Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
02 nov 2015

Halloween e dintorni

di Luciano Caveri

In questi giorni la Morte ci apparirà in tutta evidenza nella tradizionale riproposizione delle visite ai cimiteri. Anche se - lo dico in premessa - trovo più bello, al di là della visita, quanto ha scritto Romain Rolland: «Chacun porte au fond de lui comme un petit cimetière de ceux qu'il a aimés». Esistono comunque sul tema il Sacro e il Profano. Il Sacro è, nella dottrina cattolica, la Festa di Tutti i Santi del 1° novembre in cui si ricordano i martiri, mentre l'indomani è la Commemorazione dei Defunti. Inutile dire come - con teorie che si affrontano fra studiosi - quel che è certo è che alcune festività non nascono come i funghi, ma sono legate a precedenti riti pagani di cui si prende il testimone. In particolare l'attenzione ai morti è antichissima e accompagna la strutturazione della nostra civiltà. Ha scritto in un suo saggio sulla morte Louis Vincent-Thomas: «Tra tutti gli esseri viventi, l'uomo è la sola specie per la quale la morte biologica, fatto di natura, si trova continuamente superata dalla morte come fatto di cultura».

In Valle d'Aosta abbiamo lo stupefacente sito noto come "Area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans", enorme perimetro archeologico di origine preistorica (quando finalmente il Museo aprirà sarà chiaro a tutti la portata mondiale di questa scoperta casuale avvenuta nel 1969) che è servita, lungo cinque millenni, prima a riti di consacrazione e di fondazione e poi come posto, stratificato nel tempo, per onorare i defunti. La complessità di simbologie presenti e pure le affascinanti tesi archeoastronomiche gettano un fascio di luce potente su questo terreno di riflessione fra vita e morte che le popolazioni più antiche rappresentavano con una forza inaudita. In questi giorni, per venire al Profano, il periodo dedicato al ricordo di chi non cìè più è preceduta - lo si vede ormai moltissimo nelle tante vetrine dei negozi allestiti - dall'importazione di questa sorta di carnevalata anzitempo che è Halloween, che dalla cultura celtica (la "festa di Samhain") è tornata in Europa attraverso gli Stati Uniti, dove era arrivata assieme agli irlandesi. L'altro giorno, in un grande magazzino aostano, parevo un matto alle casse con in mano una falce e un forcone (naturalmente di plastica) da regalare al mio bambino più piccolo,che sabato si vestirà da... scheletro. Capisco quanto il "dolcetto o scherzetto" sia fenomeno d'importazione, ma deve farci comunque riflettere su come piangere e ridere, divertirsi e spaventarsi, mangiare e digiunare siano facce delle stesse medaglie. In viaggio l'anno scorso in Messico, ho comprato un teschio dai colori sgargianti, che fa parte di un curioso armamentario legato sempre al 2 novembre, quando si celebra il "Dia de los Muertos". Le famiglie in quel Paese visitano le tombe dei propri cari, portando fiori, ghirlande, candele e organizzando veri e propri picnic nei cimiteri, con menu e dolci ricoperti di zucchero che replicano - per esorcizzare la morte e divertire i bimbi - ossa umane e teschi. Mi veniva in mente l'abitudine che c'è anche in molte località della Valle d'Aosta, dove al momento di omaggiare una salma c'è anche la tradizione di offrire da bere e da mangiare. Per altro, proprio attorno ai morti, esiste un vasto patrimonio di miti e leggende - alcune spaventose come lo stesso Halloween, altre piuttosto gotiche con fantasmi e affini - con similitudini evidenti lungo tutto l'Arco alpino. Poi, a dir la verità, basta leggere certi verbali dei processi intentati alle Streghe, spesso uccise alla fine dei processi che si dipanano fra il Quattrocento e il Settecento, per vedere che certi orrori, pure in mezzo alle montagne, non erano solo occasioni per fantasticare, ma anche una violenta realtà fattuale. Tutto alla fine si mischia in un gran calderone, che è la variopinta e scambievole presenza delle identità umane.