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01 gen 2015

Gli ultimi delle Speciali

di Luciano Caveri

Possiamo, senza tema di smentita, dire con tranquillità, ma con la giusta indignazione, che fra le autonomie speciali la più tartassata dallo Stato, anche nel 2014, è stata la Valle d'Aosta. Spiace doverlo scrivere, ma la triste realtà è proprio questa e non la si può e non la si deve nascondere. Sarebbe facile argomentarlo questo record con puntiglio e dati alla mano. Potrei riprendere uno a uno errori e omissioni di chi, in politica, ad Aosta e a Roma, avrebbe dovuto difendere la nostra Regione Autonoma e non lo fatto per nulla o non a sufficienza. Lo si vede - ultimo atto parlamentare - anche dalla Legge di stabilità con una norma confusa che mischia - e non è un bene - legislazione ordinaria con norme d'attuazione a venire. Ma è inutile accanirsi: questa inerzia è ormai preclara ed è bene guardare avanti, anche attraverso qualche elemento comparativo. Ben diversa è stata la capacità di mediazione di Trento e Bolzano, che hanno cavalcato l'onda per ottenere un accordo di lunga gittata sia finanziario che ordinamentale (trasmesso pure a Vienna in ossequio alla "garanzia internazionale"). Mentre - per chiudere il confronto con le Speciali del Nord - il Friuli-Venezia Giulia ha ottenuto denaro con la logica politica, in verità vecchia come il cucco, di una Debora Serracchiani, presidente della Regione e neorenziana di ferro. Dunque più un favore che un diritto. Se si allarga la visuale, resta da capire cosa avverrà esattamente per la Sardegna, cui era stata assicurata dal Governo un'uscita dal "Patto di stabilità", che sarebbe elemento clamoroso e si sommerebbe a prelievi più leggeri di quelli sinora inflitti alle autonomie speciali del Nord. Resta poi la Sicilia, che è sempre una storia tutta sua grazie al numero di parlamentari che la rappresentano e che possono fare la differenza per un Governo e questo crea una morbidezza inconcepibile. Questo ha consentito alla Regione siciliana (questa la dizione statutaria) di sbattersene allegramente di vincoli, tagli e sanzioni, mai arrivati a destinazione per il perdonismo dello Stato, malgrado la bancarotta aleggi da decenni e obbligasse a scelte drastiche. Ultima perla: la scelta di Matteo Renzi di imporre un suo uomo, l'economista toscano (guarda il caso) Alessandro Baccei come assessore all'economia della Sicilia nella Giunta del bizzarro presidente Rosario Crocetta. Presidente che pare già essere ai ferri corti proprio con Baccei che ha invocato misure drastiche per riequilibrare i conti in profondo rosso. Intanto su BlogSicilia si annuncia la normalità di queste ore per i consiglieri regionali del più antico Parlamento d'Europa: "Sul piatto c’è l'analisi delle commissioni di merito su bilancio e finanziaria ma queste riunioni servono ad avviare la sessione formalmente e a liberare urgentemente dalle commissioni il disegno di legge di esercizio provvisorio. Si punta ad avere un esercizio provvisorio già approvato dalle Commissioni entro domani sera in modo che lunedì la Bilancio possa analizzare la norma e mandarla in aula per martedì 30". Chiaro il concetto? Si apre la sessione di Bilancio per approvare, come sempre avviene, l'esercizio provvisorio! Ma il fatto reiterato negli anni non fa più notizia per la Sicilia, che con poteri, competenze e finanze derivanti dal suo Statuto potrebbe essere la punta di diamante delle Speciali. Lo Stato assente, silente e complice di un disastro preferisce, invece, prendersela con altri, per esempio con i valdostani... Nel 2015 sarebbe bene che sul punto si pretendesse un'inversione di rotta. E invece, purtroppo, i rischi sembrano aumentare.