Lettera a Babbo Natale
Caro Babbo Natale,
ho deciso di prendere carta e penna dopo molti tentennamenti: oggi si usa di più Whatsapp ma non mi consta l'esistenza di un tuo gruppo, mentre qualche furbastro sui "social" si spaccia per te, ma è ovvio che si tratta di troll e non sono quei demoni maligni che tu del Grande Nord ben conosci, ma di persone che si camuffano per scherzare e talvolta purtroppo per fare del male.
Una premessa è d'obbligo e mi sembra corretto dirtelo: da bambino non ti ho mai scritto. La ragione è semplice: scrivevo al Bambino Gesù con le stesse modalità consumistiche con cui i miei tre figli hanno poi, negli anni giusti della loro infanzia, scritto a te. Non ho mai trovato quelle letterine del mio passato: mia mamma, che conserva anche del ciarpame banalissimo in una casa che ormai sembra un caravanserraglio, non le ha mai tenute.
All'epoca, scoperto comunque fosse che i doni li portavano i miei genitori e fu evidentemente una circostanza per nulla sconvolgente perché non ne ho alcuna memoria, ho coltivato la tua immagine per i pargoli, assieme a tutta quella mitologia natalizia che scalda i cuori a loro e - diciamoci la verità - pure a noi "grandi". Devo dire che tenere duro sulla tua figura non è sempre semplice: la proliferazione dei tuoi sosia risulta sospetta anche al bambino più ingenuo, pacchetti e pacchettini che girano per casa ingenera dubbi, gaffe evidenti di chi dice al bimbetto «ti è piaciuto il mio regalo?» e si corregge farfugliando «quel regalo portato da Babbo Natale!», trasmissioni radiofoniche o televisive dove gli spiritosoni di turno si mettono a discettare su di te e sulla tua figura con affermazioni da brivido.
Io stesso - così dice mia figlia Eugénie - le ingenerai dei dubbi quando mi travestii da Babbo Natale per l'asilo e le elementari di Moron di Saint-Vincent. Malgrado trucco e parrucco e voce modificata con bonomia acclusa, mia figlia fu la sola - mentre il fratello più grande, Laurent, si digerì la recita - che mi riconobbe ed ammette oggi che le misi, pensa che stupido, un tarlo che la tormentò sino al disvelamento della verità e cioè che a portare i regali di Natale erano parenti e amici.
L'altro giorno, ormai ventenne, le ho detto - spero per tempo - quanto si debba ricredere. Sono stato in Lapponia qualche anno fa ed ho avuto la conferma che Babbo Natale esiste e non è quella figura fittizia fra San Nicola ed il vecchio barbuto della "Coca-Cola" che in molti credono. Vive davvero al Polo Nord, ha le renne, la fabbrica di giocattoli, gli elfi che li fabbricano, la slitta con le renne e si smazza ogni Natale un "Trasporto eccezionale" per soddisfare in poche ore tutti i bambini del mondo, ad eccezione, beninteso, di quelli che appartengono a culture che rifiutano Natale ed annessi e connessi.
Ha scritto il noto Piero Angela, che odia le "bufale": «Certo, dire che Babbo Natale non esiste non è una bella notizia. Anzi, è una brutta notizia. D'altra parte cosa si dovrebbe dire? Che ci sono le prove scientifiche dell'esistenza di Babbo Natale? E che esistono le testimonianze di milioni di persone che hanno trovato giocattoli sotto il camino o sotto l'albero?».
Rispondo con lo scrittore Dino Buzzati: «E se invece venisse per davvero? Se la preghiera, la letterina, il desiderio espresso così, più che altro per gioco venisse preso sul serio? Se il regno della fiaba e del mistero si avverasse?».
Nel racconto di Natale più celebre nel mondo, Charles Dickens redime il personaggio principale, spilorcio e cattivo, e diventa simbolo del riscatto, se volete della misericordia: «Si vestì, col meglio che aveva, e uscì per la via. La gente si riversava fuori, com'egli l'aveva vista con lo Spirito del Natale presente. Camminando con le mani dietro, Scrooge guardava a tutti con un sorriso di soddisfazione. Era così allegro, così irresistibile nella sua allegria, che tre o quattro capi ameni lo salutarono: "Buon giorno, signore! Buon Natale!" E Scrooge affermò spesso in seguito che di tutti i suoni giocondi uditi in vita sua, i più giocondi, senz'altro, erano stati quelli».
Questo solo ti chiedo, dunque, caro Babbo Natale, di essere una delle bandiere - per chi ha Fede ce n'è una che sta più in alto della tua - che esprimono quel certo nonsoché che si chiama appunto "Spirito del Natale".
So quanto sia flebile e fuggitivo, quello sì davvero ancora più immateriale di te.
A presto e… Buon Natale!
Luciano
P.S.: Comunque sia, qualora avanzasse qualcosa fra i regali, ricordo che il 25 dicembre è anche il mio compleanno...
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