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21 feb 2019

Il nodo TAV e i riflessi valdostani

di Luciano Caveri

Viviamo in un mondo di contraddizioni in cui la cifra principale per larga parte della politica sono le elezioni in calendario: questa situazione diventa ossessiva e le decisioni non seguono la bussola del buonsenso ma gli spostamenti dei sondaggi più o meno favorevoli. Siamo al "fast food" della politica, che diventa come i "cibi spazzatura" con cui sentirsi satolli. La visione di "lungo periodo" appare come un'inutile perdita di tempo, così come la competenza e gli studi vengono vituperati, perché conta più l'immagine che la sostanza. Il caso della "Torino - Lione" diventa così un caso esemplare di certi atteggiamenti. Provo a ricordare gli eventi partendo dal fondo: la "TAV" - dice il recente studio (si fa per dire...) - non va fatta, tanto a realizzarla ci vogliono tanti anni e basta ed avanza rifare il vecchio tracciato e la vecchia galleria voluta da Camillo Benso Conte di Cavour, che non aveva come Ministro un avo di Danilo Toninelli (quello che pensa che l'opera serva ai torinesi per fare shopping a Lione!) che chiedesse il "rapporto costi-benefici" affidati ad esperti contrari all'opera.

Nessuna suspence sull'esito ampiamente previsto e prevedibile e lasciato nel cassetto mentre il premier travicello Giuseppe Conte cercava la milionesima mediazione visto che la Lega ha sempre detto che l'opera è indispensabile ed i "grillini" che non va fatta. Questi esperti per nulla neutri (tranne uno che si è dissociato) spiegano che su quella tratta c'e anche il raddoppiato Traforo stradale del Fréjus che, senza ferrovia nuova aumenterà mostruosamente i passaggi di "Tir" con buona pace dei valsusini che contestano la ferrovia e saranno assediati dai camion lungo quell'autostrada che ha deturpato la loro vallata. E par di capire che per il Governo italiano "la strada è la strada": i camion sono meglio delle merci sui treni per due ragioni essenziali. La prima è che senza i "Tir" lo Stato incasserebbe meno soldi per le tasse sui carburanti ed i poveri concessionari autostradali - gli stessi impiccati dai "pentastellati" senza processo per il ponte "Morandi" di Genova - perderebbero soldi con i cospicui pedaggi. Esiste un pericolo inquinamento? No, minimizzano gli esperti che comparano le tangenziali di Torino con le vallate alpine con un acume meritevole di menzione. Il raddoppio del tunnel del Monte Bianco, cavalcato dai Benetton che ne sono proprietari con la complicità dei propri amici (compreso qualche vecchio valdostano), non viene citato, ma è ovvio: niente "TAV" significa scegliere, in barba ad ogni decisione europea sulle merci attraverso le Alpi compreso il modello ferroviario svizzero amato un tempo dagli ambientalisti italiani ormai votati ai camion, l'aumento del trasporto su gomma e dunque una seconda canna sotto il Monte Bianco lungo lo stesso tracciato degli anni Sessanta! Per fortuna alle ambiguità della politica valdostana sul tema - in maniera spontanea o "spintanea" di certi interessi - fa da contraltare il "no" dei francesi. Infatti alcuni dei "nostri" dicono: «facciamo il raddoppio ma contingentiamo i "Tir"», ma in assenza di un quadro giuridico certo si tratta di un evidente azzardo. Se proprio si vuole perché non immaginare modalità nuove che non ripetano pedissequamente una tecnologia e un traforo che fu costruito lassù perché quella erano le tipologie dell'epoca? Esiste qualche spazio per scelte ferroviarie in una logica intermodale fra strada e ferrovia? Ripeto poi che un "assalto" di "Tir" mostrerebbe l'obsolescenza dell'autostrada "Quincinetto - Aosta" su cui manca un qualunque ragionamento di prospettiva, visto che al concessionario basta ed avanza la pancia piena fino alla scadenza della concessione nel 2032. E' un caso di scuola in cui ogni scelta va discussa bene e per tempo e senza che a pilotare le scelte non sia contemperare esigenze locali con quelle nazionali ed europee, ma grumi di interessi lobbistici che considerano la Valle e il suo attraversamento come un passaggio meccanico imposto costi quel che costi a noi montanari, considerati da queste persone dei tontoloni.