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15 mar 2019

Quando la confessione torna utile

di Luciano Caveri

Faccio parte di un "gruppo Whatsapp" piuttosto singolare grazie alla cortesia di un giovane sacerdote pugliese, Salvatore Sciannammea, persona molto simpatica e grande predicatore, "prestato" temporaneamente - per "coprire" le parrocchie di Champdepraz ed Issogne - alla Diocesi di Aosta in carenza di preti. Ogni notte, ad orari antelucani, propone il "Vangelo del giorno" cui segue un suo audio con una rapida omelia di commento. E' interessante l'esercizio di riproporre qui ed oggi - nella loro modernità e via "social" - spaccati di vita della Palestina del tempo di Gesù attraverso le parabole, che sono un insieme di racconti allegorici che contengono un insegnamento morale, caratteristico della predicazione, compresi i suoi sviluppi nella lettura odierna che deve darne chi celebra la messa.

All'inizio di questa settimana questa è stata la lettura proposta: "Vangelo Mt 25,31-46. Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Dal Vangelo secondo Matteo. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: «Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi». Allora i giusti gli risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?». E il re risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me». Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: «Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato». Anch'essi allora risponderanno: «Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?». Allora egli risponderà loro: «In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l'avete fatto a me». E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna". Ad ognuno - fatta salva la lettura dottrinaria - una parabola accende dei pensieri. Ed a me - che considero necessario in Politica un approccio laico e non confessionale - vengono in mente tutti quei politici che sbandierano invece, anche ad uso elettoralistico, la loro fede. Ne ho conosciuti tanti - e non solo nelle fila di quella creatura proteiforme che fu l'ormai defunta Democrazia Cristiana, perché si dicevano cattolici tanti in diverse formazioni politiche (esemplari i "cattocomunisti"...) - che sbandieravano queste loro idee: in tanti lo facevano in buona fede, di più erano quelli che esibivano questa loro fede non sempre corrispondente alle loro azioni. Spesso con alcuni di questi soggetti ho scherzato mestamente sul fatto che solo la generosità del perdono, attraverso la confessione, li poteva giustificare e mi veniva in mente la rigidità del calvinismo che è meno facilitatore nel consentire di tornare candidi (da cui deriva la parola "candidati", che spesso non lo sono affatto). Queste parabole, che rappresentano una società lontana nel tempo e ben diversa da quello che siamo già diventati, dimostra - nella secchezza di certi messaggi rappresentativi di aspetti cruciali della nostra umanità restano punti di riferimento - che hanno influenzato il pensiero umano anche a beneficio di chi - lo ripeto - ritiene la Politica come elemento in cui confluiscono modi di pensare, idee e speranze di diversa provenienza e questa è per me una garanzia contro i rischi sempre presenti di integralismo. La cultura occidentale è ricca, di conseguenza, di parole e concetti che rimbalzano nei millenni. Penso sempre a quel "Fraternité" della celebre triade della Rivoluzione francese con "Egalité" e "Liberté" e basta scavare un poco per cogliere a pieno l'eco "rivoluzionario" di alcuni passi evangelici. Quel parallelo che fu oggetto nel 1961 di un pamphlet di mio zio Sevérin Caveri, intitolato "Christianisme et socialisme".