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04 set 2018

Quando il tempo fugge

di Luciano Caveri

Non è nuova e neppure originale quella mia idea che questo sia - alla fine dell'estate - il vero periodo che fa da solco fra un prima e un dopo, molto più di quanto ci sia nel banale Capodanno. E' in questi giorni che si esprimono i buoni propositi per la ripartenza e trovo che opportune correzioni di rotta siano sempre utili. Trovo insopportabile immaginare una vita senza spunti nuovi. Mi viene in mente quella canzone di Luigi Tenco, che comincia così: «Un giorno dopo l'altro, il tempo se ne va, le strade sempre uguali, le stesse case. Un giorno dopo l'altro, e tutto è come prima, un passo dopo l'altro, la stessa vita. E gli occhi intorno cercano, quell'avvenire che avevano sognato, ma i sogni sono ancora sogni, e l'avvenire è ormai quasi passato». Allora come fare con i ben diversi buoni propositi?

Mi giunge in soccorso, nel gruppo Whatsapp della mia classe liceale, una poesia messa dalla mia compagna di classe, Marilena, sognatrice dagli occhi di gatto. Si tratta di “Ho contato i miei anni” del poeta brasiliano Mario de Andrade, che trovo perfetta espressione dei miei pensieri e perciò la pubblico: «Ho contato i miei anni ed ho scoperto che ho meno tempo da vivere da ora in avanti, rispetto a quanto ho vissuto finora... Mi sento come quel bimbo cui regalano un sacchetto di caramelle: le prime le mangia felice e in fretta, ma, quando si accorge che gliene rimangono poche, comincia a gustarle profondamente. Non ho tempo per riunioni interminabili, in cui si discutono statuti, leggi, procedimenti e regolamenti interni, sapendo che alla fine non si concluderà nulla. Non ho tempo per sopportare persone assurde che, oltre che per l'età anagrafica, non sono cresciute per nessun altro aspetto. Non ho tempo, da perdere per sciocchezze. Non voglio partecipare a riunioni in cui sfilano solo "Ego" gonfiati. Ora non sopporto i manipolatori, gli arrivisti, né gli approfittatori. Mi disturbano gli invidiosi, che cercano di discreditare i più capaci, per appropriarsi del loro talento e dei loro risultati. Detesto, se ne sono testimone, gli effetti che genera la lotta per un incarico importante. Le persone non discutono sui contenuti, ma solo sui titoli... Ho poco tempo per discutere di beni materiali o posizioni sociali. Amo l'essenziale, perché la mia anima ora ha fretta... E con così poche caramelle nel sacchetto... Adesso, così solo, voglio vivere tra gli esseri umani, molto sensibili. Gente che sappia amare e burlarsi dell'ingenuo e dei suoi errori. Gente molto sicura di se stessa, che non si vanti dei suoi lussi e delle sue ricchezze. Gente che non si consideri eletta anzitempo. Gente che non sfugga alle sue responsabilità. Gente molto sincera che difenda la dignità umana. Con gente che desideri solo vivere con onestà e rettitudine. Perché solo l'essenziale è ciò che fa sì che la vita valga la pena viverla. Voglio circondarmi di gente che sappia arrivare al cuore delle altre persone... Gente cui i duri colpi della vita, abbiano insegnato a crescere con dolci carezze nell'anima. Sì... ho fretta... per vivere con l'intensità che niente più che la maturità ci può dare. Non intendo sprecare neanche una sola caramella di quelle che ora mi restano nel sacchetto. Sono sicuro che queste caramelle saranno più squisite di quelle che ho mangiato finora. Il mio obiettivo, alla fine, è andar via soddisfatto e in pace con i miei cari e con la mia coscienza. Ti auguro che anche il tuo obiettivo sia lo stesso, perché, in qualche modo, anche tu te ne andrai...». A parte il finale, che si sa ineluttabile ma vale una "toccatina", come non riconoscersi? Ci pensavo guardando l'ultima foto con i miei tre figli, segno tangibile degli affetti importanti.