Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
16 lug 2017

Il baratro fra politica e cittadini

di Luciano Caveri

Il "caso scrivania" esplode in Valle d'Aosta con i suoi molti interrogativi e diffonde in ogni dove un'immagine degradata della nostra Autonomia, già offuscata da altre vicende più o meno gravi, che con un episodi uno dopo l'altro - comprese inchieste e processi ai diversi stadi - hanno inciso pesantemente sulla reputazione collettiva. C'è la necessità, sulla storia in via di ricostruzione, di avere un quadro definito in tempi brevi e ufficiali per uscire da un'impasse, fatto per ora da notizie filtrate con il contagocce dalla Procura. Il caso vuole che in queste ore esca una ricerca su di un campione nazionale che illumina su diverse questioni, compreso l'abisso senza eccezioni aperto fra le forze politiche e i cittadini, che penso sia ben presente anche in Valle.

Il politologo Ilvo Diamanti, su "La Repubblica", ha "giocato" (metto le virgolette perché sembra un gioco ma è una cosa serissima) sulla mappa lessicale che fotografa le tendenze degli italiani. Non è altro che l'evoluzione della mappa concettuale, cioè la rappresentazione di concetti espressi in forma sintetica con l'uso di una forma geometrica. Per capirci meglio si possono rievocare certi vecchi schemini del tempo della scuola per memorizzare le materie di studio, che nella versione sofisticata di oggi utilizzano alcune parole cardine ben rappresentate dalla grafica e più espressive di lunghe articolesse. Così esordisce Diamanti: «Le parole sono importanti. Servono a rappresentare la realtà. Ma anche a costruirla. Perché la realtà sociale non esisterebbe senza le nostre parole. Senza le nostre rappresentazioni. (…) Perché attraverso le parole è possibile ricostruire i significati, ma anche la prospettiva e la valutazione, del mondo intorno a noi». La mappa originata dal sondaggio parte da quanto viene considerato condiviso coram populo. Dice Diamanti sui temi forti: «La promozione dell'ambiente e delle energie rinnovabili. Quindi: il lavoro. Perché è necessità "materiale", ma anche un "valore". Accanto al lavoro: la ripresa, da un lato, e la meritocrazia, dall'altro. Nel duplice auspicio: che il lavoro riprenda, insieme allo sviluppo; e che sia orientato dal - e al -"merito". Criterio universalista, oltre ogni raccomandazione e privilegio. Più in basso, tre parole "pubbliche", ben incastrate fra loro. Popolo, democrazia. E l'Italia. Dunque: il governo del "demos". Il popolo sovrano e responsabile. Dotato di diritti e doveri. Limiti e poteri. Fonte di "democrazia", oltre ogni "populismo". In mezzo: l'Italia. Popolare e democratica. Più in alto, a dare senso a questa regione di significato: la speranza e il cuore. Sentimento e passione che guardano lontano. Trainati dal volontariato. Più sopra, Papa Francesco. Nonostante tutto: l'unica figura, l'unica persona capace di suscitare passione. E speranza». Alla parte in chiaro, dunque positiva, si contrappone la parte scura, cioè in negativo: «Nello spazio opposto, si incontrano politica, politici e partiti. Senza distinzione. Lo sguardo degli italiani, in questa direzione, è pervaso da sfiducia, verso un passato che non passa. E non cambia. Leader, partiti e anti-partiti. Sono tutti là in fondo. Salvini e la Lega, poco sopra il Pd. Vicino al M5s c'è Fi. In fondo a tutti, come sempre, Silvio Berlusconi. L'Uomo Nuovo degli anni Novanta. Il Capo. Oggi sfiora i confini dello spazio politico percepito dagli italiani. Quasi invisibile. Non lontano, incombe Beppe Grillo. Ieri, il Nuovo contro tutti. Oggi, a sua volta, ai margini». Male anche Matteo Renzi «risucchiato nell'indifferenza, che è molto peggio dell'anti-politica». Temi che più dividono nella ricostruzione di Diamanti: «L'euro e la Ue. Accanto alle "unioni gay". E al mito dell'Uomo Forte, che negli ultimi anni sembrava il marchio della "nuova" politica. Mentre oggi sta a metà fra passato e futuro. Incapace di "emozionare". Non per caso sia Renzi che Grillo, oggi, nella mappa, stanno "sotto" i loro partiti: Pd e M5s. All'opposto di qualche anno fa. A significare che oggi la personalizzazione non è più, necessariamente, una virtù. Nel "Campo di battaglia" incontriamo l'immigrazione. Sul crinale fra accoglienza e integrazione. Fra "Ius soli" e respingimento. Le stesse ong si sono istituzionalizzate. E oggi appaiono distanti dal volontariato». Vanno male coloro che dovrebbero essere "ponte" con la democrazia: «Perché i soggetti tradizionali della "democrazia rappresentativa" partiti e politici - appaiono delegittimati. Isolati nella regione del "passato". Mentre la Democrazia digitale, "immediata" più che "diretta": è il futuro. Nella Mappa tracciata dagli italiani, si posiziona in alto. Eppure è spostata, anche se di poco, verso il quadrante della sfiducia. Meglio, della "prudenza". Come i social media. Tra diffidenza e delusione. Gli italiani, per definire il futuro della democrazia, non usano parole rassicuranti». C'è da stupirsene? Direi di no. Purtroppo per fare uno studio sulla Valle d'Aosta ci vorrebbero ingenti mezzi finanziari. L'ultima rilevazione fatta da "La Stampa", qualche mese fa in occasione dei 150 anni del quotidiano torinese, era stata all'insegna dell’ottimismo: «La Valle d'Aosta resta sempre un'isola felice. E' quanto emerge da un sondaggio di opinione commissionato da "La Stampa" a "Eumetra Monterosa", presentato ieri al Teatro "Splendor" di Aosta in occasione dell'evento per le celebrazioni organizzate per i 150 anni del quotidiano. Alla domanda se sia migliore o peggiore di altri paesi, province o territori italiani, il 74 per cento ha risposto che non ha nessuna intenzione di trasferirsi. Una percentuale doppia rispetto alla media del Nord Ovest (pari al 36 per cento). Il 33 per cento ritiene la Valle "migliore di quasi tutti gli altri posti in Italia"». Oggi sarebbe così? Mi riferisco in particolare alla Politica e anche al mito autoctono dell'Uomo Forte, dopo certe storie di questi tempi che lasciano l'amaro in bocca, ma confermano solo i tanti sospetti su metodi e comportamenti, digeriti pure con complicità e indifferenza da una parte dell'elettorato. E dimostrano che certi addii - compreso il mio dall'Union Valdôtaine - erano fondati, perché basterebbe una ricerca qui sul Sito per vedere come non abbia avuto peli sulla lingua. Molti che oggi si scandalizzano e si vestono con panni nuovi dov'erano?