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31 ott 2015

Il divorziato risposato e il Sinodo

di Luciano Caveri

Prendere atto dei cambiamenti e sapersi adeguare intelligentemente è una necessità e lo si può fare quasi sempre senza tradire gli elementi fondativi delle proprie convinzioni. Ci pensavo - seguendo con curiosità e anche con un qualche interesse personale - il Sinodo appena concluso, che verteva sul tema "La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo". Ricordo, traendolo da "Famiglia Cristiana", un breve descrittivo per capire di che cosa si parla: "Il Sinodo dei Vescovi fu istituito da Papa Paolo VI il 15 settembre 1965 con la lettera apostolica "Motu proprio Apostolica sollicitudo" in risposta al desiderio dei padri del Concilio Vaticano di mantenere viva l'esperienza dello stesso Concilio. E' un'assemblea dei rappresentanti dei vescovi cattolici che ha il compito di aiutare con i suoi consigli il Papa nel governo della Chiesa universale e su specifiche questioni dottrinali e pastoriali".

Stavolta la posta in gioco riguardava anche un tema che mi concerne, vale a dire come la Chiesa deve comportarsi con i divorziati risposati, specie per accostarsi all'eucarestia con tutti i suoi significati annessi e connessi. Pare che la determinazione conclusiva sia avvenuta, rispetto alla maggioranza dei due terzi richiesta, con un solo voto di scarto e a scrutinio segreto (con franchi tiratori?) e immagino che questo al Papa - che aveva detto che il Sinodo non era un Senato... - l'esito risicato non sarà piaciuto per niente, perché segno che in Vaticano il clima non è dei migliori. Macroscopica e vergognosa è stata la bufala, ispirata da qualche manina occulta, della notizia risultata falsa di un cancro benigno al cervello da cui il Papa sarebbe stato colpito. Altrettanto sgradevole è stata la scelta di rendere pubblica, sempre attraverso la stampa, una lettera di alcuni influenti Cardinali contro certe aperture del Pontefice. Insomma, un insieme di intrighi che miravano a indebolire Papa Bergoglio ed il suo movimentismo in una Chiesa per altro da sempre abituata a giochi di potere, come dimostra la sua lunga e istruttiva Storia in cui si registrano secoli bui. Scriveva ieri, centrando il punto su "La Repubblica", un laico, grande amico del Papa, il famoso giornalista Eugenio Scalfari: «E' pur vero che le conclusioni del Sinodo rappresentano una netta frenata nell'azione innovatrice del Papa poiché, per quanto riguarda i divorziati conviventi con il nuovo coniuge, affidano la decisione di ammetterli ai sacramenti al "discernimento" del confessore. Ci saranno quindi casi in cui il confessore li ammetterà ai sacramenti ed altri di segno contrario. L'incoerenza di questo provvedimento è evidente ed è altrettanto evidente che il Papa deve averlo accettato. La scelta tra due diverse concezioni della Chiesa non data da oggi, ma oggi è ancor più inaccettabile di un tempo, per due ragioni: la prima è il Vaticano II che prevede l'incontro della Chiesa con la modernità e la modernità non si configura in una così ingegnosa decisione. Una seconda ragione è ancora più clamorosa: la famiglia d'oggi non è più chiusa ma aperta e sempre più lo sarà. E' appunto una famiglia che vive nella coesistenza tra fedeltà alla promessa e libertà. E' il Papa che l'ha detto, ma è il Papa che su questo punto soggiace al "discernimento" dei vari confessori. Come si sa, non ci sono confessori di professione, ogni presbitero è confessore. Perciò da questo punto di vista il Sinodo finisce con una vittoria ai punti del partito tradizionalista. Il quale troverà tuttavia la sua sconfitta dalla situazione attuale delle famiglie». Segue una lunga spiegazione sui cambiamenti in corso, che per altro era oggetto della sua rubrica su "L'Espresso" dello stesso Scalfari. Che cosa dice? Che la famiglia non è un monolite, cambia e si trasforma e lo dimostrano nuove forme di coppia su cui lo stesso Sinodo non ha in fondo voluto esprimersi, come i gay. Una scelta omissiva che così è già una scelta. Anche se in fondo la verità la spiegava ieri su "La Stampa" il filosofo Massimo Cacciari, segnalando come il compromesso sia nella natura del realismo dei Gesuiti, Ordine al quale il Papa appartiene e notando in più un aspetto grottesco nella posizione di certi Vescovi che non hanno voluto maggior chiarezza sui divorziati. Spesso sono gli stessi che già oggi, senza clamori e con margini di discrezionalità che resteranno ancora soggettivi e senza regole statuite, la comunione a certi divorziati risposati la danno già. Si faceva ma senza dirlo.