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03 gen 2017

La crisi senza fondo del Casinò

di Luciano Caveri

Quel che mi consola è che su certe questioni ho sempre scritto e le cose scritte restano e dimostrano come mi sia esposto quando molti, oggi assai ciarlieri e persino paladini di "nuovismo", tacevano per convenienze varie e magari insolentivano chi alzava la manina per obiettare. Come non osservarlo in un fine anno con vecchi guai che tornano, malgrado ci fosse stato il tentativo o di insabbiare le cose brutte o di spacciare semplice pirite per preziose pepite d'oro. Malvezzo che in politica funziona, almeno fino a quando certi cittadini sono così gonzi da cascare fra le braccia di chi pensa più ai fatti propri che alla comunità. Chissà che in molti, nel buio pesto, non decidano che sia ora di accendere una lampadina.

Sono perciò contento che in queste ore, nella Commissione competente, ma immagino che ci saranno anche consiglieri non membri permanenti, il Consiglio Valle si occuperà del "Casinò de la Vallée" di Saint-Vincent. Direi che, dopo anni di balle spaziali per nascondere la crescente crisi della Casa da gioco, l'Assemblea ha fatto bene a prendere in mano la situazione, sapendo che non ci sono ricette miracolistiche rispetto al baratro che è stato nascosto nella sua reale gravità. E' giusto guardare avanti e trovare soluzioni ragionevoli per il futuro, fosse anche quella privatizzazione che va ben definita con un bando di gara a prova di bomba per avere interlocutori seri e puliti e per perimetrare sin da subito i costi economici per il pubblico, già salassato ampiamente, ma soprattutto i costi sociali che potranno gravare nell'avvenire. Altrimenti sarebbe un salto nel vuoto senza rete e di "dilettanti allo sbaraglio" ne abbiamo già visti troppi in azione. Quel che è risultato, al di là dei manager è stata la mancanza di strategia della politica, a cominciare dal presidente Augusto Rollandin che è stato il dominus delle scelte: oggi il tracollo è un dato di fatto e far finta che sia solo il destino infame non sarebbe logico. Per questo - lo ripeto - benissimo avere un piano d'azione serio e circostanziato, ma con qualche accorgimento. Il primo è chiarire il ruolo fra maggioranza e opposizione, che è cuore della democrazia, che non vuol dire non creare dei ponti per il bene comune, ma sapendo con chiarezza di chi siano le responsabilità. Ciò vale a maggior ragione, in un sistema come quello fissato dallo Statuto, per ricordare cosa gravi in capo all'Esecutivo e che cosa su quello del Consiglio, perché far finta che tutto sia uguale solo quando le cose vanno male, per condividere i guai, sarebbe un esercizio circense e non senso delle istituzioni. Da questo punto di vista, visto che conosco bene parti del passato, che questa chiamata alle armi non suoni come una sorta di speranza di giungere ad usare una sorta di "condono tombale", per non adoperare il meno elegante termine "amnistia". Qualcuno aveva in passato proposto una Commissione d'inchiesta sulle vicissitudini del Casinò, ma si sa che - a differenza dei poteri forti di analoghe Commissioni parlamentari - per il Consiglio Valle le armi sono spuntate. Ma questo, beninteso, non può significare fare del passato un bel falò ed anzi nel momento in cui si apre al dialogo devono uscire fuori tutte le carte e anche i conseguenti approfondimenti, perché non ci sia mai l'impressione che nuovi corsi eventuali servano a far finta di niente su quanto fatto e non fatto a tempo debito. Credo che lo pretendano proprio i cittadini, che attualmente sono i veri azionisti della Casa da gioco, battezzata con evidente sfortuna "Resort & Casinò" in contemporanea con un'opera di ristrutturazione che forse non sarebbe costata così tanto neppure all'epoca dei Faraoni, quando almeno le piramidi non erano costruite in cartongesso. Ora tocca aspettare quel che arriverà e soprattutto che cosa ne sarà del deficit colossale, che a Capodanno non potrà essere buttato dalla finestra come si fa in certi posti con le cose vecchie...