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26 set 2014

Terme di Saint-Vincent: come ripartire

di Luciano Caveri

Se Jean-Baptiste Perret, scopritore delle acque che hanno fatto la gloria delle "Terme di Saint-Vincent", tornasse in vita sarebbe stupefatto. Esperto di chimica, quel prete, notò nel giugno del 1770 - per via di mucche che al pascolo venivano attratte da quest'acqua - la particolarità di quella sorgente, che divenne poi la "Fons Salutis" (che oggi ha ancora problemi di captazione delle acque, ma gli esperti assicurano che ce n'è in abbondanza nel sottosuolo). Fu il "Duché d'Aoste" a finanziare la nascita del primo stabilimento, che è stato a partire dalla fine del Settecento un motore di sviluppo per la cittadina. Senza metterci a trattare in dettaglio la storia prestigiose di queste acque (ricche di bicarbonato, acido carbonico, solfato di sodio e cloruri), resta indubitabile che la scritta "Terme" che ancora campeggia e il label conseguente derivano proprio dalle cure idropiniche e inalatorie che sono state il cuore dei trattamenti. Oggi - e questo stupirebbe l'Abbé Perret - questa attività prosegue, ma in tono minore, nel quadro della ristrutturazione dello stabilimento termale - che ho avuto modo di seguire nei suoi sviluppi, nei ruoli che ho ricoperto - sulla base di un project financing, ma con corposo finanziamento sotto forma di mutuo agevolato della Regione, che ha iniziato la sua concretizzazione con l'apertura del settembre 2010. La parte ristrutturata riguarda quella parte "nuova", risalente al 1959, che non è ancora stata del tutto completata, come invece ancora promesso pochi mesi fa. Mancano all'appello, anche per una generosa proroga data dal Comune (lo stesso che ha accertato la congruità della cifra spesa nella parte finanziata dalla Valle) il completamento del primo lotto e la realizzazione degli allestimenti della cosiddetta "zona grigia" (quella dove, per intenderci, avrebbe dovuto sorgere la "baby Spa", annunciata ai media come la rivoluzione del mondo del benessere), la ristrutturazione delle vecchie Terme e del "Grand hôtel Source". Immobile storico che rischia di crollare è che fu appositamente trasferito al Comune dalla Regione per consentire un project financing nella sua completezza. Ma lo smantellamento dei cantieri della "Bonatti" - avvenuto subito dopo l'apertura dello stabilimento, nell'estate 2012 - insieme con la scelta del Comune di appoggiare, in corsa, il cambio di destinazione delle altre due parti da ristrutturare, oltre che del crono-programma per la realizzazione delle opere, rischia di inficiare l'intera operazione. Permane, e lo dico con la consapevolezza della complessità della gestione amministrativa, anche una legittima perplessità sul fatto che un semplice atto di Giunta comunale possa stravolgere i contenuti di convenzioni e contratti redatti in studi notarili e sottoposti a ratifiche del Consiglio comunale. Intanto la parte ristrutturata, con una nuova gestione a sostituire quella precedente che aveva accumulato notevoli perdite d'esercizio e generato una generale insoddisfazione, punta su un rilancio della "Spa" (dove le acque sono quelle del rubinetto) con una formula molto popolare e per nulla legata ai progetti iniziali di un centro benessere di classe. Per altro, negli accordi figuravano impegni per le assunzioni di personale locale, purtroppo mai realizzati, oltreché previsioni considerate attendibili sul volano economico che le "Terme" avrebbero rappresentato per lo sviluppo del paese. Inutile dire che allo stato attuale la bilancia dei rapporti e degli aiuti tra paese e stabilimento pende totalmente dalla parte delle "Terme", che molto hanno preso e praticamente nulla hanno dato. Del resto, l'assenza di qualunque tipo di attività di marketing sia nei progetti passati sia in quelli presenti, la dice lunga sulla volontà dei gestori di investire nell'attività. Anzi, la scelta del concessionario "Bonatti" di cedere la gestione dello stabilimento al gruppo riconducibile alle "Terme di Genova" praticamente a costo zero, è significativa della volontà di entrambe le parti di affrontare con serietà un qualsiasi progetto di sviluppo di lungo periodo. Il concessionario preferisce non guadagnare dalla cessione della gestione, piuttosto che continuare a perdere per via dell'incapacità propria di avviare solidamente la struttura (affidata per più di un anno ad un direttore quantomeno improvvisato), mentre il nuovo gestore punta a massimizzare i ricavi, riducendo all'osso le spese e la qualità in un approccio che rischia di concretizzarsi nella grande scuola economica - già vissuta in Valle nell'industria - del "prendi tutto e scappa". La linea, aspettando gli eventi, è: nessun progetto di sviluppo, fine di qualsiasi manutenzione, riduzione del personale all'osso e fine di tutto ciò che viene considerato superfluo, inclusi servizi come la funicolare (consuma energia, ma è stata rifatta con soldi pubblici nel 1995!), la luce del parcheggio (risparmio!), la fornitura di accappatoi e asciugamani. La ristrutturazione del "Grand hôtel Billia" - ciliegina sulla torta - ha compreso anche all'interno della parte alberghiera una bella "Spa", doppione di quella appena fatta alle "Terme". Il confronto con le "Terme di Pré-Saint-Didier" (ristrutturate con project financing a conduzione regionale), dove per altro si è puntato tutto sul benessere e non sugli aspetti curativi, pure possibili per l'antico uso benefico per diverse patologie delle acque dell'Orrido, è davvero impietoso. Mi riferisco al successo enorme che ha avuto la gestione della "Quadro Curzio" di Bormio, che evidentemente ci sanno fare, compresa quella conoscenza dell'ambiente montano, scontata per chi abbia cominciato operando a Bormio in Valtellina. Dimostrazione come una stessa legge regionale possa sortire effetti positivi o effetti dubbi, a seconda di chi si trovi a gestire il project financing, soprattutto durante e di chi si trovi poi, in concreto, ad operare nelle strutture rinnovate. Aggiungiamo che la parte sanitaria a Saint-Vincent, accanto alla convenzione pubblica sulle cure con le acque, ha riguardato un centro nefrologico, che consente la dialisi anche ai turisti e che non sembra aver avuto quel volano che si diceva all'inizio. Altre idee del passato avrebbero certo dato un stimolo diverso a questa parte sanitaria afferente le "Terme". Inutile naturalmente "piangere sul latte versato" od infilarsi in complessi giochi su reciproche responsabilità, conta alla fine immaginare che si debba lavorare su alcuni filoni. Il primo: far ripartire il resto del project financing. Il secondo: capire dove si vuole andare con l'attuale gestione. Terzo: che fare delle "Vecchie Terme" e del "Source" per evitare doppioni con l'esistente. Far finta di niente - almeno così emerge perché nessuno sa se esistano carteggi comunali riservati - non porta ormai più da nessuna parte.