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20 giu 2016

Contro gli estremisti islamici

di Luciano Caveri

So che sfondo una porta aperta con la maggior parte delle persone, anche se naturalmente gli umori cambiano a seconda degli eventi e ci sono punte di attenzione cui seguono, com'è nella natura umana, periodi in cui la tensione cala, perché non si può stare perennemente sul "chi vive". Comunque sia, questa storia degli estremisti islamici che insanguinano il mondo accresce in ciascuno di noi l'apprensione per la propria vita e per quella delle persone che amiamo, cui si aggiunge la compassione e la partecipazione al dolore per tutti coloro che sono state vittime di certi mostri. Se ne stanno vedendo davvero di tutti i colori e stupisce come l'integralismo religioso riesca a riempirsi di violenza di ogni sorta con efferatezze che vanno al di là di ogni confine, come le stragi di persone innocenti nei luoghi più disparati e come le esecuzioni dello Stato islamico degne dei peggiori film dell'orrore.

Per non dire dei cristiani perseguitati e uccisi nel mondo con scarsa indignazione, come se la lontananza fosse un alibi per avere morti di "serie A" e morti di "serie B". E talvolta vengono le vertigini a pensare che non si è ancora raggiunto il fondo del pozzo e certi folli stanno da tempo armeggiando con armi chimiche e biologiche, per non pensare alle armi nucleari. Si intersecano in sostanza due dimensioni: quella personale che ci rende inquieti quando capita di andare in luoghi che possano essere a rischio attentato e questo viola - ma è fra gli scopi dei terroristi - la nostra libertà di movimento, conquista basilare della democrazia; ma questo inerisce anche la sfera più personale, alimentando fantasmi che incidono sulle nostre convinzioni più profonde e anche chi, come me, ha sempre predicato apertura e capacità di convivenza, vede accendersi nella sua testa delle pericolose spie rosse che dimostrano come la misura sia davvero colma e si vede fare affidamento sulle proprie riserve di buon senso per mantenere, com'è giusto che sia, i nervi saldi senza scendere sullo stesso terreno irragionevole di chi ci vuole morti. Osservava dopo gli attentati di Parigi Massimo Cacciari: «(...) non è forse questo l'obiettivo dell'Isis, esasperare e far vincere le forze xenofobe? In tal modo si allarga l'humus del fondamentalismo islamico». Un gioco azione-reazione che non è da prendere sotto gamba, ma è altrettanto vero che, come diceva Cacciari nella stessa intervista: «L'Europa e l'Occidente dovrebbero reagire come si reagisce quando vieni attaccato sul tuo territorio. Ci vogliono una strategia politica, una strategia diplomatica, una strategia di intelligence. C'è bisogno che l'Europa dia una risposta unitaria, precisa, definita e convinta». Perché la sicurezza non è una questione da prendere sottogamba ed è un diritto richiederla, a costo di sacrifici che ci vengano imposti e che possono pesare, ad esempio, su diritti alla riservatezza o anche nel sopportare accresciuti controlli e verifiche più stringenti. Capisco che ci rimettano anche onesti e corretti, ma se è questo il prezzo da pagare, pur nella vigilanza che non ci si approfitti degli stati di emergenza, credo che ognuno di noi sia pronto a farlo per una propria maggior serenità. Ma personalmente ritengo che ci siano due altre questioni che sono potenziale benzina sul fuoco. Nel rispetto di ogni differenza culturale, esiste un problema politico con quella parte di mondo musulmano che sembra avere reazioni timide verso la radicalizzazione di frange islamiste. Le condanne per certi fatti sembrano in troppi più di forma che di sostanza e questa strada non porta di certo alla necessaria integrazione: società separate e potenzialmente ostili creano solo polveriere a rischio scoppio. Vi è poi la necessità di evitare con maggior impegno che fra i migranti arrivino terroristi pronti a tutto e soprattutto a profittare del sistema di accoglienza per tramare nell'ombra e praticare quelle azioni suicide che sono una terribile novità che impatta su di noi. A rileggermi mi sembra di tradire in parte decenni di "politicamente corretto", eppure azioni logiche ed efficaci sono quelle che eviteranno davvero il peggio.