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26 mar 2016

Papa Francesco tre anni dopo

di Luciano Caveri

Mi piacerebbe molto incontrare Papa Francesco, ma oggi non ci sono le circostanze che mi permisero di incontrare più volte Giovanni Paolo II e, con meno familiarità, Benedetto XVI, oggi Papa emerito. Mentre nella pur lunga storia della Chiesa nessun Pontefice aveva mai visitato la Valle d'Aosta (al limite qualcuno profittò dei Colli per transitare), il Caso o la Divina Provvidenza - secondo i punti di vista - portarono ad averne due in visita e soprattutto in vacanza in Valle. Papa Bergoglio ha finora declinato l'invito e forse sarebbero due le circostanze da approfondire.

La prima: le costruzioni a Les Combes, dove i due Vicari di Cristo soggiornarono in Valle, è di proprietà dei Salesiani, congregazione religiosa di cui è membro il canavesano Cardinal Tarcisio Bertone (cittadino onorario del paese), che non è proprio nelle grazie del Papa (che ricordo provenire dai Gesuiti) per una serie di vicende non molto edificanti di cui è stato protagonista il prelato piemontese. In secondo luogo: il Papa è un argentino di origine piemontese e magari qualche eco delle montagne valdostane potrebbe averlo o per ricordi di famiglia o per i racconti di qualche suo fedele di origine valdostano lungo la carriera ecclesiastica che lo portò sino a diventare Primate d'Argentina a Buenos Aires. Ma si dice che - tornando alla sua mancata vacanza alpina da noi - ci siano problemi di salute che comunque sconsiglierebbero soggiorno in montagna, ma chissà che una visita pastorale alla quota di Aosta... Per i suoi tre anni di salita al soglio pontificio ci sono stati gli articoli rievocativi più vari. Personalmente credo che questo Papa sia, inaspettatamente rispetto al momento della sua elezione, un gran movimentista, che spariglia le carte e scuote le troppe cattive abitudini in Vaticano. Tanto da farsi molti nemici. Esemplare di certe inimicizie fu la bruttissima frase di qualche mese fa, che suonava così: «Speriamo che con Bergoglio la Madonna faccia il miracolo come aveva fatto con l'altro». Il riferimento era la morte improvvisa, a pochi giorni dalla sua elezione, di Papa Luciani e l'avrebbe pronunciata improvvidamente, mesi fa, il Cardinale di Ferrara, Luigi Negri, alto prelato in profondo disaccordo con Francesco e punto di riferimento di "Comunione e Liberazione" con cui il Pontefice è piuttosto freddo. L'articolo più interessante su Bergoglio lo ha scritto Eugenio Scalfari, pur laico e non credente, che ha instaurato un rapporto di amicizia con il Santo Padre, che il novantenne fondatore de "La Repubblica" spesso trasforma in articoli ponderosi sul suo giornale. Ieri annotava con un certo vezzo: «Ho più volte scritto e gliel'ho più volte detto a voce, che Francesco è un rivoluzionario. Uno spirito profetico e rivoluzionario. Lui spesso ha anche un linguaggio affettuosamente ironico e in una telefonata recente, del 2 dicembre scorso, esordì dicendomi: "Pronto, sono un rivoluzionario". Era la sera del giorno successivo al suo ritorno da un viaggio in Africa dove aveva aperto la prima Porta di questo Giubileo».
Proprio sul Giubileo Scalfari annota molte cose, ricordando anche che è stato dedicato alla Misericordia e così ne scrive: «La Misericordia non ha nulla a che veder con il perdono dei peccati. E' un dono, è il requisito motivante della religione cristiana, è il tratto saliente della divinità. La definizione più chiara e netta sta nel motto "Ama il prossimo tuo come te stesso" che dà una legittimità all'amore verso di sé - necessario per assicurare la sopravvivenza dell'individuo - purché sia condiviso con altrettanto amore verso il prossimo. Sua Santità però, in questi tempi oscuri che stiamo vivendo, ha modificato quel motto dicendo "Ama il prossimo tuo più di te stesso". Ecco dove sta la sua rivoluzione che si trasferisce alla politica. La politica, quella alta e nobile come la riteneva Aristotele, deve considerare e far propri i valori che i tempi chiedono. Amare il prossimo più di te stesso deve diventare un valore che si realizza soprattutto con politiche sociali, piena occupazione, assistenza ai deboli, inclusione degli esclusi, educazione all'etica pubblica, competenza, onestà. Pensate alla corruzione dilagante, pensate ai profughi e agli emigranti, e vedrete quale sia il senso politico-religioso di Papa Francesco». Non vi è davvero nulla da aggiungere.