Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
30 mar 2019

Un Triangolo delle Bermude ad Aosta?

di Luciano Caveri

Se il "cambiamento" è diventato ormai onnipresente in qualunque proposta politica, è bene essere attenti e sospettosi per l'evidente appiattimento nel suo abuso. Il rischio di adoperare a sproposito slogan "nuovisti" di facile portata sta nel fatto che c'è chi agisce più per propaganda che per affrontare la realtà, essendo quest'ultima avvolta dalle ruvide difficoltà del governare. Rischia grosso da questo punto di vista chi, nell'esercizio del potere, non sia consapevole del terreno scivoloso e impervio su cui ci si incammina ed affronti il futuro senza alcun rispetto per il passato e per la memoria. Non esiste la tabula rasa fine a sé stessa. Ciò detto - non appaia sin da subito questa affermazione una stravaganza - il Triangolo delle Bermude mi affascina sin da bambino, anche se poi le diverse spiegazioni scientifiche o paranormali hanno abbastanza fatto cilecca. Per chi non sapesse di che cosa io parli, si tratta di una enorme area dell'Oceano Atlantico, che copre una superficie di circa un milione e centomila chilometri quadrati, di forma appunto triangolare, con i tre vertici corrispondenti all'arcipelago delle Bermude (Nord), all'isola di Porto Rico (Sud) ed alla Penisola della Florida (Ovest).

A partire dal 1800 in questo tratto di oceano vi è stato un impressionante susseguirsi di eventi inspiegabili, di navi scomparse e poi misteriosamente ricomparse senza equipaggio, di aerei spariti da ogni radar e di cui si sono perse le tracce. I cacciatori di misteri hanno formulato diverse ipotesi e resta, malgrado tutto, una sorta di enigma irrisolto. Un Triangolo delle Bermude esiste anche in Valle d'Aosta ed è situato fra il Teatro Romano, l'Arco d'Augusto e la Torre di Bramafan. Si tratta di quello che dovrebbe essere il cuore pulsante della democrazia valdostana nel solco del sistema di rappresentanza di tipo parlamentare che l'Assemblea incarna. Ed invece ci sono dei misteri, che mostrano chissà quale influenza sugli eventi di questi tempi. Langue l'attività legislativa e temi di grande portata per il futuro della Valle sono sostituiti da polemiche feroci. Intendiamoci: io amo il sangue ed arena della polemica politica, ma alla fine il troppo stroppia, quando il parlamentarismo e quel che gli ruota attorno rischia il collasso della propria credibilità. Scriveva nel dopoguerra, in una Francia e in un mondo rosi dagli eccessi, Albert Camus: «Il n'y a pas de vie sans dialogue. Et sur la plus grande partie du monde, le dialogue est remplacé aujourd'hui par la polémique. Le xxesiècle est le siècle de la polémique et de l'insulte. Des milliers de voix jour et nuit, poursuivant chacune de son côté un tumultueux monologue, déversent sur les peuples un torrent de paroles mystificatrices, attaques, défenses, exaltations». Figurarsi oggi con l'aggiunta di code avvelenate dai cyber-parassiti e cyber-mestatori, che amplificano tutto senza ritegno sui "social", che sono una specie di onda che si abbatte poi nel chiacchiericcio più tradizionale. Il rischio sono il chiasso e la guerra continua, che non sono più informazione e comunicazione, ma sono come specchi distorcenti che modificano attori e spettatori. L'altro mistero riguarda il confronto nell'area autonomista, di cui parlo da un certo periodo e lo faccio con la coscienza limpida, avendo attraversato senza ombre oltre venticinque anni di politica elettiva. Ma trovo che se iniziative partono dentro il "nostro" Triangolo delle Bermude - con epicentro il Consiglio Valle - non siamo nella linea attesa dai molti che fuori dal Palazzo ci sperano. Se si parte con operazioni di vertice, che sono certo legittime ma fragili, ho l'impressione che non si spazzino via sfiducia e sospettosità. Il movimento di aggregazione dell'area autonomista deve partire dal basso e dev'essere frutto di profonde discussioni. Sono contro veti incrociati e personalismi ad excludendum, ma non si può neppure pensare di avere successo di pubblico se la popolazione si trova scelte calate dall'alto e non vissute. So che non ci si può illudere di partecipazioni massicce o di chissà quali movimenti di folla, ma l'idea che all'esatto contrario siano "quattro gatti" a decidere nuove strategie a tavolino, senza cuore e passione con relativa full immersion, penso possa risultare mortificante per chi vorrebbe avere pathos e sentimenti, oltreché la giusta dose di razionalità.