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16 giu 2014

Niente cambiamento

di Luciano Caveri

Lo so, lo so, quando si creano delle aspettative. poi bisogna soddisfarle. E' il caso di questa mia rubrica quotidiana, che registra varie cose, secondo pensieri e umori e un percorso di scelta di che cosa scrivere ogni giorno che è personalissimo, non avendo mai avuto e neppure voluto qualcuno che scrivesse per me. Ma se sfuggo a certi fatti topici, non obbligatoriamente valdostani beninteso, sembra che ci sia chissà quale omissione. E gli "omissis" non mi sono mai piaciuti, specie in una Valle che spesso difetta di memoria o dove vicende clamorose spariscono in un dimenticatoio simile alla tasca magica di Eta Beta. Non per tutti vale la frase di Cicerone, che diceva: «La memoria è tesoro e custode di tutte le cose». Così sulla nascita del "nuovo" Governo Rollandin, dando per scontato che non è detto che chi tace acconsente, qualche considerazione la devo pur fare. Non si tratta per la Valle d'Aosta, mio punto di osservazione, di un passaggio banale nella lunga carriera di Augusto Rollandin, che con i suoi trentasei anni di lungo corso ormai ha pure superato il faraone più longevo dell'antico Egitto, il celebre Ramsete II. E non lo dico per invidia, perché penso di aver fatto anch'io qualcosa in politica. Dopo una crisi istituzionale, per mancanza dei numeri nella maggioranza non solo per i voti segreti con "franchi tiratori" ma per esplicita "rottura" di chi dissentiva, durata una settantina di giorni e in cui si sono visti buchi nello Statuto nella parte su "forma di governo" che si "lascia" troppo interpretare, nasce un Governo regionale bis da un rimpasto che sembra il "gioco della scopa" delle feste da ragazzini, specie durante i "lenti". Ci si muoveva nella zona da ballo e uno doveva toccarti e darti la scopa, sino a che - finita la musica - restava uno da solo e faceva la penitenza. In questo caso, entra per i posti apicali Ego Perron, che conquista finalmente un Assessorato ed esce, fra gli applausi dei supporter ma comunque esce (in francese si direbbe "viré"), Joël Farcoz. Per il resto qualche rivolgimento (in Stella Alpina sale la componente ex repubblicana e scende quella già democristiana) e nulla di più sostanzioso, perché il leader resta sempre maximo, cioè il "condottiero supremo". Non è un complimento nella mia ottica, ma una constatazione, di cui avrei fatto volentieri a meno, se... Il "se" è assieme facile e inutile, perché - come ben si dice - la Storia non si scrive con i se e con i ma e, aggiunge la saggezza contadina, non si piange sul latte versato. Ma, guardando il latte per terra e chi è rimasto in sella e chi sotto di lui galoppa a suo vantaggio, non si può non pensare a chi, nella maggioranza, con diversi livelli di coinvolgimento, ha flirtato con l'opposizione, pensando - senza riuscirci per mancanza di coraggio - ad un "post Rollandin". Che poi "Renaissance", cioè tutta la minoranza rimasta tale - ahimè - anche ora, abbia avuto qualche sbandamento, anch'esso di vario genere, servirà solo a chi ne scriverà come lezione e senza strascichi, perché ci sono valori superiori ai personalismi. La cronaca è, intanto, sotto gli occhi di tutti, compresi certi contorcimenti dialettici, che ieri ho ascoltato in Consiglio Valle da parte di alcuni eletti mutevoli e oscillanti, che dopo mille dichiarazioni di grande nobiltà son tornati all'ovile. Altri, silenti ma complici di questo passaggio politico, dopo aver predicato il punto e a capo, li ho visti terrei in volto, appena finiti sul banco della Giunta, al posto di esibire un sorriso smagliante ed questo per loro un triste presagio. Per contro, questo clima tetro - per quanto difficile sia stato digerire questa rentrée - è un buon auspicio per l'intera opposizione, che sono certo che saprà fare squadra. Per giungere ad un cambiamento, perché necessario e salutare per la nostra stessa autonomia. Parafrasando quel che Edmund Burke, pensatore britannico di origine irlandese del Settecento, diceva dello Stato: «Una Regione priva dei mezzi per operare qualche cambiamento è priva dei mezzi per conservarsi».