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05 apr 2015

Quella norma rimasta nel cassetto

di Luciano Caveri

Per deformazione professionale, avendo cominciato il mio percorso politico dalla Camera dei Deputati, ho sempre, da lì in avanti e purtroppo ormai tanti anni fa, ragionato di fronte ai problemi cercando di capire quale fosse il quadro legislativo e il ruolo, se esistente, della nostra Autonomia speciale, in quello che è ormai il triangolo "Aosta - Roma - Bruxelles". Ricordo che negli anni in cui sono stato presidente della Regione e c'erano già gli assalti, dignitosamente respinti, al nostro ordinamento finanziario e al welfare valdostano da esso discendente, avevo un evidente pallino, che se possibile è diventato un assillo di questi tempi in cui le vacche sono tutte magre. Mi riferisco al tema delicatissimo dei costi sanitari, specie se applicati al quell'invecchiamento che riguarda l'attuale società e a quel limite della "Terza età" (in termine più aulico dicesi "senilità" o crudemente "vecchiaia"), che indica l'ultima parte della nostra vita, quando diventiamo più fragili e più vulnerabili.

Con un'asticella dell'età che si sposta sempre più in là con problemi socio-economici futuri di sostenibilità dei servizi pubblici che se occupano e con un peso crescente per gli interessati e le loro famiglie. Nel 2050, ma il dato valdostano dovrebbe essere più alto di quello nazionale, in Italia avrà più di 65 anni il 33,65 per cento (una persona su tre), ma con una speranza di vita nella nostra area geografica che viaggerà in quel tempo attorno agli 83,3 anni di età, con evidenti ricadute nei fenomeni della demenza senile e affini. Già oggi - parlate con chiunque abbia il problema, pur con diverse forme domiciliari o in strutture apposite - i costi delle prestazioni di assistenza e pure sanitarie hanno costi crescenti e purtroppo negli anni a venire la situazione sarà ancora più fosca. Ragion per cui e non a caso insistetti per l'approvazione di quel Decreto legislativo numero 208 del 24 aprile 2006, pubblicato nella "Gazzetta Ufficiale" numero 132 del 9 giugno 2006, intitolato "Norme di attuazione dello Statuto speciale della Regione autonoma Valle d'Aosta - Vallée d'Aoste in materia di contributi per la copertura di oneri sanitari ed assistenziali". Il testo penso sia leggibile nella sua prosa secca e nel solo articolo del decreto: "1. La Regione, in attuazione dell'articolo 3 dello Statuto speciale e del combinato disposto dell'articolo 117 della Costituzione e dell'articolo 10 della legge costituzionale 18 ottobre 2001, numero 3, nel rispetto dei principi della legislazione statale in materia di assicurazioni sociali, d'assistenza sanitaria e di integrazione socio-sanitaria, può disciplinare con legge l'istituzione di contributi, anche obbligatori, a carico dei cittadini residenti nel territorio regionale, destinati alla costituzione di fondi assicurativi volti a garantire ai cittadini l'erogazione delle prestazioni sanitarie e socio-assistenziali previste dalla legge medesima. 2. La legge regionale disciplina le modalità di accertamento e riscossione dei contributi, nonché di gestione dei fondi di cui al comma 1, anche mediante affidamento a terzi nel rispetto della normativa comunitaria. 3. La regione può altresì avvalersi, con oneri a suo carico, di enti nazionali operanti nel settore della previdenza e delle assicurazioni sociali o delle agenzie di cui all'articolo 73 del decreto legislativo 30 luglio 1999, numero 300, sulla base di apposite convenzioni". Purtroppo questo strumento, utile soprattutto per i giovani per assicurasi un futuro e delle certezze in epoca così difficile nelle previsioni di cosa avverrà, è rimasto lettera morta. Spiace che questo sia avvenuto e che sul tema non si sia aperto un reale dibattito che consentisse di capire, nel bene e nel male, come adoperarsi per trovare le migliori formule d'applicazione. Era una scelta importante e poteva rappresentare un esempio non solo per l'assistenza ma anche per le prestazioni sanitarie nel mirino dei risparmi e dei tagli.