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25 ago 2014

Il vuoto pneumatico ad Aosta

di Luciano Caveri

Conosco poco il sindaco di Aosta, Bruno Giordano. Quando uscì la sua candidatura come sindaco del capoluogo, ebbi un attimo di stupore, escludendo che potesse trattarsi del celebre giocatore di calcio ora allenatore e certo non poteva neppure trattarsi - invertendo nome e cognome - del famoso filosofo, morto di sicuro e persino sul rogo a inizio Seicento. Il "nostro" Giordano è il frutto ormai più che maturo di quel che resta dell'accordo politico dell'Union Valdôtaine con il centrodestra ed è un figliolo politico di Bruno Milanesio (manovriero protagonista della scena locale, esempio di una politica al capolinea) e dunque venne imposto cinque anni fa dalla ritrovata alleanza degli ex socialisti, passati armi e bagagli all'Union, per il tramite del sempreverde Augusto Rollandin. Si dice che oggi non rientri più nei piani futuri, ammesso che ormai ce ne possano essere ancora, dell'inquilino di piazza Deffeyes e che all'interessato spiaccia l'idea di dover lasciare, la primavera prossima, il suo gradevole ufficio che dà su piazza Chanoux. Per altro il suo passaggio lì - esattamente com'era avvenuto negli anni precedenti alla sua discesa in campo - non verrà ricordato: i cinque anni di legislatura sono passati e, a dispetto della sua sicumera, nulla è stato fatto di significativo. Plastica dimostrazione del nulla sono i buchi dei lavori in corso del teleriscaldamento, assegnato senza gara. Ma esemplare è l'alibi pronto a giustificazione di questo vuoto pneumatico del suo passaggio nell'amministrazione cittadina. Non dico in politica, perché quello presupporrebbe un pensiero proprio. La scusa è il "Patto di stabilità" che, a suo dire, gli avrebbe impedito chissà quali mirabolanti imprese. Maledetta Europa che ha bloccato la trasformazione di Aosta in Utopia. Ho incrociato questo "Giordanopensiero" - e poi mi sono beccato qualche insulto da qualche groupie che presidia "Twitter" - poche ore fa. Osservavo garbatamente che ad Augusto, l'Imperatore romano non quello autoctono, nell'occasione del bimillenario dalla sua morte, sarebbe piaciuto forse che il suo celebre Arco smettesse di essere adoperato come una rotonda automobilistica, come previsto con il nuovo e sfortunato ponte sul Buthier dieci anni fa. Giordano si è incaponito e, senza filtri, mi ha rimbrottato così: "@BrunoGiordano54:non c'è bisogno di annunciare ciò che è già progettato! #patto di stupidità #silenzio assordante #Augusta praetoria ronanorum" (sic!) Gli "hashtag" sono incomprensibili, tipo #silenzio assordante, che spero non sia riferito a chi come me contestava in sedi ufficiali il "Patto di stabilità", quando Giordano era un funzionario in Regione, ma mostrano comunque sia una qual certa coda di paglia fra annunci e realizzazioni. Non a caso immediatamente ritwittato da Andrea Paron, altro fu new entry della politica aostana, che fa parte della misteriosa corrente dell'estrema destra autonomista. Fa ridere solo scriverlo, trattandosi di ardita acrobazia, che neppure al "balilla" più atletico riuscirebbe. Verrebbe da dire con un lessico noto ad entrambi "chissenefrega". In fondo il nervosismo di Giordano è dovuto al lento e maestoso addio, che è poi anche la fine di un progetto di svendita a Silvio Berlusconi di un patrimonio di credibilità. Così quel poco che resta dell'Union Valdôtaine ormai si sta squagliando come neve al sole per via della sistematica occupazione da parte di gruppi che nulla hanno a che fare con lo spirito originario del Mouvement. Chi cerca di cambiare (che finisce in realtà per difendere!) la situazione "dal di dentro" forse dovrebbe avere un sussulto di orgoglio. Non è solo una questione elettoralistica, ma un senso di dolore e di impotenza per un patrimonio messo in vendita senza pietà. Per questo, fra pochi mesi, l'assalto elettorale all'Hôtel de Ville di Aosta sarà pieno di significati e ricadute. Un tempo si sarebbe detto per voltare pagina, ma quelle attuali risultano solo bianche.