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25 ott 2015

Fosse solo questione di contanti

di Luciano Caveri

Sull'uso del contante trionfa in Italia un'evidente ipocrisia. La progressiva riduzione nell'uso delle banconote decisa dal Legislatore (grossomodo con la stessa maggioranza che ora decide il contrario) rispondeva a due esigenze o almeno così si era sempre detto. La prima era rendere la vita difficile a chi deve usare soldi di dubbia provenienza in un'Italia in cui la malavita ed anche alcuni in politica si fanno corrompere chiedono "pizzi" e "stecche" e dunque tocca riciclare. La seconda è arginare un'altra forma di "nero" e cioè chi non vuole sfuggire all'Erario e si fa pagare in contanti per evitare che questo scambio di denaro risulti tracciato. Questo è un meccanismo duplice che lega a filo doppio chi chiede il pagamento in "nero" e chi lo accetta versando la cifra pattuita, spesso con il paradosso che la prestazione non dichiarata al Fisco non subisce neppure nella transazione quella riduzione di prezzo che dovrebbe essere calcolata nel momento in cui non ci sono le imposte.

Chi, come me, è lavoratore dipendente, osserva il fenomeno e si limita a rimarcare che, per chi ha il prelievo alla fonte sul suo reddito, l'uso del contante è da ritenersi una rottura di scatole, da adoperarsi solo per lo stretto necessario. Se posso adopero sempre o il "bancomat" (che ha commissioni basse) o la carta di credito (che ce le ha più alte e spesso è colpa di chi non sa negoziare la percentuale con le banche). Nessuna persona ragionevole gira con pacchi di denaro per effettuare acquisti. Lo si vede nei Paesi Nordici, nel Regno Unito e negli Stati Uniti, dove un insieme di senso civico e di buona organizzazione nei controlli, fanno sì che piano piano l'uso del contante scompaia per la sua intrinseca scarsa praticità. Allora il problema è diverso: in Italia ormai, per colpa degli evasori fiscali, la capacità di penetrazione dell'Amministrazione finanziaria in tutti i dati possibili del cittadino credo che non abbia uguali in Europa, in barba persino a principi di privacy acclarati. Per cui la questione del contante, che viene brandita con buone motivazioni, dovrebbe essere largamente superata dall'uso di tecniche di accertamento più sofisticate. Lo stesso varrebbe - ma è altro tema - per la discussa questione degli studi di settore e il rischio che certe gabbie generino solo dei mostri non distinguendo bene i diversi casi e i territori montani, specie marginali, ne sanno qualcosa. E' difficile capire come, a fronte appunto di un'invasività sempre più forte del Fisco, gli esiti della lotta all'evasione fiscale non sono tali da spingere chi può farlo - ed i dipendenti non possono - a cercare di spegnere la luce (il "nero" appunto...) su una parte dei propri guadagni, generando poi queste discussioni interessanti ma anche oziose sul limite del contante. Par di capire, come mi raccontano, che fatta la legge è facile trovare l'inganno. Basta, ad esempio, dilazionare in più tranche un acquisto e ci si può far beffa del tetto. In fondo questo poco importa, importa semmai ricordare a chi giustifica la propria evasione con l'esosità dello Stato che questa Repubblica onnivora vale per tutti i cittadini. Ma vale anche il principio che se l'evasione fosse ancora più massiccia come diavolo funzionerebbe il sistema pubblico? Oggi ormai tutti i servizi erogati sono legati a questioni reddituali con meccanismi come i valori "Isee - Indicatore della situazione economica equivalente" e dunque chi scende al di sotto di certe cifre, celando i propri reali redditi, non solo non paga il dovuto, ma entra in un circuito di vantaggi sociali che rendono ancora più insopportabile la situazione. Insomma, non è tanto il tetto più o meno alto del contante che fa la differenza, se non perché forse aveva assunto un valore simbolico rispetto a chi gira con mazzette da far sparire. Quel che conterebbe semmai è l'equità. Pensare che il dettato costituzionale è tacitiano al suo articolo 53: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività".