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27 mag 2019

Domenica al voto

di Luciano Caveri

Prima premessa: ne parlo oggi perché considero sacro il silenzio elettorale che scatterà nelle prossime ore e ritengo scandaloso che ormai le norme che prevedono questa sorta di pausa di riflessione vengano aggirate come se fossero un colabrodo. Se si considera questa storia un feticcio - come la bufala della "par condicio", rispettata per modo di dire - meglio dirsi che in Italia «fatta la legge, trovato l'inganno». Seconda premessa: quando ho compiuto diciotto anni non sono mai venuto meno al mio diritto di voto. Mi è capitato solamente di non andare alle urne per qualche referendum, vista l'esistenza di un meccanismo che legittima l'astensionismo per non raggiungere il quorum. Questo per dire che dopodomani non mancherò al voto delle Europee, anche se non dirò - in ossequio alla decisione di Mouv' di lasciare libertà di voto - per chi voterò, perché chi invece annuncia la propria scelta viola questa indicazione con buona pace di chi sbandiera la libertà d'opinione, "Cicero pro domo sua"...

Tuttavia una riflessione politica vorrei farla a chiusura di un campagna elettorale persino peggiore di quelle precedenti. Nel senso che sul piano politico l'attenzione a Roma è per i risultati solo in chiave nazionale ed in salsa valdostana per la stessa ragione. In fondo certi numeri potranno o meno, per entrambi i casi, far propendere per il ricorso anticipate alle urne, che avrebbe comunque un senso per uscire da certa palude in cui siamo immersi. Sul piano dei contenuti vale la stessa storia: l'europeismo e i suoi problemi hanno fatto solo da sfondo per forze politiche e candidati e questa povertà di contenuti riflette una situazione di analfabetismo istituzionale verso l'Unione europea che sconcerta, a quarant'anni dal primo voto a suffragio universale del Parlamento europeo. Guardavo con una triste consapevolezza uno scontro televisivo anacronistico fra due liste a carattere neofascista e una terza con un esponente del Partito Comunista old style. Da buoni estremisti il terreno comune era l'antieuropeismo di pancia, che li unisce in un insolito destino che deve fare riflettere. Se avessero vinto gli uni o gli altri, sia chiaro che l'Europa non sarebbe esistita ed il nostro non sarebbe divenuto il Continente che è oggi e la democrazia non ci sarebbe in tanti Paesi, anzi sarebbero opposti totalitarismi a farla da padroni della scena. Voterò con la certezza che, se pure è vero che l'Europa è una costruzione imperfetta, peggio sarebbe stato non averla. E chi oggi cavalca nazionalismo e sovranismo mai potrà dirsi federalista. Combattere l'integrazione europea è, per la medesima ragione, un delitto grave. Voterò, perché prima al Parlamento europeo e poi al "Comitato delle Regioni", anche con ruoli di responsabilità maggiori della piccola taglia della nostra Valle, ho respirato quell'aria europeista che è la sola garanzia contro i veleni dell'odio, della violenza e della guerra. Quei miasmi che avevo respirato ai tempi della guerra dei Balcani, perché quello sarebbe l'esito finale del fallimento del progetto comunitario e bisogna diffidare di chi, in questa campagna elettorale, ha addolcito certi toni a solo scopo elettorale. Voterò per me, ma soprattutto per i miei figli, che vorrei diventassero cittadini europei più ancora di quanto sia stato possibile per me. Essere buoni valdostani, fieri della propria Autonomia, spingendola ancora più in là se saremo combattivi e degni di questa sfida, non significa affatto essere "antitaliano" o "antieuropeista". Anzi, per chi sia federalista, esiste la consapevolezza che proprio un'Europa più coesa può spingere verso nuove forme di regionalismo contro il centralismo degli Stati e vigilando contro i rischi del centralismo di Bruxelles. Ma questa Europa democratica nel mondo può assumere un peso enorme, fatto di cultura e di modernità, di inventiva e concretezza, di elementi comuni e di diversità arricchenti. Ed ha gli antidoti contro i veleni, come osserva Denis de Rougemont: «L'Europa ha sì inventato la guerra totale, ma ha concepito il pacifismo e la condanna cristiana della guerra; ha creato il nazionalismo ma anche l'idea federalista; ha inventato l'individualismo anarchico ma anche lo spirito dei Comuni, i sindacati, le cooperative. Tutto dunque concorre a designarla come adatta a fomentare gli anticorpi capaci di immunizzare l'umanità contro quei virus che soltanto essa ha propagato». L'Europa può garantire, con l'apporto di tutti, diritti sociali, libertà fondamentali, new economy, risposte a temi come l'ambiente, il lavoro, la cultura in un quadro di serena convivenza per non affondare in forme di barbarie che riecheggino il passato.