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02 lug 2014

Soldatini

di Luciano Caveri

Se penso ai "soldatini", la prima cosa che mi viene in mente è la tragica fiaba fiaba di Hans Christian Andersen, raccontatami da bambino. E' la dimostrazione di quanto di crudele esista in questi racconti a sfondo morale per l'infanzia. L'inizio qualcuno lo ricorderà è già tristissimo: "C'erano una volta venticinque soldati di stagno, tutti fratelli tra loro perché erano nati da un vecchio cucchiaio di stagno. Tenevano il fucile in mano, e lo sguardo fisso in avanti, nella bella uniforme rossa e blu. La prima cosa che sentirono in questo mondo, quando il coperchio della scatola in cui erano venne sollevata, fu l'esclamazione: «Soldatini di stagno!» gridata da un bambino che batteva le mani; li aveva ricevuti perché era il suo compleanno, e li allineò sul tavolo. I soldatini si assomigliavano in ogni particolare, solo l'ultimo era un po' diverso: aveva una gamba sola perché era stato fuso per ultimo e non c'era stato stagno a sufficienza! Comunque stava ben dritto sulla sua unica gamba come gli altri sulle loro due gambe e proprio lui ebbe una strana sorte". E lì uno sgranava gli occhi e aspettava il seguito, che è terribile. Il soldatino senza una gamba si innamora di una ballerina e la spiegazione di Andersen è "…aveva una gamba sollevata così in alto che il soldatino di stagno, non vedendola, credette che anch'ella avesse una gamba sola, proprio come lui. «Quella sarebbe la sposa per me!" pensò…»". Poveretto, insomma, si illude e lo è a maggior ragione perché un "troll", cioè un piccolo demone giocattolo, si mette di mezzo. O per colpa sua o per colpa del vento il soldatino cade dalla finestra, finisce in un canale, lo inghiotte un pesce, che viene pescato e dalla sua pancia esce il soldatino, che per caso torna dal posto dov'era partito. La fine è terribile: il "troll" o chissà cosa spingono, ulteriore sfortuna, il soldatino nel fuoco della stufa, dove viene raggiunto dall'amata ballerina e fra le fiamme si sciolgono entrambi. Finale, per nulla "happy end": "Quando il giorno dopo la domestica tolse la cenere, del soldatino trovò solo il cuoricino di stagno, della ballerina il lustrino tutto bruciacchiato e annerito". Poi, più prosaicamente, mi vengono i mente i soldatini con cui giocavo "alla guerra" con cugini e amici da bambino e l'invidia per chi aveva dei bellissimi soldatini da collezione. Così leggo sulla storia del soldatino in una pagina del "Museo del Figurino Storico" di Calenzano: "Piatti o a tutto tondo, di stagno, piombo o segatura di legno, per adulti o per bambini, comunque sempre soldatini. Anche se alcuni reperti archeologici possono essere considerati antenati dei nostri soldatini, l'inizio di un percorso più comprensibile e più documentato è in ogni modo legato al regno di Luigi XIV, momento in cui si moltiplicano le notizie di un'attenzione particolare nei confronti di quelli che sono veri e propri soldatini. Nel XVIII secolo si sviluppò un fiorente commercio di figurine di soldatini piatti in stagno prodotte a Norimberga, Furth, Strasburgo ed Aarau e per tutto il secolo i paesi di lingua tedesca appaiono, comunque, al centro dello sviluppo dei soldatini, soprattutto quelli piatti, di stagno ed anche, seppure con minore diffusione, quelli semitondi o a tutto tondo in piombo". E poi la svolta: "La Grande Guerra segnò un momento di profonda crisi per i soldatini piatti e cominciarono ad affacciarsi, insieme ai "tutto tondo" inglesi e francesi, quelli "in pasta". In questo periodo si cominciarono anche ricerche su materie prime diverse dal piombo che si erano sviluppate in Francia ed in Austria già nella seconda metà dell’Ottocento: la viennese "Pfeiffer" per prima raggiunse risultati apprezzabili utilizzando un impasto di cartapesta, segatura e colla di pesce, mentre in Germania si realizzarono soldatini con un impasto di caolino, colla alla caseina e segatura. Furono proprio questi soldatini ed i loro mezzi a costituire un modello significativo per la produzione italiana che, frazionata in molte marche e fabbriche di carattere artigianale, era passata all'utilizzazione di impasti a base di colle, gesso e cartapesta proprio negli anni Venti". Ma saltiamo alla modernità: "Una grande rivoluzione nel mondo dei soldatini si determinò a partire dagli anni Sessanta: l’introduzione della plastica mutò radicalmente il mercato. Il terremoto prodotto nel modellismo dall'introduzione della plastica (creando un fenomeno di massa attraverso le scatole di montaggio) si estese, in seguito, alla produzione dei soldatini". L'evoluzione è nota: ormai i soldatini sono un giocattolo poco usato dai bimbi, visti i videogiochi che simulano scene di battaglia con un realismo che assorbe pure, in forme più complesse, gli adulti, ma nel mondo dei "grandi" restano i soldatini per i collezionisti. Consola il fatto, ben visibile in Valle d’Aosta per i consiglieri di maggioranza, che la figura dei "soldatini" - almeno in politica - continua ad avere un suo perché e c'è chi li usa per i suoi giochi. Avanti marsc'!