Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
19 mag 2016

La politica non è una scienza esatta

di Luciano Caveri

Mi fa piacere che di persona ma anche per scritto, visto che sul Sito ci sono i miei contatti, capiti che ci si rivolga a me nell'aspettativa che io sappia decriptare vicende politiche di vario genere. Io educatamente (ed anche perché mi fa piacere la considerazione degli interlocutori) rispondo a tutti, ma talvolta confesso di sentirmi come un improbabile "oracolo di Delfi", impegnato a rispondere su questioni di non semplice lettura e non posso affidarmi a formule enigmatiche od a pratiche di divinazione. Sarebbe comodo ma infruttuoso, per cui ci provo quando capita la necessità, limitandomi prevalentemente alla descrizione della cronaca, che talvolta è una matassa, di cui però non vedo bene il bandolo, pur avendo una certa praticaccia.

D'altra parte ogni pensiero sulla politica è sempre come i coltellini svizzeri multiuso e dunque gli approcci sono forzatamente vari, fra i due estremi sagacemente indicati da George Orwell, paladino contro le dittature: «I pensatori della politica si dividono generalmente in due categorie: gli utopisti con la testa fra le nuvole, ed i realisti con i piedi nel fango». Propendo per una ragionevole via di mezzo. I meccanismi della politica stanno, intanto, transitando da una situazione del passato in cui era troppo spesso avvolta da aloni di mistero e riservatezza, a una politica che sempre più adopera e strumentalizza i "social" in prima persona (alcuni politici mostrano così la qualità della loro prosa e talvolta pure certi loro problemi psicologici) o indiretta, attraverso amici degli amici che seguono la linea fra commenti e "mi piace". La "democrazia social", oltretutto, consente a tutti di dire la propria e vive di una fasulla trasparenza, perché gli elementi esposti sono così tanti e spesso contraddittori da necessitare chiavi di lettura più complesse di quanto possa superficialmente apparire. Certo anche in Valle poi, come avviene con le rare lettere ai giornali, esistono - per fortuna perché sennò sarebbe il deserto - alcuni aficionados del commento, che animano la scena, ma sul lungo periodo diventano prevedibili, essendo facilmente classificabili per le posizioni che in genere sono ben cristallizzate e inamovibili. Tipo "opinion leader" da bar che resta sempre - scusate gli anglicismi - un must. Altro esercizio molto applicato, ma nel solco di una tradizione, è quello di far filtrare sui giornali retroscena più o meno utili per sé o contro i propri avversari. Per poi naturalmente lamentarsi dei giornalisti se - in modo più o meno equanime - danno un colpo al cerchio e una colpo alla botte, con eccezione di chi è sfacciatamente militante o di chi si diverte a costruire scenari come in un gioco di ruolo. Ragion per cui questa continua sovraesposizione mediatica nuoce alla credibilità della politica. Il lettore neutrale a un certo punto non capisce più un tubo e accresce il proprio tasso di disinteresse o odio per politica e politici. Chi invece aderisce a qualche forza politica troppo spesso vaga nel buio, perché in tanti citano la "base" come essenziali fondamenta di ogni attività politica, ma poi si afferma l'idea che chi milita abbia uno stomaco forte, capace di digerire qualunque pietanza cucinata dagli chef. Ma anche questa "base" si vede offerta su un piatto d'argento l'interlocuzione sui "social" e dunque in tempo reale sale e scende sull'ottovolante delle notizie vere e false e questo crea dei veri e propri cortocircuiti. Aggiungiamo il fatto che alcuni strumenti - pensiamo agli sms od a "WhatsApp" - sono scritti con un linguaggio sintetico che si presta a mille equivoci e interpretazioni e pertanto il rischio che tutto finisca in vacca nelle conversazioni non è così eccezionale. E dunque? Boh! Visto che non siamo di fronte ad una scienza esatta verrebbe da nascondersi - allegramente o mestamente, secondo gli stati d'anima - sotto l'ala del grande statista Winston Churchill: «L'abilità in politica consiste nella capacità di prevedere ciò che accadrà domani, la settimana prossima, il mese prossimo, l'anno prossimo. E successivamente nell'essere in grado di spiegare perché non è avvenuto». Umorismo inglese.