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30 gen 2015

I tassinari

di Luciano Caveri

I tassisti romani sono una categoria senza eguali, che ho frequentato per anni nell'andirivieni fra l'aeroporto di Fiumicino e il centro città. Chi trovavi come conducente nella corsa era ed è ancora un azzardo, così come il tipo di vettura che può andare da una macchina nuova e linda ad un ferrovecchio olezzante. Ma, tranne il raro caso del tassista silente e introverso, raramente c'è da annoiarsi. Ci sono diverse categorie possibili. Assai diffusa è l'appassionato di calcio, riconoscibile già dalla stazione su cui è sintonizzata la radio. Romanista o laziale, una costante è l'odio verso la Juventus «che ruba gli scudetti». Per cui la mia fede bianconera va svelata con leggerezza e con un senso di palese disagio rispetto alla capacità della Vecchia Signora di comprare gli arbitri, su cui va manifestato dispiacere.

Altro grande filone: la politica. Anche in questo caso si palesano presto gli opposti estremismi, tipo il vetero-fascista o il ruvido comunista, ma anche il nostalgico della Democrazia Cristiana o il sempreverde Qualunquista. Al grido di «so' tutti ladri» si può reagire con cenni di assenso, evitando di dire, per quieto vivere, di avere una carriera politico in corso o ormai sulle spalle. Unificante è l'odio per il sindaco di Roma in carica, sul quale i tassisti romani alimentano leggende metropolitane le più feroci in genere allargate ingenerosamente alla di lui moglie. E' un filone complottista che alcuni guidatori allargano ad altri settori della vita, in genere grazie a testimonianze raccolte da utenti ascoltati a bordo del loro automezzo durante il servizio. Analogo il filone dell'aneddotica gossippara su personaggi famosi della televisione con vizi e virtù derivanti dalla favolistica taxistica, anche a sfondo erotico. Tutti odiano gli "Ncc", che non è una nuova formazione politica, ma i "Noleggio con conducente", e cioè l'odiata concorrenza. Mi trovai su una vettura di questo genere durante una manifestazione di tassisti in via del Corso e mi salvai dal linciaggio per la destrezza dell'autista nel fuggire, cavandosela con qualche bozzo sulla carrozzeria. Oggi lo spauracchio è il terribile "Uber", il servizio di auto a noleggio che passa attraverso una "app" del telefonino. Meglio evitare di esaltare i vantaggi della concorrenza. Così come è meglio tacere quando si scoprono i mille truschini inventati per poter fare più corse da Fiumicino con comunicazioni via telefono degni dei codici segreti della "Cia" o del "Mossad". Poi capita ogni tanto che il viaggio sia un campionario di umanità. Con tassisti che raccontano vicende degne di un cantastorie. Sono spaccati di vita, come monologhi alla Alberto Sordi (ricordate l'attore romano quando ne "Il Tassinaro" carica Giulio Andreotti in carne e ossa?). L'altro giorno mi è venuto il magone quando un mio coetaneo tassista mi ha raccontato una sua storia sui suoi genitori di 86 anni e delle traversie dovute alla mamma affetta dall'Alzheimer. E' stato un racconto lungo e dolente, affettuoso e doloroso con questa donna che piano piano svanisce e poi ritorna, che teme di essere in una casa diversa dalla sua e vede pure fantasmi della sua vita che le parlano. E il marito che l'asseconda e soffre, ma non rinuncia alla passeggiata quotidiana per prendere il pane e andare in farmacia, malgrado le gambe malferme e i tre maledetti scalini che hanno trasformato l'ingresso del condominio in un difficile ostacolo. Ma l'amministratore non ci sente... La vita quotidiana in un racconto da taxi degno di una prova letteraria e della mia commozione.