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22 set 2015

Crolla il Welfare valdostano e chi tace acconsente

di Luciano Caveri

Mala tempora currunt nella piccola Valle d'Aosta, un tempo modello invidiato dell'autonomismo alpino, oggi sbiadita fotografia del tempo che fu, con una crisi istituzionale di portata storica, rovesciata come una valanga sui cittadini valdostani e il loro benessere, ma soprattutto su di una coesione sociale che era un cemento importante di un modello pubblico pazientemente costruito da chi, me compreso, ci ha sempre creduto. Tanto che personalmente sono stupefatto del "punto di non ritorno" nel quale stiamo sprofondando e dico subito che non compartecipo all'idea che non ci sia nulla da fare. Crolla il sistema solidaristico e protettivo del welfare valdostano, costruito negli anni e per ora l'opinione pubblica non pare del tutto cosciente dello tsunami, anche se colpisce quelle famiglie che dovrebbero avere dei paladini coraggiosi, come il ciellino unionista Tonino Fosson, che invece di fronte ai sindaci usa i toni stupiti di chi ammette l'impotenza verso uno Stato cattivo che taglia, taglia e taglia ancora i trasferimenti finanziarii, che - detto per rinfrescare la memoria - sarebbero un diritto e non un piacere.

E tanti Don Abbondio tremebondi prendono atto con spaventata rassegnazione, come se la politica fosse fare gli amministratori di condominio. La vicenda degli asili nido, con il sistema delle autonomie locali a larga maggioranza complice di aumenti terribili per le famiglie e lo stesso vale per gli anziani nelle microcomunità, è dunque la cartina di tornasole di un sistema di potere, retto sulle decisioni cesaristiche di uno solo, il presidente "runner" Augusto Rollandin, che corre come uno stambecco sulle montagne, ma in politica ha perso ogni energia e ormai ha dato il via ad un autonomismo del subire, indegno pure del suo passato. Come se l'Autonomia speciale fosse arrivata ad un ineluttabile capolinea ed i valdostani dovessero rassegnarsi ad eventi che il Fato ha causato e non, invece, ribellarsi alle incapacità di chi dovrebbe rappresentarci. Crolla il welfare come un "castello di carte" per una ragione semplicissima: l'assenza di difesa dell'autonomia finanziaria della Regione in una negoziazione con Roma che è diventata un imbarazzante calare le braghe. Con il paradosso che questo avvenga quando il voto del senatore valdostano Albert Lanièce è preziosissimo per il Governo Renzi e lo stesso Partito Democratico ha avuto, con l'intercessione dello stesso premier, l'apertura nelle stanze del potere con il sindaco di Aosta Fulvio Centoz (che a cento giorni dall'insediamento non ha ancor cominciato a governare la città) e con un posto in Giunta regionale per Raimondo Donzel, un tempo fiero avversario del "rollandinismo". Questo asse "Aosta-Roma" doveva garantire al Governo Rollandin una stampella per governare e rapporti privilegiati con Matteo Renzi, di cui per ora non si ha notizia. Anzi, i fatti e la crudezza dei numeri dimostrano che la negoziazione non funziona affatto. Il crollo di partecipazione politica nell'Union Valdôtaine, che festeggia i settant'anni dalla sua nascita in uno stato di evidente difficoltà, è segno che una certa politica - fatta di un decisionismo personalistico senza efficacia reale, ma costruito su molti miti - sta arrivando al capolinea. Su certe macerie non sarà facile ricostruire, ma bisogna farlo per dignità e per il futuro dei nostri figli, perché chi tace acconsente.