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21 mag 2015

Il compleanno della mia "Vespa"

di Luciano Caveri

Quarant'anni scritto in lettere è molto più avvolgente del "40 anni" scritto in cifre, ma la sostanza è uguale. E questa volta si tratta di un compleanno particolare, quello della mia "Vespa 125 Primavera" del 1975. Venduto il mio cinquantino "Beta", a sedici anni il passaggio alla categoria superiore del "125" era uno dei passaggi giovanili, tanto che ricordo a memoria la targa AO 24210 (oggi ha una targatura diversa, perché l'ho re-immatricolata e può vantare l'aggettivo di "storica"). Se gli oggetti potessero parlare per proprio conto e non solo attraverso la nostra memoria, la "Vespa" potrebbe raccontare un sacco di cose, magari davanti a un camino in una sera d'inverno, come avverrebbe con una vecchia fiaba con il suo "C'era una volta...".

In questo caso il punto di partenza sarebbe l'incontro fra la "Vespa" ed un sedicenne, il sottoscritto. Ha scritto Paul Auster: «Dans la mémoire, les choses n'ont pas toujours le meme poids. Quelques jours peuvent compter plus de cent ans». E questo vale certamente per certi momenti vissuti con la "Vespa": ricordo bene la gioia del possesso ed i chilometri macinati lungo tutte le strade della Valle e nell'Imperiese delle mie vacanze, di giorno e di notte. Un divertimento dell'epoca, da veri imbecilli, era proprio di notte fare le scintille nei tornanti con la scocca della Vespa che sfiorava l'asfalto. E poi, in tutte le stagioni, la usavo per andare a scuola (ho fatto il Liceo ad Ivrea) con i giornali sotto il maglione per evitare l'umidità, terribile lungo i tratti in cui si costeggiava la Dora. Penso che certe botte alla cervicale siano il regalo ricevuto a distanza.

E poi - ciliegina sulla torta - l'epico viaggio con gli amici attraverso l'Italia, sino in Calabria, statale dopo statale. A Roma venimmo affiancati da moto di grossa cilindrata guidate da un gruppo di fascistoni, attirati dalla bandierina valdostana che avevo messo a garrire al vento sul mio portapacchi stracarico con sacco a pelo sommitale. Il coatto ci apostrofò in un dialogo surreale a 70 chilometri all'ora (all'epoca niente casco, considerato da sfigati): «Ahò, è la bandiera der Milan?». Una risposta positiva non ci avrebbe portato bene. «No, assolutamente», replicai tremebondo. Non riuscii ad aggiungere altro, perché il borgataro con croce nazista al collo, affiancato all'altro lato aggiunse: «Allora è la bandiera dell'anarchia». Mentre già mi vedevo ridotto - io ed i miei amici - in una pozza di sangue riuscii a spiegare che si trattava della bandiera della Valle d'Aosta e loro si sciolsero in una risata e diedero gas. Io rimasi alla velocità di crociera garantita dal mio scooter con il cuore che batteva all'impazzata. Con la stessa "Vespa" ebbi un incidente niente male. Andavo da Ivrea a Chiaverano per prendere la morosa eporediese dell'epoca, dopo una festa di classe. La ruota davanti, lungo la strada del lago Sirio, entrò in una buca e presi una bella capata a terra, sfiorando di poco un guardrail che mi avrebbe portato direttamente all'Aldilà. All'ospedale di Ivrea, per caso, c'erano i miei genitori, che videro arrivare questo grumo di sangue sconnesso. La "Vespa" venne riverniciata più in fretta del tempo in cui si rimarginarono le mie ferite, che porto ancora sul volto. Poi arrivò la macchina ("Autobianchi A112" metallizzata, con inquietante impianto stereo con mobiletto in legno), per cui la "Vespa" finì in un garage di Champoluc della mia ragazza albergatrice. La moto venne radiata e poi, anni dopo, quando ormai la davo per morta, scoprii che era rimasta là. Sul pianale di un pick up la portai dal meccanico e poi dal carrozziere e da qualche tempo è tornata a vivere in una versione ormai urbana, consona all'età. E' stato un ritorno di fiamma, come un vecchio amore di giovinezza. Ora ne ho ripreso il pieno controllo con quelle malizie che mi consentono di andare e venire come facevo ormai tanto tempo fa. Lei, la "Vespa", è vintage ed io con lei. Basta uno sguardo e l'avvio con la pedalina e tanti ricordi - di persone e di avvenimenti - tornano in superficie. Non prevedo una torta per il suo compleanno, ma magari una pulitina alla candela ed un pieno con una miscela un pochino più grassa...