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19 mar 2015

Se un ciclista e un biker fanno primavera

di Luciano Caveri

E' un paio di mattine - anche se in queste ore pare che subiremo un colpo di coda dell'inverno - che la primavera s'insinua e diventa qualcosa di più di una speranza. Il test più probante sono gli uccellini che cantano all'alba, pur rimbambiti da un inverno che è stato complessivamente mite. Essendo del tutto privo di qualunque competenza ornitologica, immagino che non lo facciano per contentezza ma, forse, perché sono in fase di corteggiamento. Chiudo qui ogni elucubrazione poetica, perché mi sembra di essere il bracco (che poi come razza è un beagle!) Snoopy che osserva, a dire il vero attonito, l'uccellino Woodstock, suo fedele a strapazzato amico. Ma l'arrivo della bella stagione è sancito anche dalla razza umana, che si personifica in due tipologie di esseri viventi che sentono il cambio di stagione: il ciclista e il motociclista.

Vado ogni tanto in bicicletta in mountain bike su percorsi elementari o ho posseduto pure una bici da corsa in un lontano passato, finita in preda alle ragnatele. Osservo con interesse sociologico e pura ammirazione i miei amici ciclisti: ce ne sono alcuni - penso ad Ottavio Signorini del "Bataclan" - che fanno delle imprese degne di un misto fra Gino Bartali e Roald Amundsen con chilometraggi e colli alpini che stenterei a fare in macchina o altri - mi riferisco al mio dentista, Roberto Beccio - che macinano più strada di quanto io scriva su questo blog. Naturalmente, oltre ai pro ci sono i contro: trovo, talvolta, lungo la statale dei gruppi di ciclisti che sembrano sulla strada uno stormo di storni e rischi di falciarne qualcuno. Capisco che si tratta di una risposta all'arroganza degli automobilisti, ma trovo che convenga trovare un modus vivendi e consiglio vivamente, qui in Valle, la maggior tranquillità di certi percorsi dell'Envers. L'altra tipologia è il motociclista (dicesi "biker" in ossequio all'inglese): li vedo già in queste ore spuntare nello specchietto retrovisore. Per me, umile vespista ormai da percorso urbano, esistono logiche che non conosco esattamente ma che ammiro, sempre per interposta persona. Ho amici che hanno la "Harley-Davidson", altri che militano per la "Ducati", ne ho che viaggiano su "Bmw" d'epoca. Mi sono stati raccontati raduni in capo al mondo e legami e amicizie che si cementano on the road. Molto bene: ma mi sia consentita un'osservazione serena e collaborativa, che riguarda la sicurezza. Troppo spesso, in punti topici della viabilità valdostana, come può essere la "Monjovetta" o lungo certe strade di vallate laterali, sono superato, mentre guido, da cretini singoli o in gruppo che attentano con sorpasso azzardati alla loro e alla mia vita. In certe circostanze ho sudato freddo e mi sono visto lo spericolato di turno spiaccicato sul muso dell'auto. So che i motociclisti seri concordano e lo stillicidio di morti sono il segno tangibile che la mia preoccupazione è fondata. Per fortuna la primavera resta soprattutto il risveglio della Natura con ritmi e ciclicità del tutto ripetitivi e rassicuranti. Aspetto con vigile attesa l'arrivo dell'ottima ora legale che allunga le mie giornate: leggo che c'è chi combatte a favore del mantenimento dell'ora solare. Pare che con il cambio di ora si registrino, nell'immediatezza, più infarti e un aumento delle liti di coppia. C'est la vie! Io milito per l'ora estiva!