par la Sécurité sociale car son efficacité n'est pas prouvée. C'est du moins l'avis qu'elle vient de rendre publique vendredi. La commission de la transparence de la "Has" a mené la première évaluation scientifique française sur les médicaments homéopathiques. Elle a concerné près de 1.200 médicaments homéopathiques (1.200 souches qui peuvent avoir chacune des taux de dilution différents et être combinées entre elles), soit une évaluation beaucoup plus vaste que celles habituellement menées par la commission. Celle-ci a analysé plus de mille publications scientifiques, les contributions des parties-prenantes ainsi que les documents et dossiers déposés par les trois laboratoires concernés ("Boiron", "Weleda" et "Rocal-Lehning")". Trovo un'intervista su "Il Foglio" di Luciano Capone alla persona virgolettata che segue: "«Quando parlo alla gente dell'omeopatia faccio sempre l'esempio di una buona bottiglia di vino. Se la diluisco tante volte come si fa con i prodotti omeopatici e poi porto questa bottiglia d'acqua su uno scaffale del supermercato con l'etichetta "Amarone omeopatico", chi la compra? Nessuno, perché tutti conoscono la differenza tra l'acqua e il vino. Quando invece parliamo di farmaci c'è sempre un alone di mistero e molti credono che la cosa possa funzionare, ma perché manca una conoscenza di come si stabilisce l'efficacia di un farmaco». A parlare è il professor Silvio Garattini, ricercatore di fama internazionale, fondatore e direttore dell'"Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri", autore di centinaia di pubblicazioni e con un curriculum che occuperebbe davvero molte pagine a volerlo sviscerare tutto. L'omeopatia è il tema del suo ultimo libro, a cui hanno collaborato altri ricercatori, pubblicato per Sironi Editore con il titolo "Acqua fresca?". Garattini ribadisce in sostanza che non esiste nessun riscontro scientifico sulla validità delle cure omeopatiche. So che chi le usa sostiene il contrario, ma - a parte l'effetto placebo che sappiamo esistere - a queste idee di un loro vantaggio contro certe malattie nulla esiste di realmente certificato. Capone più avanti traccia la storia dell'omeopatia: «E' una cosiddetta "medicina alternativa" che nasce a inizio Ottocento per opera di Samuel Hahnemann, un medico tedesco che sconfortato dagli scarsi risultati della medicina del tempo basata ancora su scarse conoscenze e mezzi inadeguati, sviluppò una sua teoria. Hahnemann sosteneva che quasi tutte le malattie derivavano dai "miasmi", ovvero da uno squilibrio della "forza vitale" ("Lebenskraft"), che è la forza che anima gli esseri viventi. Hahnemann era convinto di poter riparare questo squilibrio della forza vitale attraverso due principi: la legge dei simili e la legge delle diluizioni infinitesimali. La prima sostiene che "i simili si curano con i simili" (da qui il nome "omeopatia"), cioè che per guarire una persona sia necessario far assumere con una certa dose una sostanza che provoca gli stessi sintomi della malattia in un individuo sano. In pratica la febbre si guarisce con qualcosa che causa la febbre. Ovviamente è importante la dose della sostanza usata come medicamento e qui entra in campo il secondo principio, quello delle diluizioni infinitesimali, secondo cui per evitare che la sostanza usata aggravi la malattia deve essere diluita. In sé non sono principi estranei alla cosiddetta "medicina ufficiale", perché in un certo senso i vaccini funzionano secondo la legge dei simili stimolando la produzione di anticorpi contro la sostanza iniettata e anche la farmacologia dà per assodato che oltre una certa dose i principi attivi sono inutili e soprattutto dannosi, ma l'omeopatia va oltre e sostiene che al diminuire della dose aumenta l'efficacia del prodotto. Così secondo le indicazioni stabilite da Hahnemann il preparato iniziale viene diluito così tanto da scomparire totalmente. Per dare un senso dell'entità delle diluizioni omeopatiche, nel libro di Garattini viene fatto un esempio: "Una diluizione con potenza 12D (non una delle più alte, n.d.r.), comunemente utilizzata in omeopatia, significa una diluizione di uno a dieci praticata per dodici volte, vale a dire una parte su cento miliardi. Sarebbe come mettere un paio di microlitri (la milionesima frazione del litro) in una piscina olimpionica!»". Ma in Francia - e certo la società "Boiron" che ha fatto di questi prodotti la sua ricchezza ha messo lo zampino - si prepara la resistenza, come spiega sempre "Libé": "Voyant la décision arriver, les pro-homéopathie se sont réveillés : au-delà des arguments scientifiques, ils ont déplacé le débat sur le terrain politique, lançant la campagne médiatique "Mon homéo, mon choix", soutenue par des élus, avec une pétition qui revendique plus d'un million de signatures". E' bene precisare che i medicinali omeopatici in Italia non sono rimborsabili in quanto non a carico del "Servizio sanitario nazionale". Tuttavia come tutti i farmaci della "classe "C" e le altre spese sanitarie, anche il costo dei medicinali e delle visite omeopatiche, se accompagnato dalla ricetta, dallo scontrino e dalla fattura del medico, possono essere deducibili dalla dichiarazione dei redditi secondo la normativa vigente ad oggi. Dunque esiste un costo per lo Stato. Ricordo poi che in Italia di recente sono stati condannati a tre mesi di carcere (pena sospesa) i genitori del bambino di sette anni di Cagli, nelle Marche, morto il 27 maggio 2017 all'ospedale di Ancona per un'otite batterica bilaterale che era stata curata con l'omeopatia. Lo aveva deciso con giudizio abbreviato il Gup del capoluogo marchigiano Paola Moscaroli per l'accusa di concorso in omicidio colposo aggravato. I dati in Italia dicono che ad usare questi prodotti è 17 per cento della popolazione, quasi nove milioni di persone, e lo fa almeno una volta all'anno. A rivelarlo è l'ultima ricerca di "Emg-Acqua" per "Omeoimprese", l'associazione delle aziende farmaceutiche omeopatiche. Il settore ha in Italia - tenetevi forte - un fatturato di trecento milioni di euro. Dei nove milioni di italiani che li utilizzano almeno una volta all'anno, il 62 per cento ricorre all'omeopatia per curare riniti e raffreddori; il 34 per cento per problemi dell'apparato respiratorio e contro le allergie, mentre il 31 per cento per combattere problemi digestivi. Un 27 per cento ne fa uso per dolori articolari e muscolari; un 26 per cento per problemi gastrointestinali. Trentadue milioni di italiani giudicano la medicina omeopatica non dannosa; il 28 per cento di questi la ritiene «utile» ma il trend è in crescita. L' Italia è il terzo mercato in Europa, dopo Francia e Germania, per vendita e produzione di medicinali omeopatici. La scelta francese - mercato più grande e maggior produttore di questi "farmaci" - chiude la porta a chi in Italia sperava in un rimborso totale o parziale dei prodotti omeopatici, ma questo non impedirà a chi ci crede di continuare a usare l'acqua fresca a condizione - come si è visto dalla condanna di cui ho detto - di nuocere a qualcuno.