Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
02 giu 2015

Aosta: stessa spiaggia, stesso mare...

di Luciano Caveri

Vorrei scrivere del cielo azzurro, dell'attesa dei ciclisti del "Giro d'Italia", del fatto che scopro alla mia verde età di avere un'allergia alle erbe dei prati falciati, del desiderio indicibile di mare o altre questioni leggere che mi facciano godere del mese di giugno che incombe. Ma poi - maledizione - ti arriva il virus della politica e comincia a scrivere, al posto tuo, sulla tastiera. Così cedo e lascio il filone del tempo libero, cercando il filo che parte dalla celebre frase «La politique est l'art de rendre possible le nécessaire», scritta nelle sue memorie da Armand-Jean du Plessis de Richelieu, a tutti noto – per il suo ruolo alla Corte di Francia fra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento – come Cardinale Richelieu. La tempesta perfetta del cambiamento per il Comune di Aosta sembrava basata, nella sostanza dei fatti, sul Partito Democratico del "renzismo", incarnato dal nuovo leader locale, Fulvio Centoz, che scelse il giovane fiorentino nel momento in cui sembrava che il suo sole fosse già al tramonto e invece era il sol dell'avvenire. Anche la fortuna è importante nelle carriere politiche, come si suol dire: essere nel posto giusto al momento giusto.

Sceso dalla Val di Rhêmes, dov'era stato sindaco a Notre-Dame, Centoz è stato - addirittura con la benedizione dello stesso Matteo Renzi - fautore di un "nuovo corso" interno (i "civatiani" vincitori degli scontri locali sono ormai in molti ad essere diventati "renziani") e nei rapporti politici esterni (basta con l'asse dell'opposizione con Alpe ed Union Valdôtaine Progressiste e apertura all'Union Valdôtaine del già criticatissimo Augusto Rollandin). Il meccanismo ad orologeria era stato così concepito da molto tempo: prima si comincia con Aosta, dove si rinnova in profondità, mandando a casa il sindaco Bruno Giordano (Giordano Bruno fu bruciato a Campo dei Fiori a Roma, mentre Bruno Giordano è stato sacrificato in piazza Deffeyes ad Aosta), simbolo dell'accordo con la destra berlusconiana, si cambia la Giunta e il nuovo asse farà crescere i consensi del PD. Dopo di che si prevede di voltar pagina in Regione e si scopre il volto buono di Rollandin e, per il solito senso di responsabilità buono per tutti gli usi, si appoggerà la Giunta regionale attuale per garantire la stabilità di Governo (governare con diciotto voti di maggioranza su trentacinque è stato difficile sino ad ora), "coprendo" politicamente la frontiera con Roma, anche in vista delle riforme istituzionali. Questo gioverà, secondo il ragionamento, anche al PD che fra tre anni dovrebbe avere una pattuglia più grande di consiglieri regionali e pure, con la nomina indiretta dei senatori, conterà su un senatore nella figura dello stesso Centoz. Ma la tempesta perfetta è partita maluccio, perché la coalizione UV - PD ha certo vinto al primo turno, ma il PD è calato di consensi, che sono invece aumentati nell'UV che cannibalizza da sempre gli alleati, ed il sindaco rinnovatore si è ritrovato nella sostanza più o meno con la stessa Giunta comunale di Giordano e con l'effetto di un Centoz "anatra zoppa", perché con un PD deboluccio e gli altri che comandano, come si è già si è visto, e essendo impossibile cambiare, si resta lì dove si era, facendo finta di niente. Stessa spiaggia, stesso mare: compresa la valorizzazione di quel "Creare VdA" (già "Fédération") che sembrava non potesse far parte della coalizione per poi entrarci e che oggi copre l'ala destra, persino con l'ottenimento di un Assessorato, che è un premio comprensibile, perché senza la loro percentuale di voti ci sarebbe stato il ballottaggio con possibile "patatrac". Ora ci sarà la Regione nel mirino e questo accordo di lunga gittata fonderà ancora di più l'amalgama fra "renzismo" e "rollandinismo", nella visione di partiti personalisti e di leadership basate sulla filosofia del «faso tuto mi» e di un fastidio verso la democrazia parlamentare. Facendo però la gioia di chi, tra qualche anno, dovrà scrivere di questa curiosa stagione della politica valdostana, frammista a quella italiana. Mai come in questo momento è interessante essere osservatori e vedere i grandi e piccoli movimenti di un "puzzle" che si sta formando, tassello dopo tassello: alla fine il disegno sarà un bel primo piano di Augusto Rollandin, sempre più simile a un "Re Sole", pure nel possibile slogan che, parafrasando Luigi XIV, potrebbe essere «La Vallée d'Aoste c'est moi», avendo anche inglobato e sterilizzato (potenza di un veterinario!) alcuni rivoluzionari. Il loro slogan «Hasta la victoria siempre» avrà una scritta sottostante: «Grazie, Guste!». Naturalmente si scherza, come faceva Gesualdo Bufalino: «Tutte le rivoluzioni cominciano per strada e finiscono a tavola».