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20 giu 2014

Persone e personaggi

di Luciano Caveri

Fa impressione pensare a quante persone si finiscano per conoscere con il passare degli anni. Certo, se si dovesse fare su di loro, nello sterminato elenco possibile, un qualche tipo di catalogazione, allora si potrebbe diventare sofisticati. Fatti salvi i parenti propri ed acquisiti, il "mare magno" delle persone incontrate fa quasi impressione, ma è un segno dei tempi. Ogni generazione allarga i propri orizzonti: non dico che sia sempre bene, ma lo constato. Come con le figurine, si potrebbe giocare a piazzare questi nostri simili su di un album per scomparti di varia tipologia e si scoprirebbe quanto turnover ci sia nei rapporti umani, fra persone perdute nel tempo, scomparse davvero, nuovi ingressi, conoscenze rapide o lunghe amicizie. Resta inteso che gli anni fanno esperienza e dunque il metro di giudizio sulle persone si perfeziona e si rischiano meno abbagli. Con Leonardo da Vinci: «La sapienza è figlia dell'esperienza». Questo è, di conseguenza, anche il riconoscimento di quanti errori di giudizio si siano fatti e per i quali in sostanza si sono sviluppati degli anticorpi, che innescano una protezione che dovrebbe evitare di ripeterli. Dovendo fare una specie di graduatoria di quanto è da considerarsi in negativo, segnalo come la mancanza di libertà e, al contrario, l'affermazione della propria libertà siano a mio una delle chiavi di lettura significative ai due opposti dello stesso filo. Mi ha sempre incuriosito, in politica, che è stata il mio pane quotidiano per molto tempo (ora resta una passione, svelenita da molte negatività), chi ama la sudditanza. Ho visto troppe genuflessioni, digestioni di qualunque cosa, personalità annichilite, persino la paura di esprimersi su questioni elementari. Sono piuttosto equivalenti le figure di chi diventa "marionetta" (fantoccio mosso dall'alto per mezzo di fili collegati con la testa, le braccia e le gambe) o "burattino" (fantoccio manovrato dalla mano del burattinaio infilata dal basso nella veste). Noto, per curiosità, che marionetta è un francesismo da "marionnette", che viene da Marion, diminutivo di Marie, nome femminile generico che indica una bambina, una bambola e quindi un pupazzo, mentre burattino è italianissimo da Burattino, personaggio della "Commedia dell'arte", che a sua volta prende il nome dal burattino, ossia dal setacciatore di farina. Ma trovo che si manifesti sempre di più un esempio nuovo e antichissimo: il ventriloquo. Sulla "Treccani", Vincenzo Mastrangeli così descrive il fenomeno: «la ventriloquia (da "ventriloquo", derivato, per la mediazione del francese "ventriloque", del latino tardo "ventriloquus", composto di "venter - ventre", e del tema di "loqui - parlare") è l'arte di emettere suoni e parole in modo che sembrino avere una sorgente diversa dall'apparato fonatorio che effettivamente li produce. Anticamente si credeva che in tal modo di parlare lo stomaco o il ventre avessero una speciale importanza: da ciò il nome. Impiegata oggi unicamente nei numeri di intrattenimento, l'abilità del ventriloquo consiste nel parlare senza movimenti apprezzabili delle labbra e senza alcun interessamento dei muscoli mimico-facciali, così da dare l'illusione che le parole siano pronunciate non da lui ma da altre persone, o da pupazzi, oppure che provengano per l'appunto dal ventre». Il pupazzo per eccellenza della mia generazione è stato in televisione Rockfeller, un irriverente corvo in frac animato dallo spagnolo José Luis Moreno. Ma la questione, riprendo la citazione, è più complessa e intrigante: «Le origini della ventriloquia sono remote e molto incerte. (...) Probabilmente la ventriloquia ha avuto inizio con le ambigue risposte che erano soliti dare gli oracoli, le Sibille, le Sfingi, le Erinni, le Parche, gli aruspici. Dove non arriva la ragione, l'uomo ha bisogno di ricorrere al soprannaturale per darsi una spiegazione dei tanti misteri che l'avvolgono. I popoli primitivi, non possedendo le conoscenze e le certezze in base alle quali moltissimi fenomeni apparentemente straordinari e misteriosi sono ormai spiegabili come eventi perfettamente naturali, dovevano immaginare e invocare forze soprannaturali per attenuare la paura del futuro. Il contatto tra l'umanità e la divinità non poteva essere diretto, ma doveva avvenire attraverso intermediari: la ventriloquia è strettamente congiunta, alle sue origini, a forme di ritualità e superstizioni primitive che vedevano sacerdoti e stregoni utilizzare nella divinazione oracolare e nelle iniziazioni religioso-animistiche questo inganno verbale, fonte di meraviglia e di stupore». Insomma, noi col ventriloquo giocoso da palcoscenico ci divertiamo, in passato i ventriloqui ingannavano le persone, illudendole di avere poteri soprannaturali e "facendo" le voci ultraterrene con semplici trucchetti. Capita ancora oggi in politica con buona pace delle loro marionette, dei burattini e naturalmente dei pupazzi...