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21 ott 2014

Berlusconi incuriosisce

di Luciano Caveri

La politica italiana (anche quella valdostana di questi tempi...) è ormai da tempo un rompicapo. Difficile e pure inutile è fare delle previsioni, perché il rischio di sbagliarsi è elevatissimo. Meglio viaggiare "a vista" e guardare fin dove si vede bene, piuttosto che affrontare l'ignoto, dove cioè gli antichi - anche se la cosa non ha poi un fondamento documentale - pare scrivessero nelle mappe il celebre motto "hic sunt leones" (o "dragones") ad indicare l'ignoto. Capire in particolare cosa stia capitando a Silvio Berlusconi è un argomento politico e incuriosisce. Si oscilla fra due estremi: quasi ottantenne vive ormai sotto l'influenza di un piccolo entourage, specie della fidanzata napoletana, Francesca Pascale; Berlusconi è sotto traccia e aspetta che Matteo Renzi abbia abbastanza corda per impiccarsi e poi spunterà come un vecchio gatto con sette vite. Non so quale sia la verità e sarei portato a dire che, salomonicamente, la verità stia nel mezzo. Che abbia qualche influenza strana lo mostra l'improvviso côté animalista con il piccolo "Dudù" che imperversa come con una vecchia zitella e c'è anche quel passaggio - rubo una battuta non mia - da Vladimir Putin a Vladimir Luxuria, che ha cancellato tutte le brutte battute sui gay (per Umberto Bossi «culattoni») cui il Cavaliere ci aveva abituato, ma la metamorfosi resta sospetta. L'altro scenario è l'attesa che il renzismo declini per far rimontare il berlusconismo. Intanto Renzi gli ruba voti a destra, saccheggia il suo programma e ha nel suo Governo quelli di NCD di Angelino Alfano, bestia nera del Cavaliere. Ma soprattutto in Forza Italia l'ex pupillo, Raffaele Fitto, sbuffa e "rompe", prendendosi da un Berlusconi furioso del "prete di Lecce", figlio di un democristiano. Strano clima di attesa nel centrodestra, pensando appunto che, di fatto e di diritto, la realtà è che Berlusconi ha sancito - con qualche periodico aggiornamento - con Renzi quel "Patto del Nazareno" che ha i contorni di quel matrimonio cui agognerebbe la Pascale. Un accordo che risale a quel 18 gennaio 2014, quando questi due importanti esponenti politici si incontrarono al "Nazareno", ovvero la sede del Partito Democratico a Roma, così definito perché si trova in via del Nazareno. In quell'occasione stabilirono alcuni punti comuni soprattutto sulla riforma della legge elettorale, ma anche sulle riforme costituzionali e forse sulla futura Presidenza della Repubblica. Poi, nell'Italia della dietrologia, si dice che ci sarebbe molto altro ancora, come i business televisivi del Cavaliere e i suoi guai giudiziari. Ma sono "voci", anche se qualche indizio già ne mostra la non manifesta infondatezza. Comunque sia, il quadro attuale - fatto salvo lo strapotere di Renzi - appare confuso e non si capisce mai dove la transizione ci porterà. Sapendo che ci sono almeno due insidie. La prima è che la politica continui a basarsi sui punti cardinali posti dai sondaggi, che ormai da anni non ci pigliano più o per l'incompetenza di chi li fa o per lo spirito da bastian contrari degli italiani, che dicono una cosa e ne fanno un'altra. La seconda riguarda la politica economica, che è sempre più mutevole fra annunci e smentite, ma che è certamente sotto la lente d'ingrandimento - che ci piaccia o no, ma ciò avviene sulla base di patti cui l'Italia ha aderito - dell'Unione europea. Leggeremo, quando ci sarà il testo del "Patto di stabilità". Intanto mi pare che Trento e Bolzano abbiano fatto prevedere, prima del Consiglio dei Ministri, un'astuta pattuizione preventiva con lo Stato a difesa della loro autonomia. Della Valle d'Aosta non è dato sapere. Per cui in Italia ed anche in Valle d'Aosta il tavolino balla non perché lo spiritismo esista e ci sia qualcuno che ci vuole parlare dall'Aldilà, ma è il tremore delle nostre gambe per via del solito e scaramantico "Io speriamo che me la cavo"...