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20 ott 2015

Emigrazione vecchia e nuova

di Luciano Caveri

Mai come in questi anni mi è capitato di incontrare valdostani che se ne vogliono andare dalla Valle d'Aosta. In genere si tratta di persone che non trovano un lavoro corrispondente alle attività per cui hanno studiato oppure ritengono, in senso più vasto, che «per fare fortuna» oggi si debba andare altrove, perché da noi le chances si sono esaurite e la situazione, già precaria, sta ora precipitando nel vuoto di idee e proposte, accanto all'impoverimento di un bilancio regionale che viene tagliato di anno in anno. Mi viene talvolta in mente quel gioco da bambino, quando su un cumulo di sabbia veniva apposto il bastoncino di legno di un gelato e ai giocatori toccava togliere manate di sabbia sino a quando il legnetto cadeva e l'ultimo "scavatore" perdeva la partita. Qui in Valle il legnetto, che poi è l'Autonomia, sta ormai in piedi per un soffio e, come mi diceva scherzando ieri un mio amico canavesano (di quelli "doc" perché ha due cognomi!), toccherà imparare il piemontese per quando la Valle d'Aosta sarà forzatamente annessa...

Ma torniamo all'emigrazione che non è, insomma, quel fenomeno di diaspora dei secoli passati che era spesso forzosa, perché l'alternativa se non era morire di fame c'eravamo vicini oppure - negli anni del Fascismo - la scelta di andarsene era legata a forme di persecuzione politica. E' cioè, quella di oggi, una scelta consapevole e non esclusivamente guidata dal bisogno, come erano appunto - come esempio estremo - le storie di vero e proprio schiavismo dei giovanissimi ramoneurs, gli spazzacamini, che partivano dalle povere vallate valdostane verso le grandi città francesi. Questo argomento, fra passato e presente, mi ha sempre affascinato. Nel senso che da un lato penso che si dovrebbe scavare sempre di più sul dedalo di storie rappresentate dall'emigrazione. Mi sono molto divertito quando dal Colorado Daniele Treves, che dirige laggiù "Colorado Stone Quarries", mi ha spedito i racconti di persone di origine valdostana, i cui nomi sono già tutti un programma: Clifford Cerise, Ed Grange, Ernest Gerbaz, Floyd e Vera Diemoz. Mentre sull'émigration valdôtaine in Francia ed in Svizzera ormai sappiamo moltissimo, anche grazie ad una serie di documentari per "RaiVd'A" del regista valdostano e parigino Didier Bourg, resta questo buco nero degli altri Continenti, in primis Nord e Sud America, che devono essere davvero uno scrigno pieno di racconti preziosi. Penso anche alla diplomatica valdostana Alessandra Tognonato che, console a Buenos Aires, vedeva nel suo ufficio i documenti di tantissimi argentini di origine valdostana, spesso - per l'epoca cui risaliva lo spostamento della famiglia - catalogati come "piemontesi". Dall'altra, anche con una trasmissione radiofonica curata da Nathalie Dorigato per "RaiVd'A", si sono ritrovati, invece, esponenti di quella nuova emigrazione in giro per il mondo di cui ho parlato all'inizio. Anche in questo caso - ed a ritmo sempre più accelerato in concomitanza con una crisi economica che priva molti di reali prospettive in Valle - c'è chi prende e parte per diverse avventure, anche con ambizioni di diverso livello, a seconda di studi e possibilità conseguenti. Penso che il fenomeno vada osservato, perché accanto lati positivi, come l'apertura al mondo, la provincializzazione, la prova soggettiva che ognuno di quelli che si trovano impegnati in certe storie si trova a vivere, vi è anche - come il rovescio di ogni medaglia - il rischio che la Valle d'Aosta, specie quando la scelta di andarsene diventa irreversibile, perda molti talenti - oggi si dice "cervelli in fuga" - che sarebbero stati utili qui da noi. Ragionamento che vale perché l'Autonomia speciale funziona solo se qualcuno ci mette il combustibile, che non sono solo i citati soldi, ma anche le intelligenze di chi può proporre idee e progetti nuovi per il futuro, evitando il rischio della chiusura e dell'angustia. Sarebbe bene pensarci, evitando di fare quelli che non si accorgono di certi fatti, proprio per la ben nota inutilità di piangere sul latte versato.