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14 ago 2014

Caro Anticiclone ti scrivo

di Luciano Caveri

Gentile Signor Anticiclone delle Azzorre, dopo aver a lungo atteso il suo ritorno, ora le scrivo per avere spiegazioni. Pare, infatti, che il suo mancato arrivo sul Nord Italia e in particolare sulle Alpi sia un dato ormai assodato e mi sia permesso chiederle, con tono accorato: perché? Ho imparato a conoscerla da bambino, quando una persona gentile e sorridente, il Generale Edmondo Bernacca, appariva in televisione per le previsioni del tempo e diceva agli italiane che lei, proprio lei ci portava l'estate, spiegando la sua presenza protettrice su di una grande carta. Io non sapevo che cosa fosse un anticiclone, poi ho capito che - questione di isobare - se c'è splende il sole, sennò c'è il tempo infame come quello di questi mesi. Ho sempre saputo, invece, sin da ragazzino - per una passione per la geografia - dove si trovassero queste Azzorre, un Arcipelago dell'oceano Atlantico, regione autonoma del Portogallo e questo come valdostano mi è sempre parsa un'incoraggiante similitudine. Capisco che la sua terra natale si trovi piuttosto distante, a circa 1400 chilometri coste europee, ma questo sinora non le aveva mai impedito di venire. Ma veniamo al punto: che cosa le abbiamo fatto? Questa specie di gigantesca "nuvola di Fantozzi" che ammorba la mia Valle d'Aosta a che cosa è dovuta? Di getto una risposta ce l'avrei, ma implicherebbe spiegazioni sulla situazione politica locale e dovrebbe ipotizzare una sua perfetta conoscenza dei fatti. Così la scelta di non farsi vedere per tanto tempo sarebbe da considerarsi come un "aiutino" della Natura per sbloccare la situazione, magari per giungere a quelle dimissioni attese - come una fastidiosa stipsi - che non vengono mai. Il suo ritorno e quello conseguente del bel tempo sarebbero l'ideale per festeggiare il salutare punto e a capo... Insomma: i responsabili sono i complessi cambiamenti climatici, come se le avessero mutato le abitudini della vita di sempre, rendendola latitante. Così lei, Signor Anticiclone, ha smesso di farci da scudo contro le violente perturbazione in arrivo da Ovest, andandosene più a Nord. In sua vece, spunta ogni tanto - con inutile calura africana - l'anticiclone libico, che già inquieta per il posto da dove viene. Siamo sfiniti, stanchi di queste piogge e non ci consola l'attesa ondata di cinesi al Casinò di Saint-Vincent che dovrebbe portare l'arcobaleno e neppure la notizia, pubblicata in un paginone di un settimanale locale, che la gran parte dei politici valdostani resterà in vacanza in Valle, trattandosi per alcuni di loro semmai di un'aggravante, che potrebbe spingerla, Signor Anticiclone, a non venire mai più e persino a scatenarci contro il "Niño". Speravo in Matteo Renzi, ma non essendo mai la Valle d'Aosta appartenuta al Granducato di Toscana temo che non interverrà con quel suo tocco magico, che pare guarisca anche dalla scrofolosi i malati e dai brufoli i boy-scout. Resterebbe da spedirle a prenderla il nostro esercito di montagne, che sarebbero bei guai per lei, ma resta la circostanza che i loro sono movimenti che si sviluppano lungo milioni di anni e la durata delle nostre vite non coincide con le ere geologiche. Per cui non resta altro che pregarla sinceramente di tornare: pensi ai nostri bambini pallidi, ai vecchietti con i reumatismi, ai turisti inzuppati e anche alle povere mucche in cima ai prati alpini con il cappello a pon pon per proteggersi dal freddo. Torni, la prego. Le garantiamo prelibatezze della cucina regionale, la bellezza dei nostri panorami se baciati dal sole, la nostra riconoscenza eterna e pure la Presidenza di qualche cosa e l'assunzione di qualche suo parente - genere cumulonembo o cirro - in qualche società di scopo attraverso un'emergente società di lavoro interinale. Anzi, non è che ci toccherà costituirne una apposita - tipo "VdA Anticiclone" - per agevolare la sua rentrée? Aspettiamo riscontri. Con viva cordialità.