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02 ott 2014

Il "distacco" dalla politica

di Luciano Caveri

Devo alla cortesia del Partito Democratico la partecipazione ad un confronto, svoltosi ad Aosta, con la parlamentare europea Alessia Mosca, capolista e più votata nella scorsa tornata elettorale nel Nord Ovest. Mi riferisco all'enorme circoscrizione elettorale in cui è purtroppo inserita la Valle d'Aosta e questa situazione rende pressoché impossibile avere un eletto valdostano nel Parlamento europeo. Se avessimo avuto più tempo, avrei spiegato alla nostra ospite che cosa fosse stato quel Palazzo settecentesco, l'Hôtel des États, per la politica valdostana del passato e lo stesso avrei potuto fare evocando - più vicina ai giorni nostri - quella personalità simbolo della storia contemporanea, Emile Chanoux, cui è dedicata la piazza antistante l'edificio. Ma il tempo era purtroppo tiranno. Per cui, con il segretario del PD, Fulvio Centoz, e con Luca Barbieri, candidato alle scorse europee per la coalizione autonomista e progressista, abbiamo sottoposto all'onorevole Mosca diversi temi presenti nell'Agenda europea e chiesto spiegazioni su questo nuovo impegno politico che si trova ad affrontare. Penso che per il pubblico sia stata una chiacchierata interessante, pensando a quanto ormai la dimensione europea pesi su tutti noi e su cittadini le istituzioni valdostane. Il pubblico - ecco il punto - era composto per lo più da addetti ai lavori ed a ranghi piuttosto ridotti. Come ormai è usuale per appuntamenti politici di questo genere, che marcano con evidenza un vivo disinteresse in quella che un tempo avremmo chiamata, con un'espressione tardo settecentesca, l'opinione pubblica per temi pure imprescindibili. Analogo appuntamento in passato, magari avendo la possibilità di tornare indietro di qualche decennio, avrebbe avuto più presenze. Il fatto è che la politica resta in crisi e l'interesse è scemato sino a livelli di guardia. Così l'incontro pubblico, il comizio, la conferenza sono oggi strumenti scarsamente attrattivi, a meno che chi partecipa abbia un'enorme popolarità, specie di origine televisiva e tendenzialmente avulsa dalla politica o il tema risulti così coinvolgente da essere attrattivo e questo prescinde dalla reale importanza dal l'argomento trattato. Insomma: il vincitore di "X-Factor" che parla dello spiritualismo per guarire i calli dei piedi avrebbe avuto il pienone e lo stesso sarebbe valso per un cuoco famoso di una trasmissione televisiva che avesse parlato dell'aurora boreale. Si tratta di un fatto meritevole di attenzione. Cosa sta capitando alla democrazia partecipativa e ai vecchi strumenti di militanza politica? Si tratta solo di un segno del fossato sempre più largo fra politica e società o sono le reti virtuali dei "social" ad aver scomposto i metodi usuali della socialità? O ancora: come spiegare che persino il talk show politico perde ascolti televisivi come dimostrato in questa stagione televisiva? E' più facile fare domande che dare risposte. Ma anche in una piccola comunità come quella valdostana, eccettuati i casi di timori per la salute (la vicenda del referendum sul pirogassificatore) o problemi sociali (come il gran numero di persone lasciate a casa nella forestazione), la logica partecipativa si assottiglia e lascia i partiti come alberi dai rami spogli e ogni occasione pubblica diventa uno sforzo organizzativo per assicurare le presenze e queste vengono garantite solo a fronte di momenti assai particolari, come può essere per la serata clou di una campagna elettorale. Altrimenti è dura e questo deve far riflettere su come la democrazia e il conseguente impegno civico assomiglino alla ginnastica. Ci si mette poco a trovarsi duri come dei baccalà e con il fiatone, se non esiste l'impegno di tenersi allenati.