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20 nov 2014

Attese e prospettive della politica valdostana

di Luciano Caveri

Chi da molto tempo percorre le "praterie" della politica diventa, giusto o sbagliato che sia, un interlocutore per chi pensa che tu sappia tutto su quanto bolle in pentola. Così avviene in questo strano autunno valdostano, in cui la politica vive di attese e di prospettive. Mi chiedono e io rispondo, tratteggiando scenari flou e sentendone, in cambio, di tutti i colori. Le attese sono negli occhi rivolti al Palazzo del Tribunale di Aosta per due questioni. La prima va a giudizio e riguarda, fra gli altri, il presidente della Regione, Augusto Rollandin. Qualora condannato, verrebbe sospeso dalle sue funzioni ai sensi della "legge Severino" e questo movimenterebbero parecchio. La seconda, ancora nella fase della richiesta di rinvio a giudizio (ma con un consigliere che ha già scelto, con condanna, di chiudere il suo caso), riguarda alcune spese dei Gruppi del Consiglio Valle e nove consiglieri sono risultati della partita all'atto della chiusura delle indagini preliminari. La richiesta pare avverrà ad horas e poi si vedrà. Anche in questo caso, ma con un orizzonte più in là, ci potrebbero essere delle sospensioni dal Consiglio. Dalle attese alle prospettive: la maggioranza regionale, frutto del pre-accordo previsto dal sistema elettorale in vigore, vede diciotto consiglieri di Union Valdôtaine e Stella Alpina reggere la maggioranza. Questa maggioranza è ormai in crisi e lo ha ammesso alla fine lo stesso presidente Rollandin, che è dominus della Giunta sin dall'inizio della Legislatura, ma è già stato costretto ad un rimpasto per andare avanti. Lui stesso, dopo che nei mesi scorsi ha avuto "franchi tiratori" in varie occasioni e pure un tentativo di farlo cadere che non andò a buon fine (si dimisero gli assessori, ma lui restò, facendo tornare a casa unionisti dissenzienti o presunti tali), ha spinto i due partiti al governo ad aprire un dialogo con le opposizioni "per allargare la maggioranza". Questo, malgrado gli incontri avvenuti e tenendo conto delle attese gravide di significato di cui ho detto, vuol dire tutto o non vuol dire niente, a seconda delle varianti possibili e su cui ormai si è sentito di tutto. I partiti di opposizione, legati a suo tempo dal progetto "Renaissance", vivono vicende varie, che fanno sì che Union Valdôtaine Progressiste, Alpe, Partito Democratico e "Movimento 5 stelle" abbiano dinamiche ondivaghe che si avvicinano e si allontanano con una qual certa fibrillazione. La politica è fatta di idee, ma anche di persone ed è più facile dividersi che conservare momenti di armonia, spesso a causa di personalismi con pregiudizi. L'antidoto è il senso del dovere. Mi pare che nell'opinione pubblica - quella ancora interessata alla politica, che temo abbia avuto un tracollo partecipativo - le vicende siano seguite con curiosità ma anche con sconcerto. Nessuno può avere la presunzione di avere sul punto delle certezze e sapere dove si andrà alla fine a fermare l'asticella. Comprendo anche che in tempo di crisi economica e della stessa politica sembra alla fine che non vada bene nulla. Non va più bene una figura presidenziale che occupa troppo la scena e disdegna ogni gioco di squadra, tenendo conto che con Roma le cose vanno male e l'autonomia speciale declina, oltretutto strangolata da "tagli" alle finanze pesantissimi. Non va neppur bene una maggioranza debole e senza mordente su qualunque dossier e che sembra slavata in lavatrice. Intanto, l'opposizione ha fatto per un periodo il muro contro muro verso la maggioranza e parrebbe che essere minoranza potrebbe non essere capito, specie se passa il messaggio grottesco propagandata dalla maggioranza del «non ci viene consentito governare»... Ma, all'opposto, neppure un "inciucio" in piena regola sarebbe capito. Nel mezzo del tavolo - e dei due atteggiamenti - ci stanno i grandi temi su cui eventualmente far confluire energie comuni, ma gli elettori di chi si è scannato sino a poco tempo fa capirebbero questa "chiamata alle armi" o sembrerebbe la solita storia di una politica che trova alla fine accordi impossibili "Cicero pro domo sua"? Non è facile uscirne senza dare il senso gattopardesco "cambia tutto, perché non cambi nulla". Ma non escludo che ci si possa riuscire a certe condizioni ben definite. In più, ad accrescere la confusione, ci sono i soliti pettegolezzi su accordi segretissimi e scenari futuribili. E poi - legittime perché siamo uomini - ci sono le ambizioni personali, che sono una forza che può agire in positivo o in negativo, a seconda di come la si cavalchi. C'è chi ipotizza, infine, anche uno scenario di elezioni anticipate, ma per arrivarci ci vogliono i numeri e chi firmi per andarci. Mi pare improbabile che questo possa avvenire. Insomma, non resta che attendere, sapendo che il tempo varia, come cantava Georges Brassens: "Il y a deux sortes de temps, Y a le temps qui attend, Et le temps qui espère".