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04 gen 2018

Sulla vita al tramonto del 2017

di Luciano Caveri

Nel suo ultimo bel romanzo, intitolato "Le tre del mattino", Gianfranco Carofiglio, autore che seguo da anni e che talvolta non ho solo letto ma anche ascoltato in audiolibro con la sua voce intensa, si occupa in modo molto penetrante del rapporto fra padre e figlio, e più in generale dei molti "detto e non detto" dei rapporti familiari, di cui è evidente a tutti la complessità. Forse la lettura in periodo natalizio assume un valore ancora più grande, perché nulla come i pasti festivi a carattere familiare evidenzia - nella rete dei rapporti riassunti in modo esemplare seduti a tavola - quante simpatie, antipatie, allegrie, tensioni si mischino nelle logiche delle feste comandate fra parenti e amici. Roba degna di avere uno psicoanalista o un antropologo per seguire gli sviluppi di certe discussioni o situazioni, che cementano o al contrario frantumano dei rapporti.

Trovo nel libro, sul tema delle sfide insite nella nostra esistenza. una sintesi efficace e pensosa attraverso una poesia del poeta greco Constantino Kavafis: «E se non puoi la vita che desideri cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla nel troppo commercio con la gente con troppe parole in un viavai frenetico. Non sciuparla portandola in giro in balìa del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti, fino a farne una stucchevole estranea».

Alla fine di un anno, tempo di bilanci, questi ammonimenti ad avere una vita vissuta da non sprecare trovo che sia del tutto opportuna. E' un peccato che la Poesia finisca per essere sempre più la "Cenerentola" in libreria, perché dall'Antichità sino ad oggi è il modo più efficace e immaginifico per trasmettere la vastità dei sentimenti umani. Ma dicevamo della vita: in questi giorni della morte, avvenuta quarant'anni fa, di Charlie Chaplin, temo insignificante per gran parte delle generazioni attuali. Invece per la mia generazione, prima di vedere suoi capolavori come "Le luci della città", "Tempi moderni" negli anni Trenta, "Il grande dittatore" e "Monsieur Verdoux", è stato per me la maschera lunare, divertente e sagace di "Charlot". Così scriveva Chaplin: «Ho perdonato errori quasi imperdonabili, ho provato a sostituire persone insostituibili e dimenticato persone indimenticabili. Ho agito per impulso, sono stato deluso dalle persone che non pensavo lo potessero fare ma anch'io ho deluso. Ho tenuto qualcuno tra le mie braccia per proteggerlo; mi sono fatto amici per l'eternità. Ho riso quando non era necessario, ho amato e sono stato riamato, ma sono stato anche respinto. Sono stato amato e non ho saputo ricambiare. Ho gridato e saltato per tante gioie, tante. Ho vissuto d'amore e fatto promesse di eternità, ma mi sono bruciato il cuore tante volte! Ho pianto ascoltando la musica o guardando le foto. Ho telefonato solo per ascoltare una voce. Io sono di nuovo innamorato di un sorriso. Ho di nuovo creduto di morire di nostalgia e... ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito per perdere)... ma sono sopravvissuto! E vivo ancora! E la vita, non mi stanca... e anche tu non dovrai stancartene. Vivi! E' veramente positivo battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando, perché il mondo appartiene a chi osa! La vita è troppo bella per essere insignificante». Credo che in molti aspetti chiunque possa riconoscersi in questo incalzare di pensieri così universali. Pensieri che, nel passaggio da un anno all'altro - e la linea sinuosa dell'"8" del 2018 mi auguro sia meglio della secchezza del "7" del 2017 - fanno riflettere su come ogni colle valicato nella propria vita sia sempre uno stimolo ed una speranza, con l'auspicio che progetti e propositi non risultino bolle di sapone.